In queste riflessioni sull’utilizzazione nella scuola delle
“macchine per insegnare” – a un decennio dalla loro introduzione, avvenuta
negli Stati Uniti nei primi anni Cinquanta – B. F. Skinner ribadisce che esse
non costituiscono soltanto una innovazione tecnica ma rappresentano
l’attuazione di nuovi princípi nel campo dell’insegnamento. Esse permettono
infatti di “accelerare l’apprendimento” attraverso l’applicazione delle
tecniche dell’istruzione programmata, basate sul presupposto, sperimentalmente
dimostrato, che l’apprendimento ha luogo quando il comportamento viene
“rinforzato”. Questa tecnologia richiede però una definizione degli obiettivi
educativi in modo diverso da quello tradizionalmente usato nella scuola: non
piú nei termini di “capacità da migliorare”, di “processi mentali da
sviluppare”, ma di comportamenti, di prestazioni che si desidera produrre come
risultato (osservabile e verificabile) dell’apprendimento.
B. F. Skinner, Studi e ricerche
La natura ed i limiti delle macchine per insegnare non sono
per niente chiari né al largo pubblico né a molti insegnanti. C’è un bisogno
straordinario di avere un insegnamento quantitativamente e qualitativamente
migliore, tanto che alle iniziative sorte proprio con questa finalità non si
lascia tempo di maturare secondo un ritmo normale. Le richieste di informazioni
relative alle macchine per insegnare sono state effettivamente eccessive. Si
sono pubblicati articoli e libri, si sono tenute conferenze, si sono
organizzati simposi, seminari, gruppi di studio d’ogni tipo. Coloro che avevano
qualcosa di utile da dire l’hanno ripetuta fin troppo, e coloro che non avevano
niente da dire si sono disinteressati in ugual misura.
La scuola è un grosso affare. Le macchine d’insegnamento
sono state presentate come una promettente industria, tanto che sono circolate
mirabolanti previsioni circa le vendite dei testi programmati. Sono stati
spacciati per macchine per insegnare dei dispositivi che erano stati costruiti
o progettati senza alcuna comprensione della loro funzione o delle reali
necessità d’impiego. Nessun autore, piú di colui che redigeva un testo
programmato, ha avuto un’accoglienza tanto calda presso gli editori. Molti
programmi da usarsi con le macchine o come testi sono stati immessi nel mercato
senza essere stati preventivamente sottoposti ad una valutazione.
Gli insegnanti e gli strumenti educativi
La “meccanizzazione della scuola” è stata intesa nel suo
senso letterale, cioè quello di fare con la macchina ciò che prima veniva fatto
dalle persone. Alcune delle cosiddette macchine per insegnare basate sul
calcolatore hanno semplicemente lo scopo di duplicare il comportamento degli
insegnanti. Automatizzare la scuola con insegnanti meccanici è come voler
automatizzare la banca con ragionieri meccanici. Ciò che è necessario fare in
entrambi i casi è un’analisi delle funzioni che devono essere espletate a cui
faccia seguito la progettazione di un’apparecchiatura adeguata. Niente di ciò
che ora conosciamo circa il processo di apprendimento richiede una
strumentazione molto elaborata.
Gli specialisti dei processi educativi hanno aggiunto
confusione a confusione cercando di incorporare nelle vecchie teorie
dell’apprendimento e dell’insegnamento i principi su cui si basano le macchine
di insegnamento. Intese nel loro senso piú ampio, le macchine d’insegnamento
sono semplicemente dei dispositivi che rendono possibile applicare la nostra
conoscenza tecnica del comportamento umano al settore dell’educazione. Insegnamento
vuol dire accelerazione dell’apprendimento. Gli studenti apprendono anche senza
insegnamento, ma è l’insegnante a disporre le condizioni in cui apprendono piú
rapidamente ed efficacemente. Negli anni recenti, l’analisi sperimentale del
comportamento ha rivelato molti fatti nuovi su queste condizioni che facilitano
il processo di apprendimento. Anche all’interno delle scienze comportamentali è
ancora poco riconosciuta la grande importanza dell’analisi sperimentale, ma non
si possono piú ignorare le sue implicazioni relative all’insegnamento.
Una condizione importante è data dalla relazione esistente
tra il comportamento e le sue conseguenze; l’apprendimento ha luogo quando il
comportamento viene “rinforzato”. La potenza del rinforzo non è del tutto apprezzata
da quelli che non hanno un’esperienza diretta con i rinforzi o per lo meno non
hanno visto degli esperimenti dimostrativi. Elaborando le cosiddette
contingenze di rinforzo è possibile provocare delle notevoli modifiche nel
comportamento. Nelle discussioni dell’insegnante con i suoi studenti, nei libri
che egli dà loro da leggere, nelle tabelle e nell’altro materiale che mostra,
nelle domande che pone e nelle contingenze. L’analisi sperimentale chiarisce
queste contingenze e suggerisce molti miglioramenti.