Il termine “clonazione” indica nel
lessico scientifico contemporaneo il processo che consente la duplicazione del
patrimonio genetico di una singola cellula o di un intero organismo.
Il “clone” è perciò un insieme di
molecole di DNA, cellule o interi organismi, derivanti per copie successive da
un unico progenitore rispetto al quale risultano identiche.
Le principali tecniche utilizzate per
conseguire la clonazione del corredo biologico sono due:
a) “fissione gemellare” (embryo splitting):
consiste nella separazione di singole cellule o di gruppi di cellule nelle
prime fasi dello sviluppo embrionale, quando le cellule sono dette
“totipotenti”, cioè non ancora specializzate e quindi in grado di potersi
evolvere verso qualsiasi direzione compreso un intero organismo;
b) “trapianto nucleare”: trapianto del nucleo di
cellule specializzate di qualsiasi tipo in una cellula uovo fecondata o non
fecondata, dopo aver provveduto all’eliminazione del nucleo della cellula uovo.
Oggi si parla anche di “clonazione
terapeutica” la quale consiste nella produzione di embrioni umani in
laboratorio col corredo genetico del paziente, finalizzata ad ottenere una
cultura di cellule staminali cosiddette “autologhe” cioè compatibili con il
corpo del paziente. L’embrione così generato verrebbe distrutto al 5° giorno
del suo sviluppo e le cellule staminali “autologhe” sarebbero utilizzate per
consentire la riparazione degli organi danneggiati del paziente.
“Brevi cenni storici: dai tentativi
di clonazione alla clonazione vera e propria”
I primi esperimenti di
clonazione di organismi pluricellulari furono compiuti negli anni Cinquanta,
sulle rane. Due ricercatori inglesi, Robert Briggs e Thomas King riuscirono a
trapiantare il nucleo di una cellula di embrione di rana in un ovulo, gli
embrioni che si ottennero vennero quindi cresciuti in vitro. Nel 1979 fu la
volta di esperimenti sulla divisione di embrioni, allo stadio di otto-sedici
cellule al fine di ottenere embrioni identici. Nel 1993 la tecnica appena
descritta fu applicata all’uomo: due ricercatori statunitensi, Jerry Hall e
Robert Stillman, dopo avere ottenuto embrioni umani mediante fecondazione in
vitro, ottennero 48 cloni di tali embrioni, che successivamente congelarono.
Nel 1996 il dibattito sulla
clonazione si impenna in modo vertiginoso con la nascita della pecora Dolly, il
primo mammifero della storia clonato a partire da un individuo adulto. La
clonazione fu realizzata dai ricercatori del Roslin Institute di Edimburgo che
prelevarono il nucleo di una cellula mammaria di una pecora adulta e
successivamente la trasferirono in un ovulo privato del suo nucleo.
Quest’ultimo fu in seguito trapiantato nell’utero di una terza pecora che ha
dato alla luce la famosissima Dolly.
Le tecniche utilizzate per la nascita
di Dolly evidenziarono alcune novità nel campo degli studi fino ad allora
condotti in materia di clonazione. Anzitutto si trattò non di una scissione
gemellare ma di un’innovazione radicale che consentiva per la prima volta di
parlare a tutti gli effetti di clonazione, si era realizzata, infatti, una
riproduzione asessuale e agamica (priva dell’utilizzo delle cellule sessuali
degli organismi animali) volta a produrre individui biologicamente uguali
all'individuo adulto, fornitore del patrimonio genetico nucleare.
Inoltre, fino a qual momento si era
ritenuto che questo tipo di clonazione vera e propria fosse impossibile: si
credeva che il DNA delle cellule somatiche (n.b. :del corpo) degli animali
superiori, essendo ormai differenziate, non potesse più recuperare la totipotenzialità
originale e, conseguentemente, la capacità di guidare lo sviluppo di un nuovo
individuo.
“Le questioni etiche”
A differenza di altri temi suscitati
dallo sviluppo scientifico, le opinioni riguardo le problematiche etiche della
clonazione non presentano sostanziali divergenze.
Fa eccezione la posizione della
Chiesa cattolica che direttamente con la voce di Papa Giovanni Paolo II fece
sapere la propria avversità a qualsiasi forma o tipo di clonazione anche nel
caso di un buono scopo.
Per tale motivo e possibile
riassumere le varie argomentazioni dividendole, per una maggiore chiarezza,
solamente tra quelle riguardanti la clonazione animale e vegetale e quelle
inerenti l’uso di essa per l’uomo.
Si ritiene comunemente che le
pratiche di clonazione animale e vegetale possono essere accettate, a
condizione che:
1. siano chiarissimi gli intenti volti a realizzare un
adeguato bene umano e ambientale, in particolare terapeutico e comunque non
riducibile esclusivamente in termini di lucro commerciale;
2. gli animali sui quali si esperimenti non siano
sottoposti a sofferenze non giustificate e non proporzionate al bene da
realizzare;
3. non implichino attentati o rischi per la biodiversità.
Per quanto riguarda i problemi della
pratiche di clonazione per individui umani si ritiene che possono
essere considerati leciti gli interventi a carico del genoma umano (l'intero patrimonio genetico di
un organismo vivente; si può paragonare ad un'enorme enciclopedia in cui sono
contenute le istruzioni che regolano lo sviluppo e il funzionamento
dell'organismo.), che abbiano finalità terapeutica e le tecniche biologiche che
abbiano per obiettivo non la clonazione di un essere umano, ma quella di
tessuti o di singoli organi e che abbiano una chiara finalità terapeutica.
Sorgono difficoltà di una rilevanza
maggiore nel momento in cui si considera la clonazione riproduttiva di un
intero individuo o di clonazione terapeutica.
Nel caso della clonazione di un
intero individuo la pratica potrebbe rientrare nel progetto dell'eugenismo e
quindi essere esposta a tutte le osservazioni etiche e giuridiche del caso.
La clonazione, secondo la maggioranza
delle opinioni, costituisce una radicale manipolazione della costitutiva
relazionalità e complementarietà di uomo e donna che è all'origine della
procreazione umana, sia nel suo aspetto biologico sia in quello propriamente
personalistico.
Proseguendo sulle ipotesi aperte da
questa osservazione ci si imbatte nel fatto non trascurabile che le moderne
tecnologie dischiudono la prospettiva di ricerca verso la possibilità di
costituire uteri artificiali, ultimo e decisivo passo per la costruzione « in
laboratorio » dell'essere umano.
Inoltre, dal punto di vista etico, la
clonazione, sia terapeutica che non, potrebbe far si che il corpo umano cominci
ad essere visto come una macchina composta da pezzi adibiti alla ricerca
scientifica contribuendo in tal modo a quella che è stata chiamata
“medicalizzazione della vita”.
Sicuramente la clonazione umana potrebbe avere
forti risvolti anche in relazione alla dignità della persona clonata, venuta al
mondo in virtù del suo essere « copia » (anche se solo copia biologica) di un
altro essere.
“La legislazione”
Nel tentativo di mettere ordine ai
problemi suscitati dal continuo sviluppo scientifico nel campo della clonazione
diversi sono stati i provvedimenti legislativi adottati nello scenario della
politica mondiale:
-
Luglio 1997: il
G7 ha vietato qualsiasi esperimento di clonazione umana.
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Dicembre 1998:
il governo inglese rende nota l’intenzione di autorizzare l’uso di
embrioni umani a scopo terapeutico; secondo alcuni esponenti della comunità
scientifica, le cellule embrionali potrebbero sostituire cellule danneggiate o
essere stimolate a produrre tessuti con cui sostituire quelli lesionati in caso
di patologie come l’artrite reumatoide, il morbo di Parkinson o il morbo di
Alzheimer
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Dicembre 1998: in
Italia con un’ordinanza del Ministero della Sanità si vieta la produzione di
embrioni umani finalizzati a sperimentazione; il divieto non è valido per la
clonazione di organismi transgenici, utilizzati per la produzione di farmaci
salvavita.
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Agosto 2000: la
commissione scientifica, nominata dal governo inglese ha dato parere favorevole
alla clonazione di embrioni umani per creare organi di ricambio. Qualche
settimana più tardi anche gli Stati Uniti hanno permesso la ricerca su embrioni
umani per la cura di malattie gravi.
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Febbraio 2002: il
Parlamento britannico ha concesso l'autorizzazione definitiva alla ricerca
scientifica sulla clonazione di embrioni umani a scopo terapeutico e alla
costituzione della prima banca mondiale di cellule embrionali.
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Febbraio 2004:
con la legge 40/2004 in Italia si vietano “interventi di clonazione mediante
trasferimento di nucleo o di scissione precoce dell'embrione o di ectogenesi
sia a fini procreativi sia di ricerca”.
Allo stato attuale la clonazione
umana con finalità riproduttiva è vietata per legge negli Stati Uniti e
nell’Unione Europea ed è stata respinta da tutti gli organismi internazionali
(Consiglio d’Europa, Parlamento Europeo, OMS, UNESCO)
All'interno dei singoli Paesi,
tuttavia, tranne pochi casi, non esistono, allo stato attuale, normative che
sanciscano precise sanzioni al divieto di clonazione.