Dopo aver
affermato che la funzione della memoria non è cosí determinante come si crede,
Chomsky mette in evidenza l’importanza fondamentale della “competenza
linguistica”, che si acquisisce dalla nascita. Essa consiste in “un insieme di
regole che possiamo chiamare la grande matematica del linguaggio”.
Comprendere
frasi mai prima udite è possibile perché la grammatica possiede una componente
sintattica, una morfologica e anche una semantica.
N. Chomsky, Current Issues in Linguistic
Theory [Ultime proposte nel campo delle teorie linguistiche]
Sulla base di un’esperienza limitata ai dati del discorso, ogni uomo normale ha sviluppato per se stesso una perfetta competenza nel suo linguaggio nativo. Questa competenza può essere rappresentata, in misura fino ad ora indeterminata, come un sistema di regole che possiamo chiamare la grammatica del suo linguaggio. Ad ogni espressione foneticamente possibile, la grammatica assegna una certa descrizione strutturale che specifica gli elementi linguistici di cui è costituita e le loro relazioni strutturali (oppure, in caso di ambiguità, piú descrizioni strutturali simili). Per alcune espressioni, la descrizione strutturale indicherà, in particolare, che sono frasi perfettamente costruite. Questa descrizione possiamo chiamarla il linguaggio generato dalla grammatica. Ad altre, la grammatica assegnerà descrizioni strutturali che indichino la maniera della loro deviazione dalla costruzione perfetta. Dove la deviazione è sufficientemente limitata, spesso può essere imposta un’interpretazione in virtú di relazioni formali con frasi del linguaggio generato. La grammatica, allora, è un mezzo che (in particolare) specifica l’infinita disposizione di frasi ben costruite e assegna a ciascuna di queste una o piú descrizioni strutturali. Forse dovremmo chiamare un tale mezzo grammatica generativa per distinguerla da esposizioni descrittive che presentano soltanto l’inventario degli elementi che appaiono nelle descrizioni strutturali, e le loro varianti contestuali. [...] La grammatica generativa di un linguaggio dovrebbe, idealmente, contenere una componente sintattica centrale e due componenti interpretative, una componente fonologica e una componente semantica. La componente sintattica genera sequenze di minimi elementi funzionanti sintatticamente (seguendo Bolinger li chiameremo elementi formativi) e specifica le categorie, le funzioni e le interrelazioni strutturali degli elementi formativi e dei sistemi di elementi formativi. La componente fonologica converte in una rappresentazione fonetica una sequenza di elementi formativi di una specifica struttura sintattica. La componente semantica, corrispondentemente, assegna un’interpretazione semantica ad una struttura astratta generata dalla componente sintattica. Cosí ciascuna delle due componenti interpretative conduce una struttura generata sintatticamente ad un’interpretazione “concreta”, nel primo caso fonetica, nel secondo semantica [...]. La grammatica nella sua totalità può cosí essere considerata, in conclusione, come un mezzo per accoppiare segnali rappresentati foneticamente con interpretazioni semantiche, attraverso la mediazione di un sistema di strutture astratte generate dalla componente sintattica. Cosí la componente sintattica deve procurare ad ogni frase (di fatto, a ogni interpretazione di ogni frase) una struttura profonda interpretabile semanticamente e una struttura superficiale interpretabile foneticamente, e, nel caso che queste siano distinte, l’affermazione della relazione tra queste due strutture.
P. Brondi, Ferdinand de Saussure e il
problema del linguaggio nel pensiero contemporaneo, G. D’Anna,
Messina-Firenze, 1979, pagg. 404-405