A cura di DIEGO FUSARO
"I popoli che non si volgono indietro ai loro antenati non sapranno neanche guardare al futuro. " ("Riflessioni sulla Rivoluzione francese")
"Non escluderei del tutto le alterazioni, ma anche se dovessi mutare, muterei per preservare, grave dovrebbe esser l'oppressione per spingermi al mutamento. E nell'innovare, seguirei l'esempio dei nostri avi, farei la riparazione attenendomi il più possibile allo stile dell'edificio. La prudenza politica, un'attenta circospezione, una timidezza di fondo morale più che dovuta a necessità, furono tra i primi principi normativi dei nostri antenati nella loro condotta più risoluta". (Riflessioni sulla Rivoluzione francese).
Le critiche di Burke, dunque, non sono indirizzate solo alla rivoluzione francese , ma alla rivoluzione in sé, che pretende di interrompere l’evoluzione della storia di una nazione; non solo al giacobinismo che dominava in Francia nell’anno II della repubblica, ma al giacobinismo come categoria politica. Scrive ancora Burke, nelle sue “ Riflessioni sulla Rivoluzione francese”:
"Fare una rivoluzione è una misura che prima fronte richiede una giustificazione. Fare una rivoluzione significa sovvertire l'antico ordinamento del proprio paese; e non si può ricorrere a ragioni comuni per giustificare un così violento procedimento. […] Passando dai princìpi che hanno creato e cementato questa costituzione all'Assemblea nazionale, che deve apparire e agire come potere sovrano, vediamo qui un organismo costituito con ogni possibile potere e senza alcuna possibilità di controllo esterno. Vediamo un organismo senza leggi fondamentali, senza massime stabilite, senza norme di procedure rispettate, che niente può vincolare a un sistema qualsiasi. [...] Se questa mostruosa costituzione continuerà a vivere, la Francia sarà interamente governata da bande di agitatori, da società cittadine composte da manipolatori di assegnati, da fiduciari per la vendita dei beni della Chiesa, procuratori, agenti, speculatori, avventurieri tutti che comporranno una ignobile oligarchia , fondata sulla distruzione della corona, della Chiesa, della nobiltà e del popolo. Qui finiscono tutti gli ingannevoli sogni e visioni di eguaglianza e di diritti dell' uomo. Nella "palude Serbonia" di questa vile oligarchia tutti saranno asorbiti, soffocati e perduti per sempre."
Secondo Russell Kirk (1918-1994) - uno dei "padri" della rinascita burkiana statunitense contemporanea -, il pensatore anglo-irlandese appartiene al "partito dell'ordine": egli, infatti, è figura rappresentativa di quel legittimismo patriottico britannico accorto, che unisce fedeltà e critica costruttiva, e che si riassume nell'espressione conservatrice "opposizione di Sua Maestà", antitetica a quella rivoluzionaria di "opposizione a Sua Maestà". L'influenza di Burke si esercita su pensatori importanti come Joseph de Maistre (1753-1821) e su numerosi autori di area culturale anglosassone, francese e tedesca; ma, soprattutto, dà origine a quello che, nel mondo di lingua inglese, prende il nome tecnico di "pensiero conservatore", inteso come opposizione consapevole al mondo nato con il 1789 francese e con la filosofia rivoluzionaria che lo ha ispirato e mosso. Burke, certo del prossimo successo dei giacobini anche in terra inglese, vuole che la località della propria inumazione sia tenuta segreta, per paura che i nemici possano un giorno giungere a dissacrare il luogo del riposo delle spoglie mortali del loro primo e radicale avversario.
“Nel chiudere questa visione d'insieme della bellezza sorge naturale l'idea di paragonarla col sublime, e in questo paragone appare notevole il contrasto. Gli oggetti sublimi sono infatti vasti nelle loro dimensioni, e quelli belli al confronto sono piccoli; se la bellezza deve essere liscia e levigata, la grandiosità è ruvida e trascurata; la bellezza deve evitare la linea retta, ma deviare da essa insensibilmente; la grandiosità in molti casi ama la linea retta, e quando se ne allontana compie spesso una forte deviazione; la bellezza non deve essere oscura, la grandiosità deve essere tetra e tenebrosa; la bellezza deve essere leggera e delicata, la grandiosità solida e perfino massiccia. Il bello e il sublime sono davvero idee di natura diversa, essendo l'uno fondato sul dolore e l'altro sul piacere, e per quanto possano scostarsi in seguito dalla diretta natura delle loro cause, pure queste cause sono sempre distinte fra loro, distinzioni che non deve mai dimenticare chi si proponga di suscitare passioni”. (E. Burke, Inchiesta sul Bello e il Sublime)
1729 |
Edmund Burke nasce nella
casa paterna di Arran Quay a Dublino, figlio secondogenito di Richard
Burke, avvocato e procuratore, e di Mary Nagle, figlia di Patrick Nagle
di Ballyduff nella contea di Cork. |
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1741 |
Trascorre gli anni della
fanciullezza a Ballyduff, presso la famiglia della madre, perché la
salute cagionevole soffre del clima poco salubre di Dublino. |
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1742 |
Insieme ai fratelli
Garret e Richard è’ inviato alla scuola tenuta dal quacchero Abraham
Shackleton a Ballitore, nella contea di Kildare |
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1744 |
E’ immatricolato al
Trinity College di Dublino, dove si reca immediatamente a proseguire gli
studi. Vive ancora con la famiglia paterna per circa due anni, fino a
quando ottiene una borsa di studio (giugno 1746), che gli permette di
andare a vivere nel college. |
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1747 |
Fonda, insieme a tre
amici, il “Club”, o “Academy of Belles Lettres” da cui deriverà,
più tardi la famosa College
Historical Society. |
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1748 |
Esce il primo numero di
“The Reformer”, una rivista letteraria settimanale diretta,
pubblicata e scritta quasi per intero da Edmund Burke. Dal 28 gennaio al
21 aprile 1748 ne usciranno tredici numeri, uno per ogni giovedì. |
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1750 |
Lascia Dublino per Londra, dove inizia gli studi
di legge al Middle Temple . Li interrompe ben presto
e, rotti di conseguenza i rapporti con il padre, vive di giornalismo e
lavora per editori londinesi. |
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1756 |
Pubblica A vindication of natural society: or a wiew of the miseries and evils
arising to mankind from every species of artificial society (
Rivendicazione della società naturale, ovvero una rassegna delle
miserie e dei mali provenienti all’umanità da ogni sorta di società
artificiale). L’opera è un’imitazione satirica delle idee e
dello stile di lord Bolingbroke. Burke applica alla società civile gli
stessi argomenti usati da Bolingbroke contro la religione rivelata e,
così facendo, mostra indirettamente la pericolosità e la follia di
voler razionalizzare istituzioni sociali e morali. Pubblica A philosophical inquiry into the origin of our ideas of the sublime
and the beautiful (Ricerca filosofica sull’origine delle nostre idee
del sublime e del bello), che incontra grande successo immediato e
provoca vasta e duratura eco anche all’estero. |
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1757 |
Sposa Jane Nugent,
figlia di un medico irlandese probabilmente conosciuto da Burke durante
una cura a Bath. Jane Nugent è cattolica, ma si converte alla religione
del marito. Escono i primi fogli
dell’Abridgement of the history
of England (Sommario della storia d’Inghilterra). Scrive, o contribuisce a
scrivere, An account of the
European settlements in America (Rapporto sulle colonie europee in
America). |
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1758 |
Nascita del figlio
Richard. Firma un accordo con
l’editore Robert Dodsley, impegnandosi a pubblicare ogni anno l’”Annual
Register”, una rassegna dei principali eventi politici e culturali
dell’annata. Continua ad occuparsi
della redazione della rivista fino al 1788, ed i primi numeri risultano
scritti quasi per intero da lui. Nascita del figlio
Christopher, che muore in età infantile. |
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1759 |
Esce il primo numero
dell’”Annual Register”. Lord Charlemont lo
presenta a Lord William Gerard Hamilton, di cui Burke accetta di
divenire segretario. |
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1761 |
Burke si reca in Irlanda
con Hamilton, che è stato nominato segretario di lord Halifax,
luogotenente in Irlanda. |
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1763 |
Burke torna
dall’Irlanda con Hamilton, che gli fa assegnare una pensione annua in
riconoscimento dei suoi servigi. Burke accetta, a condizione che il
lavoro presso Hamilton gli lasci tempo libero per continuare a scrivere;
probabilmente intende completare l’Abridgement
of the history of England. |
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1764 |
Il Dott. Johnson, fonda
il Literary Club, al quale
aderisce anche Burke. |
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1765 |
Venuto a contrasto con
Hamilton per le eccessive pretese da questi accampate sul suo tempo,
Burke rompe ogni rapporto con il suo protettore e rinuncia alla
pensione. Il Parlamento approva lo
Stamp Act. Immediate reazioni in America. Ministero di lord
Rockingham, di cui Burke diviene segretario. |
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1766 |
Apertura della sessione
parlamentare. Burke fa il suo primo ingresso ai Comuni. Revoca dello Stamp Act. Le dimissioni da
segretario di Stato del duca di Grafton, provocano la caduta del
gabinetto Rockingham. Burke preferisce passare all’opposizione con
Rockingham. Scrive A short account of a late short administration (Breve rapporto su una
recente breve amministrazione) in difesa delle azioni compiute da
Rockingham durante i pochi mesi del suo governo. Si reca in Irlanda per
qualche tempo. |
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1769 |
Burke pubblica le Observationes
on a late publication intituled “The present state of the nation”(Osservazioni
su una recente pubblicazione intitolata “Lo stato presente della
nazione”), in risposta ad un pamphlet
del partito di Grenville. Nel Public
Advertiser compare la prima di una serie di violente lettere contro
il governo, firmate Junius. La
singolare felicità dello stile, che sembra somigliante a quello di
Burke, fa sì che esse vengano attribuite a lui. Più tardi l’evidenza
ne indica l’autore in sir Philip Francis, un membro del partito Whig.
E’ comunque accertato che Junius
non era Burke. |
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1770 |
Burke pubblica Thoughts
on the cause of the present discontents (Pensieri sulle cause dei
presenti malcontenti). |
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1771 |
L’assemblea
provinciale di New York nomina Burke agente di quella colonia. |
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1773 |
Si reca in Francia e
soggiorna brevemente a Parigi. |
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1774 |
Pronuncia in Parlamento
un discorso per la soppressione del dazio sul tè imposto all’America. Questo discorso è da
lui pubblicato nello stesso anno, col titolo: Speech
on American taxation (Discorso sulle tasse in America). Burke è nominato
candidato a Bristol dove, accettata la nomina, è eletto il 3 novembre.
Nel ringraziare dell’elezione pronuncia un discorso (Speech
at the conclusion of the poll). |
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1775 |
Presenta al Parlamento
la propria mozione per addivenire sollecitamente ad una conciliazione
con le colonie, in un discorso che pubblica il 22 maggio dello stesso
anno: Speech on conciliation with
America. |
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1778 |
Burke si esprime
apertamente a favore di una proposta di legge per mitigare le
restrizioni commerciali imposte all’Irlanda dalla politica fiscale
inglese. Sostiene una proposta per la revoca di alcune discriminazioni
imposte ai cattolici. Il suo comportamento gli
aliena simpatie dei propri elettori di Bristol, città commerciale,
ferocemente gelosa dei propri privilegi ed ostile ad ogni misura che li
infirmasse. In una lettera dell’aprile indirizzata al presidente della
corporazione dei mercanti di Bristol, Burke si difende dall’accusa di
non tenere a cuore gli interessi dei propri elettori: “Preferisco
recarvi dispiacere che danno”. |
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1780 |
Presenta ai Comuni un
disegno di legge, volto ad assicurare una maggiore indipendenza del
Parlamento dall’influenza regia mediante una riduzione delle cariche e
degli uffici civili a disposizione del re. Si tratta in sostanza di un
tentativo di stroncare le clientele dalle radici, privando il re e il
governo dei mezzi necessari a procurarsi con la corruzione dei
sostenitori. (Speech
on presenting to the house of Commons a plan for the better security of
the indipendence of Parliament and the economical reformation of the
civil and other estabilishments). Il progetto di riforma di
Burke, nella sua moderazione, è forse un tentativo di opporre una
soluzione moderata alle richieste affiorate nel corso delle agitazioni
del 1779-80 in cui era stato chiesto di indagare “sulle vere cause
della decadenza dell’impero britannico, sullo sciupìo di denaro e
risorse”. Nelle elezioni
dell’autunno perde il seggio di Bristol ma è rieletto per Malton. |
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1781 |
Il suo disegno per la
riforma economica è bocciato in Parlamento. |
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1782 |
Morte di Rockingham, cui
succede lord Shelburne. Burke, Fox e Sheridan rifiutano di collaborare
con lui e passano di nuovo all’opposizione. |
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1785 |
Burke pronuncia quello
che è il più grande dei suoi discorsi contro Hastings (governatore
della Compagnia delle Indie in Bengala dal 1772), quello sui debiti del
Nababbo di Arcot (Speech on the
Nabob of Arcot debts). |
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1790 |
In un discorso sul
bilancio preventivo militare (Speech
on the army estimates) Burke manifesta pubblicamente la propria
riprovazione per la Rivoluzione francese. Escono le Riflections on the Revolution in France (Riflessioni sulla Rivoluzione francese). |
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1791 |
Pubblica le Letter
to a member of the national
Assembly (Lettera ad un membro
dell’Assemblea nazionale) in risposta ad alcuni appunti mossigli a
proposito delle Riflessioni sulla
Rivoluzione francese. Pubblica il Appeal
from the new to the old Whigs (Ricorso
dai nuovi agli antichi Whigs). Nell’autunno scrive i Thoughts
on French affairs (Pensieri
sulle cose di Francia), in cui auspica la formazione di una
coalizione antifrancese. |
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1795 |
Il duca di Bedford,
lamenta che la pensione a Burke sia stata concessa senza autorizzazione
parlamentare e in piena violazione del piano di riforma economica. Burke ritorce l’accusa
nella Letter to a noble Lord (Lettera
ad un nobile Signore). |
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1796 |
Pubblicazione delle
prime due lettere contro la conclusione di una pace con la Francia (Letters
on a regicide peace). Fonda a Tyler’s Green House, nei pressi di
Penn, Buckinghamshire, una scuola per i figli degli emigrati francesi. |
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1797 |
Burke
muore a Beaconsfield. Fox propone che venga sepolto a Westminster
a spese dello Stato, ma si preferisce ottemperare alle sue disposizioni
e seppellirlo senza pompa nella chiesa di Beaconsfield. Pubblicazione postuma
della Terza lettera sulla pace
regicida. |