ENZO PACI
A cura di Antonino Magnanimo
" Ogni problema risolto non segna mai una conquista definitiva ma
pone sempre nuovi problemi ."
SUL "DIARIO FENOMENOLOGICO" DI ENZO PACI
Enzo Paci è
nato a Monterado in provincia di Ancona nel 1911 ed è morto a Milano nel 1976.
Nel 1951 ebbe la cattedra di filosofia teoretica a Pavia, nel 1958 passò
all'Università statale di Milano. Aveva un ottimo rapporto con i suoi studenti:
le lezioni non finivano in aula. Si continuava a parlare fuori, nei giardini
dell'Università. Sentiva di avere sempre " un discorso da verificare ",
da sostenere, da proteggere. Paci è stato uno dei più significativi
rappresentanti dell' esistenzialismo italiano . Ha
fondato la rivista "Aut-aut ", che ha diretto dal 1951 alimentando e
stimolando numerosi dibattiti e approfondimenti su molte aree disciplinari.
Amava in ogni occasione difendere le proprie tesi con una forte passione
polemica rivelando sempre, però, soprattutto a chi gli stava vicino, una
profonda ansia e insicurezza. L' ansia del dubbio era forse alla base del suo
modo di conoscere, di comunicare, anche di scrivere; era attento al significato
delle cose, diffidente delle definizioni e dei giudizi assertori. L' assoluta
mancanza di sistematicità delle sue opere e una grande apertura e disponibilità
di fronte ai fatti del mondo segnano la storia dell'uomo e della sua filosofia.
Paci è stato allievo di Banfi nella cui scuola era rimasto aperto, senza nessuna
enfasi retorica, il dibattito culturale di un' Europa in crisi, attraversata
dallo scontro tra il nazifascismo, le democrazie occidentali, il socialismo
sovietico. Paci si forma a questa scuola e la sua tesi di laurea (poi pubblicata
con il titolo " Il significato del 'Parmenide' nella filosofia di Platone
", 1938) è sulla dialettica di Platone interpretata secondo una prospettiva
neokantiana (in sintonia con la filosofia di Banfi) che rimarrà un filo
sotterraneo del suo pensiero. In questo lavoro sono messi in luce significati
affini nella relazione, anziché nella separazione, tra divenire ed essere, tra
il mondo dell'esistenza e quello dell'essenza. Importante è stata anche la sua
iniziativa di pubblicare presso la casa editrice Bompiani autori stranieri poco
conosciuti in Italia. Nel 1951 pubblica a puntate su " Aut-aut " "
Fondamenti di una sintesi filosofica ", che è un'esposizione sintetica
del suo pensiero. I movimenti studenteschi e operai del 1968-69 rappresentano
per Paci l'esplosione nel sociale dei bisogni, dei desideri, delle speranze di
cambiamento dell'uomo. Aderisce con entusiasmo a questo periodo di tensioni
innovatrici che, con matrici diverse, percorrono il mondo, sollecitato come
sempre dalla ricerca del significato dell' uomo nuovo e della scienza nuova. Tra
le opere principali segnaliamo: " Il significato del 'Parmenide' nella
filosofia di Platone "(1938); " Princìpi di una filosofia dell'essere
" (1938); " Pensiero, esistenza, valore " (1940); " Nietzsche "
(1941); " Thomas Mann e la musica " (1947); " Esistenza ed
immagine " (1947); " Esistenzialismo e storicismo " (1950); "
Studi di filosofia antica e moderna " (1950); " Il nulla e il problema
dell'uomo " (1950-67); " L'Esistenzialismo " (1952); " Tempo e
relazione " (1954); " Ancora sull'Esistenzialismo " (1952); " La
filosofia contemporanea " (1957); " Tempo e verità nella fenomenologia di
Husserl " (1961); " Funzione delle scienze e significato dell'uomo "
(1964); " Relazioni e significati, I : Filosofia e fenomenologia della
cultura " (1965); " II, Kierkegard e Thomas Mann " (1965); "
Critica e dialettica " (1966); " La formazione del pensiero di Husserl
e il problema della costituzione della natura materiale e della natura
animale " (1967). Paci guarda alla filosofia come molteplice possibilità di
analisi e problematizzazione del rapporto fra vita e ragione. La sua vicenda
filosofica muove dall'Esistenzialismo per passare successivamente a un
Relazionismo ispirato da Whitehead e Dewey e infine alla Fenomenologia; egli
asserisce che " la filosofia ha il compito critico primario di far cadere
ogni barriera fra i diversi campi della cultura e affermarsi come ricerca aperta
e antidogmatica ". Seguiamo con attenzione il suo tortuoso itinerario
filosofico. L'esistenzialismo esercitò il suo fascino anche sugli intellettuali
italiani trovando facile terreno nell'opposizione, già largamente serpeggiante,
all'idealismo ma non assunse nessuna forma nichilistica, alla Heidegger, e
nessun tono metafisico o intimistico, anzi, si aprì anche alle molteplici
istanze delle nuove filosofie del Novecento e ai contributi che le scienze
offrivano per una comprensione più piena dell'esistenza umana. Si tratta
pertanto di un esistenzialismo positivo i cui elementi
caratterizzanti sono stati enunciati da Abbagnano che fu uno dei protagonisti di
quel fenomeno: chiarimento dell'orizzonte logico della filosofia esistenziale,
riconoscimento della validità delle scienze (negli stessi limiti che esse
prescrivono a se stesse), riconoscimento della vanità del tentativo di sottrarsi
alla alienazione tecnologica mediante la fuga di fronte alla tecnica,
accentuazione naturalistica dell'analisi esistenziale e rifiuto di rifugiarsi
nell'interiorità spirituale e di presupporre come valida l'antitesi
spirito-corpo. L'Esistenzialismo iniziale di Paci è stato influenzato dal
razionalismo critico di Banfi e non dalle tendenze del nichilismo, che egli ha
sin dall'inizio criticato aspramente. Si è, cioè, sforzato sempre di collegare
le tendenze oscure e non-razionali dell'esistenza alle istanze di ordinamento
razionale del mondo. Insoddisfatto dell'Esistenzialismo, Paci ha sostituito la
centralità del concetto di esistenza con il rilievo dato a quello di relazionalità dell'esperienza . In questo modo l'esperienza
stessa viene a configurarsi soprattutto come processo e interazione. Per Paci
l'esistenza è finita, delimitata dalla nascita e dalla morte, è un momento della
temporalità, non solo inarrestabile, ma anche irreversibile. L'esistenza si
presenta in tal modo come un momento del tempo, " un' occasione attuale, una
goccia di esperienza ", in una parola un evento .
L'evento, in tanto avviene come attualità di un processo in quanto è sempre in
comunicazione, o meglio in relazione con gli altri eventi. Nessun evento è
autosufficiente, nessun evento è sostanza. La non sostanzialità dell'evento
implica quindi un principio di relazione tra gli eventi, il principio cioè,
dell'interrelazione universale. Si capisce facilmente perché quello di Paci è
definito esistenzialismo relazionistico . L'esistenza è
dunque evento e non sostanza; e se non è sostanza è nulla. Questo spiega il
trascendimento dell'uomo verso qualcuno e qualcosa, un trascendimento come
possibilità di essere. Inoltre, nulla nell'universo è "essere"; pertanto la
domanda filosofica sull'essere non può avere come risposta se non il silenzio,
perché non esiste realtà assoluta. Ogni essere è costituito dalle relazioni
reciproche con gli altri esseri; tali relazioni formano il tessuto della realtà
e del mondo umano. E poiché questo tessuto è dinamico, la caratteristica del
reale è la temporalità. La categoria della relazione è strettamente connessa
alla concezione dell'esperienza come temporalità e
storia e quindi alla categoria della possibilità. Là dove ci sono soltanto
sostanze non c'è esperienza storica, proprio perché c'è l'isolamento, l'identità
della sostanza con se stessa. Nella sua forma più semplice la relazione afferma
che non c'è esperienza dove c'è identità e dove non ci sono diverse situazioni
spazio-temporali, distinte proprio dalla forma dinamica della loro posizione
relazionale nello spazio e nel tempo. Le relazioni non sono informi perché sono
irreversibili e temporali: le cose si risolvono dunque condizionate dal processo
passato di cui permangono gli effetti e dalle possibilità di sviluppo. La
risoluzione delle cose in "centri di relazionalità" dà luogo alle forme che sono
aperte e sempre in formazione se determinate dal processo che le ha costituite.
In ultima analisi, la determinazione, la forma di un campo di relazione, è
sempre mutevole e può variare a seconda delle vie scelte nel campo della
possibilità e quindi, per l'uomo, è in funzione del suo comportamento, dei suoi
progetti, dei suoi risultati e delle applicazioni delle sue ricerche. Paci
intende l'Esistenzialismo in senso positivo come la necessità di superare il
dolore, il male e le situazioni storiche negative in una concezione umanistica
nella quale filosofia e scienza devono rapportarsi fra gli uomini sia sul piano
personale che su quello sociale. Per Paci il problema fondamentale riguarda
proprio la relazione tra gli uomini e tutte le relazioni possibili, da quelle
logiche a quelle cosmologiche. Nasce così il relazionismo che considera tutte le
relazioni cosmologiche, sociologiche, umane e che apre il grande problema degli
uomini come centri di relazioni. Base dell'Esistenzialismo di Paci, intensamente
dinamico e fortemente permeato di eticità, è quindi la relazione, per cui la sua
sintesi filosofica potrebbe qualificarsi come relazionismo o se si vuole come
relazionismo etico . La relazione è innanzitutto
condizione esistenziale nel senso che tutti gli eventi si manifestano in virtù
di un rapporto di reciproca interazione. Evento è tutto ciò che avviene o si
trova nel mondo, evento è anche l'io che si conosce come esistenza finita ed
empirica in rapporto ad altre esistenze. La relazione passa così dal campo
esistenziale al campo conoscitivo e " diviene condizione dell'essere e del
conoscere ". La relazione, irreversibile e in quanto tale necessaria per la
conoscenza, è la legge della conoscenza e del pensiero. Così come ogni problema
risolto non segna mai una conquista definitiva, ma pone sempre nuovi problemi,
il realizzarsi dell'esistente uomo nella forma avviene per un processo continuo
reso possibile dalla relazione, comunicazione e interazione degli esistenti che
zampilla e scorre dal passato irripetibile, ma non cancellato nel presente,
verso il futuro, nell'inesorabile fluire del tempo. Non realizzarsi in questa
forma, non seguire il processo, arrestarsi a una forma di ordine inferiore:
questo è l'immoralità, il male . L'uomo, libero e
responsabile della propria scelta può anche prediligere questa via ma allora
rinuncia a realizzarsi come uomo, si nega, si auto distrugge. La Fenomenologia è stata conosciuta in Italia grazie ad Antonio
Banfi ed ha avuto come uno dei suoi maggiori esponenti Enzo Paci. Con il termine
"fenomenologia" si indicava, in tutto il pensiero filosofico precedente, la
descrizione dei "fenomeni", cioè di ciò che si manifesta, che appare
immediatamente. Husserl arricchisce il concetto tradizionale di fenomenologia,
facendone la scienza filosofica fondamentale: la filosofia deve essere
fenomenologia, deve cioè descrivere ed analizzare i fenomeni in modo tale da
farne emergere l'essenza. In questo senso, la fenomenologia è scienza di
essenze. Le essenze non vanno indagate astrattamente, ma sempre a partire dalla
concretezza dei fenomeni, del mondo reale. La Fenomenologia si distingue
nettamente dalla logica perché quest'ultima opera con simboli che rappresentano
proposizioni e concetti senza occuparsi dei loro rapporti con la realtà. La
Fenomenologia, invece, indaga da quali dati effettivi traggono valore gli
elementi del pensiero umano e, quindi, anche i simboli della logica.
L'imperativo della fenomenologia è "andare verso le cose stesse", cioè
sostituire ai simboli ed ai concetti astratti gli oggetti concreti ed immediati
della conoscenza. L'analisi del mondo oggettivo compiuta dalla Fenomenologia
serve a metterne in luce i fondamenti, le sue modalità di costruzione, in modo
da fornire un terreno più saldo a tutte le scienze che al mondo oggettivo fanno
riferimento. La filosofia fenomenologica, secondo Paci, ha un compito critico
primario da assolvere: individuare e precisare le connessioni che esistono fra i
diversi saperi e aspetti dell'esperienza umana, far cadere ogni barriera fra i
diversi campi della cultura, affermarsi come ricerca aperta e antidogmatica. In
altri termini, la Fenomenologia viene intesa come riflessione critica e ricerca
di senso della realtà e della cultura, come indagine sulle connessioni profonde
che esistono fra il mondo precategoriale (cioè il mondo della vita) e il mondo
categoriale (quello del pensiero). Proprio nel corso di tale riflessione Paci
vede nel marxismo una possibilità di arricchimento e di
sviluppo sia del tema del precategoriale sia di quello della relazionalità,
cercando di innestarvi i motivi (propri del marxismo e da lui ripensati come un
approccio che non intende essere dogmatico) dei bisogni umani e delle forme
concrete, storicamente determinate, di alienazione che riducono l'uomo da
persona a categoria astratta. Marx parla di uomini e di classi e a Paci
interessa comprendere le relazioni tra gli uomini e le classi. Ne viene fuori lo
sfruttamento del soggetto da parte di un altro soggetto; il soggetto diventa
oggetto o cosa materiale. Alla fine degli anni cinquanta Paci cercò di coniugare Husserl con Marx , sempre spinto dall'esigenza di
approfondire le relazioni concrete degli uomini nella società e nella storia.
Nonostante il modo di scrivere spesso complesso e difficile, le pagine di Paci
su Marx e Husserl sono tra le più chiare: il significato dell'uomo si determina
nella prassi soggettiva, nella sfera dei bisogni che fonda la dinamica dei
rapporti sociali in un mondo dove scienza e tecnica non sono forme di
sopraffazione dei bisogni dell'uomo, ma il risultato di consapevoli operazioni
compiute in funzione della società civile.
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