Wittgenstein, L’intento del Tractatus

In questa pagina Wittgenstein riassume ciò che si propone di conseguire con il suo Tractatus. Egli inoltre vuol far conoscere il corretto metodo della filosofia. È presente nella lettura la nota proposizione “Ciò di cui non si può parlare si deve tacere”, che sarà poi ripresa ancora nel corso dell’opera.

 

L. Wittgenstein, Trattato logico-filosofico, trad. it. di A. G. Conte, Einaudi, Torino, 1968, pag. 3 e 82

 

Questo libro, forse, comprenderà solo colui che già a sua volta ha pensato i pensieri ivi espressi o, almeno, pensieri simili –. Esso non è dunque un manuale. Conseguirebbe il suo fine se piacesse a uno che lo legga e comprenda.

Il libro tratta i problemi filosofici e mostra – credo – che la formulazione di questi problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Quanto può dirsi, si può dir chiaro; e su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.

Il libro vuole dunque tracciare al pensiero un limite, o piuttosto non al pensiero, ma all'espressione dei pensieri. Infatti per tracciare al pensiero uni limite, dovremmo poter pensare ambo i lati di questo limite (dovremmo dunque poter pensare quel che pensare non si può).

Il limite potrà dunque esser tracciato solo nel linguaggio, e ciò che è oltre il limite non sarà che nonsenso [...]

4.11     La totalità delle proposizioni vere è la scienza naturale tutta (o la totalità delle scienze naturali).

4.111     La filosofia non è una delle scienze naturali. (La parola “filosofia” deve significare qualcosa che sta sopra o sotto, non già presso, le scienze naturali).

4.112     Scopo della filosofia è la chiarificazione logica dei pensieri. La filosofia è non  una dottrina, ma un'attività. Un'opera filosofica consta essenzialmente d'illustrazioni.

                Risultato della filosofia non sono “proposizioni filosofiche”, ma il chiarirsi di proposizioni.

La filosofia deve chiarire e delimitare nettamente i pensieri che altrimenti, direi sarebbero torbidi e indistinti. [...]

4.113  La filosofia limita il campo disputabile della scienza naturale.

4.114     Essa deve delimitare il pensabile e con ciò l'impensabile.Essa deve delimitare l'impensabile dal di dentro, attraverso il pensabile.

4.115     Essa significherà l'indicibile rappresentando chiaro il dicibile [...]

 

6.53        Il metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: Nulla dire se non ciò che può dirsi; dunque, proposizioni della scienza naturale – dunque qualcosa che con la filosofia nulla ha da fare –, e poi ogni volta che altri voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni nelle sue proposizioni, egli non ha dato significato alcuno. Questo metodo sarebbe insoddisfacente per l'altro – egli non avrebbe il senso che gli insegniamo filosofia –, eppure esso sarebbe l'unico rigorosamente corretto.

6.54  Le mie proposizioni illustrano cosí colui che mi comprende, infine le riconosce insensate, se è salito per esse – su esse – oltre esse. (Egli deve, per cosí dire, gettar via la scala dopo che v’è salito).

Egli deve superare queste proposizioni; allora vede rettamente il mondo.

7   Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.

 

Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991, vol. II, pag. 146 e 151