Georges Ivanovitch Gurdjieff

 

 

A cura di Antonio Marchi

 

 

 

“Esistono menti che si interrogano, che desiderano la verità del cuore, la cercano, si sforzano di risolvere i problemi generati dalla vita, cercano di penetrare l’essenza delle cose e dei fenomeni, e di penetrare in loro stesse. Se un uomo ragiona e pensa bene, non ha importanza quale cammino egli segua per risolvere questi problemi, deve inevitabilmente ritornare a se stesso, ed incominciare dalla soluzione del problema di che cosa egli stesso sia e di quale sia il suo posto nel mondo attorno a lui.”

 

 

 

 

Cenni Introduttivi

 

Non esiste letteralmente parlando una combinazione di aggettivi adatti per definire e racchiudere dentro una banale e sistematica definizione il personaggio, l'uomo, lo studioso che è stato Georges Ivanovitch Gurdjieff. È senza dubbio possibile affrontare la presentazione di questo incredibile essere umano sotto moltissimi punti di vista.

Potremmo avere un approccio totalmente scientifico, ci ritroveremmo allora ad usare termini quali filosofo, oppure psicologo od esoterico, od ancora scrittore o compositore musicale. Tuttavia ci sarebbe anche la possibilità di lasciare da parte la scienza e seguire una strada più facile, più emotiva. Potremmo adoperare qui accezioni più ampie quali studioso dell'essere umano, o stregone esoterico, o persona dotata di particolari poteri e capace di chissà quali diavolerie.

È irrilevante perdersi nel cercare quale, tra le soluzioni possibili, è quella più adeguata e consona nell'intraprendere una elaborazione di ciò che questo individuo è stato capace di trasmettere.

Intraprendere un' analisi biografica e filosofica della vita e del pensiero di Gurdjieff, senza scendere in inutili enfatismi ed insicure proiezioni soggettive, lasciando lontana la ricerca spasmodica di miti e di demoni, sposando un atteggiamento di assoluto rispetto, è forse la via più giusta da seguire.

Certo, una puntualizzazione è necessaria: si richiede una “predisposizione ad avere una mente ed uno spirito critico” per tentare di comprendere la vita e le idee diffuse da Georges Ivanovitch Gurdjieff, perchè sicuramente i suoi principii riguardanti l'essere umano e la sua condizione vita in genere, nel pianeta Terra, non hanno apparentemente intersezioni comuni con nessun altro uomo di scienza  del XIX secolo.

Armeno della parte caucasica, di origine greca, incarna nella sua inconoscibile personalità l'ultimo grande Maestro comparso in Occidente. Per Maestro si intende l'uomo, che con la sua carica emotiva, attua il carisma che detiene innato nell'esposizione delle sue idee, in virtù delle quali rende vivo un pensiero oggettivamente riconosciuto dalla massa.

Precisamente, Maestro è chi guida una scuola, o addirittura chi erige una scuola. Senza dubbio per Gurdjieff la scuola è stata una costante della sua esistenza. Ne risulta  infatti che dopo la prima fase della sua vita votata alla ricerca ed all'apprendimento della conoscenza, intesa come l'antica conoscenza umana, in quasi tutti i territori del continente asiatico, in particolar modo l'India, il Tibet e la parte sud caucasica della Russia, si sia concentrato nel provare a distribuire il suo sapere al mondo Occidentale.

Qui, per più di trent'anni ha lottato all'interno del sistema Europeo sconvolto dai vari fenomeni politici, ed ha fatto della sua scuola, Lo Sviluppo Armonico dell'uomo, un strumento ed un mezzo per sopravvivere fuori dalle ipocrisie, all'insegna della determinazione e del lavoro, enfatizzando assiduamente una imprescindibile attività psicologica finalizzata a solidificare in ogni momento il ricordo di noi stessi. Creare scuole, gruppi di lavoro, cercare sedi e strutture adatte per erigere il suo Istituto, è stato per Gurdjieff il solo scopo del suo percorso; il sistema della Quarta Via trova infatti la sua espressione nel lavoro del Maestro con il gruppo, perchè l'uomo per cercare la Via della comprensione, da solo non può far niente, ha bisogno di una guida dotata di un grado di consapevolezza superiore. Il saper guardare ogni singolo giorno della vita di Gurdjieff  rappresenta forse l'aporia più vicina alla sua concettualizzazione di scuola.     

Fece la sua presenza in Europa intorno al 1913, dopo che per tutta la sua giovinezza  numerosi avvenimenti lo convinsero che in passato era esistita una conoscenza reale dell'uomo e della natura, la cui traccia era stata cancellata e che tuttavia, doveva ancora essere possibile ritrovarla.

La sua ricerca fu orientata da tale convinzione, ed egli si prodigò a condividerla con uomini animati dal suo stesso desiderio di comprendere il senso della vita umana. Coi "Cercatori di Verità", che annoveravano fra l'altro geografi, archeologi e medici, G. I. Gurdjieff, superando inaudite difficoltà, riuscì ad entrare in contatto con alcune comunità isolate d'Africa, del Medio Oriente e dell'Asia Centrale, e a raccogliere in seno ad esse frammenti sparsi di un insegnamento tradizionale.

A costo di enormi sacrifici e sforzi sottomise la sua personalità ed il suo spirito al fuoco delle più rigorose discipline interiori, riuscì a ricavare dal lavoro lo sviluppo dell'energia racchiusa nella natura dell'essere umano, poté così ricostruire per sé, l'unità della conoscenza che cercava. 

L'insegnamento di Gurdjieff, come lo conosciamo oggi, è arrivato a noi soprattutto grazie all'abilità letteraria ed alla grande intelligenza del suo allievo più famoso, Piotr Demianovich Ouspensky. Infatti Gurdjieff anche se nella seconda metà della sua esistenza, si è dedicato tra l'altro, all'arte della scrittura, credeva fermamente che le sue idee e i concetti portanti sui quali il suo pensiero era basato, non potevano essere trasmessi con i libri, ma bensì nella pratica quotidiana, e nella trasmissione orale.

Attraverso i testi di Ouspensky, “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”, e la “Quarta Via”, abbiamo oggi un quadro abbastanza organico e potremmo dire completo del lavoro e del pensiero di Gurdjieff, se non fosse che la completezza nella trasmissione dell' insegnamento del maestro caucasico forse non è mai stata raggiunta nemmeno da egli stesso.

Tutt'oggi a testimonianza di quanto costruito in vita da Gurdjieff, ci sono in giro per il mondo centinaia di fondazioni e associazioni che vivono e perseguono il suo insegnamento e le sue teorie. Molte forse usano il suo nome in una maniera non proprio consona, altre invece ne racchiudono i concetti ma non sono in grado di svilupparli, moltissimi personaggi celebri, contemporanei e non solo, sono stati influenzati dai suoi principii e dalle sue linee guida. Chi lo ha conosciuto spesso né è rimasto totalmente impressionato, quasi assuefatto, ma c'è anche chi invece non lo ha capito e non lo ha apprezzato, ricavando un'impressione ambigua e scettica di quanto andava sostenendo. 

La vera essenza dell'insegnamento Gurdjieffiano si attua nel prendere coscienza che l'uomo, così com'è, nel suo stato di vita ordinario, è un essere prettamente limitato, ingannato dalla sensazione e dalla presunzione  di essere e di fare, ma dietro alla quale invece, si cela crudelmente una verità diametralmente opposta.

Gurdjieff paragona lo stato di vita dell'uomo ad uno stato di sonno profondo, stato nel quale l'individuo passa la totalità della sua esistenza, ingabbiato dalla meccanicità e dall'accadere degli eventi. Secondo Gurdjieff infatti, l'uomo pensa costantemente di fare  e di decidere, ma in realtà non fa e non decide assolutamente niente, tutto accade e tutto è sottoposto a determinate leggi universali appartenenti al cosmo nel quale viviamo.

La teoria del Sistema della Quarta Via promossa da Gurdjieff, e arrivata ai giorni nostri grazie soprattutto agli scritti di Ouspensky, è genialmente concepita nella sua più profonda accezione filosofica e pratica, perchè tratta le possibilità di sviluppare il livello d' essere di ognuno di noi, attraverso il quotidiano svolgimento delle nostre attività, senza necessariamente abbandonare il nostro comune modo di vivere, escludendo la via dell'isolamento e della solitudine, ma bensì trarre lo spunto da tutte le azioni che giornalmente compiamo, per rendersi conto che niente viene eseguito da noi in maniera davvero consapevole, ma anzi che tutto, dalla più semplice azione pratica, alla più complessa attività intellettuale, viene svolta dall'essere umano in maniera meccanica.

È qui che si trova la grandezza del pensiero di Georges Ivanovitch Gurdjieff. La psicologia, la filosofia, le scienze sociali e del pensiero cognitivo in genere sono solite trattare le varie tematiche riguardanti la natura, il ruolo e lo scopo dell'essere umano nel pianeta Terra, facendo uso sovente di paradigmi ed approcci succubi di prospettive omologate all'individuazione di percorsi volti all'analisi delle più sofisticate intersezioni tra ragione ed istinto, capacità fisiche ed intellettuali, scissione tra mente e corpo, anima e spirito. Tutto questo nel pensiero del Maestro venuto dall'Armenia non esiste. Esiste solo, nuda e cruda, la realtà oggettiva di quello che l'essere umano veramente  è; una macchina funzionalmente organizzata e priva di unità, che come tale agisce, ma che nella sua natura ordinaria, sfrutta solo una piccolissima parte delle sue autentiche potenzialità: proprio partendo da questa presa di coscienza oggettiva e reale, l'uomo detiene la possibilità di incamminarsi verso un graduale risveglio, verso un graduale cambiamento del suo stato stato di essere, verso una possibile evoluzione.

    

La Vita

 

Nacque ad Alexandropol, in Russia, vicino alla frontiera persiana, nella zona a sud del Caucaso, dove la mescolanza dei vari popoli russi, greci, iraniani, tartari, armeni, porta all'incrocio della civiltà un'onda surreale di culture, credenze, usi e costumi diversi. Purtroppo non c'è molta chiarezza sulla data esatta della nascita, si dice sia il 1877, o forse il 1872  o addirittura il 1866. La sua famiglia era di origine greca. Suo padre, allevatore di grandi mandrie, aveva ereditato la tradizione orale di un'antichissima cultura, e grazie a lui, l'infanzia di G. I. Gurdjieff fu tutta impregnata di racconti e poemi di un lontano passato. Distintosi ben presto agli occhi dell'arciprete della cattedrale di Kars, egli fu anche in seguito guidato da uomini capaci di risvegliare in lui il gusto dei valori essenziali, e ricevette insieme una formazione scientifica moderna e una profonda educazione religiosa.

Suo padre era Greco, sua madre Armena. Il padre era un Ashokh, un ordine appartenente ai preti bardi. Come parte della sua preparazione il padre aveva memorizzato l’intero poema epico di Gilgamesh che gli era stato trasmesso oralmente. Il giovane Gurdjieff ascoltò suo padre recitare porzioni dell’epica di Gilgamesh durante tutta la sua giovinezza. Istruito dal decano della cattedrale militare in studi accademici Russa, Gurdjieff fu preparato per la carriera di medico e prete.

Fu testimone in svariate occasioni, durante la sua infanzia e la prima adolescenza, di eventi straordinari che non poteva razionalmente spiegare, da qui nacque e crebbe quotidianamente nella sua coscienza il desiderio di dedicarsi alla scoperta della verità che si celava dietro queste esperienze.

Intorno al 1842 negli scavi di Babilonia furono ritrovate alcune tavolette in cuneiforme che riportavano l’epica storia di Gilgamesh, datate circa 2000 anni prima di Cristo, furono tradotte grazie al lavoro dell' assiriologo inglese George Smith nel 1872. Gurdjieff lesse, si pensa verso il 1890, 1891, degli estratti dalla traduzione pubblicata in un giornale locale e fu colpito profondamente dallo scoprire che parola dopo parola quello che leggeva era identico a quello che il padre gli aveva recitato nella sua infanzia. Per circa 4000 anni questo racconto epico era stato preservato intatto, grazie alla trasmissione orale tramandata dai preti bardi. Quale era la verità dietro il mito? Quale civilizzazione aveva dato vita a questa grande leggenda? Il desiderio di Gurdjieff di comprendere l’origine e il significato della vita e del posto dell’umanità nello schema dell’universo lo portarono a lasciare la sua casa natale in cerca della "conoscenza nascosta".

Gurdjieff sapeva che in remote regioni dell’Asia vi erano monasteri di differenti ordini che avevano lo scopo di preservare la conoscenza che stava cercando. Considerando che Babilonia, conosciuta per le sue antiche rovine, avrebbe potuto essere il luogo di nascita della civiltà, Gurdjieff si diresse in quella direzione. Lungo la strada, attraverso una serie di eventi descritti nel suo libro, “Incontri con Uomini Straordinari”, ad un sorpreso Gurdjieff venne mostrata, da un prete armeno, una pergamena ben conservata che mostrava la mappa dell’ ”Egitto prima delle sabbie”, al tempo in cui la regione era punteggiata da corsi d’acqua e possedeva una ricca vegetazione. Su quella mappa dell’Egitto prima delle sabbie era chiara l’immagine della Sfinge. Per apprezzare completamente lo stupore di Gurdjieff è necessario analizzare il fatto che tale periodo sarebbe dovuto  risalire al  7500 AC. Questo portò Gurdjieff a pensare che l’origine della civilizzazione dovesse trovarsi in Egitto piuttosto che a Babilonia, e dunque si diresse in questa direzione.

Verso la metà dell'ultimo decennio del 1800 Gurdjieff e altri compagni vissero fra le rovine di Giza, Tebe e Edfu, imparando a decifrare alcuni dei geroglifici che trovarono nei muri in rovina. Una storia parlava di “7 saggi” che arrivarono nell’antico Egitto e fondarono la società che costruì I grandi templi. I saggi arrivarono su un’"imbarcazione del sole" dallo sprofondato continente di Altantide. Nell’epica saga di Gilgamesh, ci sono storie simili circa l’arrivo di emissari di una antica cultura spirituale. Ci sono forti evidenze che la civilizzazione Egiziana, fra le altre, fosse stata trasmessa in questo modo piuttosto che come accademicamente si pensa attraverso una “evoluzione” spontanea. Purtroppo il linguaggio egiziano e il suo significato a livello spirituale non è più conosciuto. Avendo preso dalle rovine tutte le informazioni che gli erano necessarie, Gurdjieff fece ritorno in Medio Oriente per continuare le sue ricerche.

Gli inizi del 1900 erano tempi di grandi movimenti politici, per un certo periodo Gurdjieff viaggiò attraverso l’Eurasia in qualità di spia russa, quest’occupazione gli premise di avere abbastanza denaro e possibilità per passare attraverso confini che altrimenti sarebbero stati invalicabili.

La “spia” ovviamente, rappresentava solo un espediente per poter continuare nel suo indomito viaggiare, le sue missioni erano per lui il suo unico scopo di vita

In una data imprecisata di inizio 1900, riuscì ad arrivare in Tibet, dove studiò, sembra molto intensamente e per svariati anni con i Rinposhe (Lama) del Buddismo Tibetano. Durante questo periodo Gurdjieff testimoniò di aver acquisito la capacità di “accumulare forza vitale sufficiente ad uccidere uno yak a distanza”. Successivamente trascorse molto tempo lavorando sulle condizioni del suo essere in vari ordini  Dervisci, dove imparò l’arte della perseveranza e del sacrificio, volto ad ottenere  un alto grado di consapevolezza interiore.

Da qui le notizie sulla vita e sulle esperienze di Georges Ivanovitch Gurdjieff si perdono e si mescolano in tortuoso ed incomprensibile alternarsi, è certo che per alcuni anni del Maestro armeno non si è saputo più nulla, e nemmeno lui stesso ha voluto fornire dettagli che avrebbero potuto far luce su alcuni passaggi della sua straordinaria esistenza.

Riapparve, come per incanto, in Russia nel 1913 dove iniziò quasi immediatamente  ad insegnare e trasmettere le idee riguardanti un Sistema, che avrebbe permesso all'uomo di avvicinarsi a capire quale fosse la sua vera natura all'interno del disegno Divino.

Mosca e San Pietroburgo furono le sedi principali dei suoi primi due anni di insegnamenti. Proprio a San Pietroburgo nel 1915, incontrò colui, che sarebbe stato destinato a diventare il suo più grande ed autorevole allievo, nonché lo studioso che ha fatto conoscere al mondo moderno le idee della Quarta Via, Piotr Demianovich Ouspensky.

Lasciò la Russia durante la rivoluzione nel 1917 per tornare dalla famiglia ad Alexandropol. Durante la Rivoluzione Bolscevica creò una comunità di studio a Essentuki nel Caucaso, poi a Tuapse, Maikop, Sochi e Poti, tutte sulle rive del Mar Rosso nel sud delle Russia, dove con un gruppo di studenti lavorò molto intensamente fino alla metà del Gennaio 1919. Nel Febbraio 1919 si spostò con I suoi allievi più stretti a Tbilisi dove rimase per più di un anno.

Alla fine del 1920 quando le condizioni politiche in Georgia cambiarono e il precedente ordine crollò, Gurdjieff con alcuni dei suoi più seguaci allievi arrivò a piedi a Batumi sulle coste del Mar Nero in Péra e in seguito ad Abdullatif Yemeneci Sokak vicino ala torre di Galata. Visse in questo periodo  vicino al Tekke dell’ordine Sufi dei Mevlevi fondato da Jalal al-Din Muhammad Rumi, dove Gurdjieff, Ouspensky e Thomas de Hartman testimoniarono la cerimonia dei Dervisci Rotanti, dalla Quale Gurdjieff prenderà spunto per dar vita al famoso ballo conosciuto come le “Danze sacre”. Ad Istanbul Gurdjieff incontrò John G. Bennett, colui che darà vita al movimento della New Age, e che ne rimase profondamente influenzato.

Nell’Agosto del 1921 Gurdjieff viaggiò attraverso l’Europa Occidentale, dando letture e dimostrazioni dei suoi lavori e delle teorie del Sistema della Quarta Via in città come Berlino e Londra. Nell’Ottobre del 1922, creò, grazie all'aiuto ed al contributo di alcuno suoi studenti, l’Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo
nel sud della Francia al Prieurè Des Basses Longes a Fontainbleau-Avon vicino al famoso Château de Fontainebleau.

All’arrivo all’istituto, tutti gli allievi comprendevano che erano lì per un solo obiettivo: rendersi liberi dalla schiavitù della meccanicità nella quale la vita di ogni essere umano è prigioniera. Accettavano volontariamente di sottoporsi a condizioni intensive, che includevano duro lavoro fisico, lunghe ore di letture e la pratica delle Danze Sacre la sera. Il tempo destinato al sonno era minimo. Attraverso questo lavoro le persone imparavano a fare “super sforzi”, come evitare le perdite inutili di energia e come accedere ad alti stati di coscienza. L’istituto attrasse molte persone dell’ “intelligentia” del tempo. Molte di loro abbandonarono le loro prestigiose carriere per dedicarsi al lavoro interiore.

Nel 1924 Gurdjieff visitò gli Stati Uniti, dando letture e dimostrazioni delle sue Danze Sacre a New York, con la speranza di stabilirvi un ramo dell’istituto. Lo stesso anno però, rischiò di morire in un incidente automobilistico, capitatogli in Francia, a pochi chilometri dalla sede del suo Istituto. Dopo l’incidente, la natura del suo insegnamento cambiò completamente. Il recupero fu lungo e incompleto. In quel periodo fu costretto a  chiudere l’Istituto di Fontainbleu e si dedicò alla stesura dei suoi libri. Sembrava non dovesse riprendersi più dall'incidente, ma grazie ad una forza d'animo straordinaria, riuscì a tornare alla normalità fisica e a poco a poco riprese il lavoro di insegnamento del Sistema, con fatica riuscì nel giro di qualche anno a riformare un consistente gruppo di studio.

Gli inizi degli anni '30 per Gurdjieff trascorsero all'insegna della scrittura, si concentrò assiduamente nel trascrivere tutto ciò che per anni aveva trasmesso oralmente. Anche se un po' confusamente riuscì a dar vita a progetti e manoscritti a dir poco incredibili.

Il corpus della sua opera "Tutto e Ogni Cosa"(“All and Everything”) fu originariamente scritto in Armeno e Russo. Smise di scrivere nel 1935 quando completò le prime due parti della sua trilogia e aveva iniziato la Terza Serie che sarebbe stata pubblicata postuma con il titolo “Life is Real Only Then, when I Am”.(La Vita è Reale solo quando Io Sono).

Ormai stabilitosi in pianta stabile a Parigi, Gurdjieff visse in Rue des Colonels-Rénard. Fece del suo appartamento lo studio  dove era solito tenere  gli incontri con gli studenti, incontri che sebbene le sue condizioni non fossero più al cento per cento, non decise mai di interrompere. Anzi negli anni precedenti alla seconda Guerra Mondiale, e perfino durante tutto il periodo del Conflitto, continuò a trasmettere  ed insegnare le idee della Quarta Via.

Morì il 29 Ottobre nel 1949 all’Ospedale Americano di Neully-sur-Seine, Parigi, Francia, dopo avere trasmesso le sue ultime istruzioni a Jeanne de Salzmann. È lei, a partire dal 1950, ad organizzare i tanti gruppi di allievi nella scuola diffusa in tutto il mondo e nota ancora oggi sotto il nome Gurdjieff Foundation, i cui centri principali sono Parigi ("Institut Gurdjieff"), New York ("Gurdjieff Foundation"), Londra ("The Gurdjieff Society") e Caracas ("Fundaciòn Gurdjieff Caracas"), e che è presente anche in Italia con il nome di "Centro Italiano Studi sull'Uomo G.I. Gurdjieff".
L’organizzazione denominata The Gurdjieff Foundation è, dunque, l'espressione delle Scuole di Parigi, New York, Londra e Caracas, che vennero create seguendo le dirette istruzioni di Georges Ivanovitch Gurdjieff. Scopo della "International association of Gurdjieff Foundations", definita, a volte, semplicemente come "la Scuola di Gurdjieff", è di preservare l’essenza, la specificità e l’integrità dell’insegnamento del maestro.

 

Pensiero e Cosmologia*

Chi ha incontrato Gurdjieff lo ha visto come un maestro, capace di praticare il Ricordo di Se e di lavorare sulla propria anima, un individuo in grado di essere conscio di se stesso. Era anche visto come un esoterico e occultista. Gurdjieff ammetteva apertamente che il suo insegnamento fosse di origine esoterica, sosteneva che nessun insegnamento esoterico fosse tenuto segreto per principio, ma per prevenire la mala interpretazione dei concetti più avanzati che il Sistema insegnava. L’evidenza di questo può essere osservata ai giorni nostri dove allegorie avanzate e specialmente i simboli del Sistema, sono presi al di fuori del loro contesto, creando una inadeguata distorsione riguardo al loro reale significato.

In relazione al suo insegnamento, Gurdjieff una volta disse, “Cha cosa insegno? Io insegno alle persone come ascoltare se stesse”. L’insegnamento apriva la questione del posto dell’uomo nell’Universo e del suo possibile sviluppo attraverso un percorso spirituale e pratico. Gurdjieff diceva che le persone vivono la loro vita in una forma di sonno ad occhi aperti, e che questo rappresentava il più alto livello di consapevolezza possibile in cui la natura porta l’uomo in condizioni ordinarie. Nel diventare più consapevoli di se stessi durante la propria vita quotidiana si trova invece un nuovo modo di vivere che può arricchire le nostre esperienze di vita e le percezioni della  nostra coscienza, evadere dall'ordinario e passare dal sonno alla veglia, dall'essere macchine, all'essere Uomini, attraverso lo Sviluppo delle possibilità interiori della natura umana .Conosci te stesso” inteso in modo organico piuttosto che con un fine intellettuale. L’abilità di essere ‘presenti’ più spesso (invece di essere assenti come solitamente siamo), non accade automaticamente e richiede un lavoro su di se nel tempo, guidato inizialmente da un maestro preparato nella pratica dell’insegnamento o da un individuo che abbia un grado di consapevolezza comunque più alto dellla media. Gurdjieff disse che facendo sforzi frequenti per accrescere e perfezionare la propria capacità di portare attenzione alle piccole cose, come camminare, parlare, sedersi etc. le persone potevano gradualmente iniziare a diventare più consapevoli di loro stesse come esseri viventi. E' indispensabile sviluppare dell’attenzione verso il Ricordo di Se, piuttosto che passare le proprie vite addormentati in sogni ad occhi aperti. Per creare le condizioni in cui questa attenzione possa essere sviluppata più intensivamente Gurdjieff insegnò le “Danze Sacre” o “movimenti” come un aiuto nel focalizzare l'attenzione del proprio cervello su ogni piccola contrazione dei muscoli, in ordine di ottenere il pensiero continuamente fisso su ciò che facciamo e perchè lo facciamo. Ha lasciato un corpus di musiche composte per pianoforte in collaborazione con il suo allievo Thomas de Hartman, inspirate da ciò che poté udire visitando remoti monasteri, antiche cerimonie, riti e celebrazioni segrete.


La Presenza di Se stessi è l’inizio di un processo possibile di trasformazione, il cui scopo è quello di cambiare l’intera natura dell’essere umano, per prepararlo, parlando simbolicamente, ad essere un servitore conscio del disegno divino celato dietro la creazione dell'intero universo.

 

 

*Cosmologia (tratto da un  testo di Walter Catalano)

Come in ogni disciplina tradizionale, anche nell’insegnamento di Gurdjieff, l’idea di base è quella dell’identità fra il microcosmo ed il macrocosmo: l’uomo è l’immagine dell’universo e segue le stesse leggi. Alla complessa psicologia, la sola aperta alle nostre possibilità esplorative, si connette una ancor più complessa cosmologia. Uno storico delle religioni, in termini tecnici, la etichetterebbe probabilmente come “emanazionista” e “gnostica”.

A fondamento della manifestazione di ogni forma di vita sulla Terra vi sono due leggi cosmiche universali: la Legge del Tre (Triade) e la Legge del Sette (Ottava).

La prima legge postula come ogni fenomeno risulti dall’incontro di tre differenti forze: il pensiero scientifico osserva invece solo la presenza di due forze (positivo e negativo magnetici; cellula maschio e femmina, ecc.), ma è ignaro della terza.

Gurdjieff chiama queste forze: Santa-Affermazione, Santa-Negazione, Santa-Riconciliazione, oppure forza attiva o positiva, forza passiva o negativa, forza neutralizzante.

Le tre forze sono osservabili all’esterno ed all’interno di noi, ma non è affatto facile riconoscerle, specialmente la terza forza. In termini più ordinari si potrebbe parlare anche di impulso, resistenza e conciliazione. Le triadi si succedono in ‘catene’ in cui: “il maggiore si fonde con il minore per realizzare il medio e così diviene o maggiore per il precedente minore o minore per il successivo maggiore”.

Inutile dilungarsi sulle analogie con altre tradizioni: la Trinità cristiana di Padre, Figlio e Spirito Santo in cui, non a caso, quest’ultimo è il “Paracleto”, l’intercessore; la Trimurti indù di Brahma, Shiva e Vishnu; i tre Gunas del Sankhya, Rajas il principio dinamico, Tamas il principio statico e Sattva l’equilibrio; il Sale, Zolfo e Mercurio dell’Alchimia; lo Yin e lo Yang unificati nel Tao; i Tre Triangoli della Quabbalah; ecc..

La legge del Sette, invece, fornisce la sistematizzazione del corso dei movimenti di una forza nello svolgere il processo di completamento di un qualsiasi fenomeno: lo sviluppo della frequenza delle vibrazioni, ascendente o discendente, della forza passa attraverso sette gradi, fasi o “note” disposte lungo una scala armonica, con due prevedibili punti di stallo (proprio dove mancano i semitoni tra mi-fa si-do nella scala maggiore mi, re, do, si, la, sol, fa, mi).

Questa legge si può chiamare “legge della discontinuità delle vibrazioni”. Nell’universo tutto è vibrazione, ma in ogni scala di trasmissione di queste, ci sono sempre due punti dove le vibrazioni rallentano e richiedono uno shock esterno per poter continuare nella stessa direzione. Senza shock esterno il percorso deraglia e cambia traiettoria: questo accade all’inizio (mi-fa) ed alla fine (si-do) dell’ottava. In tal modo si spiegano, per esempio, il rilassamento dello sforzo e le deviazioni dallo scopo originale in ogni impresa umana: una stessa perversa transizione porta dal Sermone della Montagna all’Inquisizione o dalla ‘libertà, fratellanza ed uguaglianza‘ rivoluzionarie a Napoleone e a Stalin. Se “ciò che è in alto è come ciò che è in basso”, anche questa legge si applica sia all’esterno che all’interno di noi: sul piano cosmico l’ottava discendente del cosiddetto “Raggio di Creazione“, che dall’Assoluto porta allo sviluppo progressivo dei mondi, colma il primo intervallo do-si con il ‘Fiat’ divino ed il secondo fa-mi con la funzione della vita organica sulla Terra, vero e proprio organo di percezione del pianeta; analogamente sul piano della realizzazione umana, l’ottava ascendente che porta l’uomo dal sonno meccanico all’essere reale, colma i due intervalli con lo sforzo consapevole e la sofferenza volontaria proposti dal Lavoro.

Nello spazio compreso fra queste due ottave è racchiuso il destino dell’uomo: essere una pedina nell’ottava discendente, svolgere passivamente il proprio ruolo di trasformatore di energia, con tutte le creature viventi, e venire riassorbito a suo tempo nel substrato indifferenziato come parte dell’ecologia cosmica; oppure entrare di forza nell’ottava ascendente, partecipare di un compito più alto, essere attivo.

«Nell’universo tutto è materiale e per questo motivo la Grande Conoscenza è più materialista del materialismo….».

In questo modo il cerchio si chiude, niente è casuale in questo sistema in cui ognuno può scegliere se seguire la corrente generale, manifestando un’esistenza semi conscia e generando un grado di energie rudimentali che vengono usate dal cosmo ad un solo livello; o invece cercare di “essere”, di evolversi consapevolmente, e, applicando il principio “alchemico” della separazione dello ’spesso dal sottile’, muoversi verso la capacità di ricevere e generare energie più raffinate, svolgendo un servizio più alto per le forze della creazione. In entrambi i casi niente viene sprecato: tutto in natura è “cibo” per qualcosa; tutto viene utilizzato.

L’azione universale e coordinata delle due leggi è esemplificata dal simbolo dell’ Enneagramma: un cerchio che include un triangolo equilatero intrecciato con un’altra figura a sei lati. Dei nove lati che lo compongono, sei sono ottenuti da 1 diviso per 7 (che produce un numero infinito in cui non compare mai il 3, il 6 e il 9), gli altri da 1 diviso per 3 (che produce una serie infinita di 3, di 6 e di 9). I punti in cui i lati toccano il cerchio sono numerati da uno a nove. Il cerchio simbolizza lo zero, il serpente ermetico che si morde la coda: in realtà non si tratta di un cerchio ma di una spirale, perché il simbolo non è statico ma dinamico. L’ Enneagramma rappresenta ogni processo che si mantiene da solo per auto rinnovamento: per esempio la vita. Per questo, secondo Gurdjieff, è “il moto perpetuo ed anche la pietra filosofale degli alchimisti”.

Tutto questo una volta detto lo si può anche dimenticare: si tratta adesso di riscoprirlo, non perché ci viene spiegato o lo leggiamo da qualche parte, ma perché lo verifichiamo con la nostra esperienza. L’insegnamento in realtà è soltanto pratico e viene trasmesso esclusivamente per via orale o tramite esempi diretti che evitano anche la parola. Tutto ciò che Gurdjieff ha scritto è terribilmente preciso, ma così analogico che solo la personale comprensione, nata dall’esperienza, può condurre il cercatore al cuore dell’insegnamento. Chi si limita ai libri otterrà ben poco, in altre parole dobbiamo trovare il modo di esercitare il nostro buon senso nell’attrito effettivo con la vita  senza riferirsi a schemi e concetti astratti.

Enneagramma

 

portato alla conoscenza del mondo occidentale da G.I Gurdjieff a partire dal 1913

“La conoscenza dell' Enneagramma è stata preservata per molto tempo in segreto e se adesso, per così dire, è resa disponibile a tutti, è solo in una forma incompleta e teorica della quale nessuno può fare alcun uso pratico senza istruzioni da parte di chi sa”.

 

Riflessione autonoma

La quotidiana idiozia risiede nei dubbi implacabili, essi si insediano nell'uso comune.

I poli della nostra identità sono esattamente orientati, l'attenzione ingegnosa dei nostri sensi è troppo subordinata ad un legge, per così dire di ordine naturale, che rientra in un concetto assoluto, senza quasi avere alcuna possibilità di poter pensare ad una scappatoia.

Per questo è dunque fondamentale avvicinarsi alle idee addette ad investigare il ruolo ed il compito che riassume il nostro pressoché impercettibile passaggio all'interno del cosmo infinito.

Nell' accezione di cosmologia si intersecano sottili linee sondabili, approcci e flussi di pensiero possono indicare svariati significati con diverse visioni.

Nel mio immaginario, amo pensare spesso al legame che aleggia interno ai principi cognitivi del pensiero e dell' azione in corrispondenza con le percezioni sensitive messe in atto della nostra vita emozionale. Esse, protagoniste nella dimensione ideologica contenente i processi della psiche umana, hanno anche, tra le tante, la proprietà, talvolta, di farci pensare al tempo che stiamo vivendo.

Avere la padronanza emotiva di sentire e di poter quindi dare ad esso una denotazione complementare tra la nostra individualità ed il resto dell'infinito circostante le nostre teste,  può rivelarsi di notevole valenza nello scoprire quanto a questa fisica percezione temporale, sia consequenzialmente legate anche una complessa serie di dinamiche mentali poste in atto a suscitare quesiti invadenti, sul principio e sullo scopo della vita degli esseri umani sul pianeta Terra.

I pensieri relativi le presunte finalità della nostra esistenza, sono però, per la maggior parte delle persone, deboli riflessi contenenti sporadici interrogativi che si dissolvono insolubili negli oceani sensitivi quotidiani. La vita degli individui consumata dal soffio dell'eternità scivola lineare nel flusso continuo dell ricorrenza. È nella natura dell'uomo del ventesimo secolo creare il proprio centro di gravità attorno a quei punti di riferimento di ordine materiale che per molti, e potremmo dire per tutti, contribuiscono tangibilmente a definire la propria vita all'interno di determinati contesti e canali della collettività organizzata. Nello strato sociale, nei rapporti personali, nella totalità delle attività dell'uomo moderno possiamo scorgere l' opprimente attenzione che ognuno è solito riservare alla pura ed inequivocabile materialità oggettiva. Tutto detiene un prezzo, a tutto è necessario dare un prezzo, ed incredibile è prendere coscienza di come talvolta, davanti a quelle sfumature ideologiche che ancora fortunatamente resistono alla pressione della commercializzazione, come i sentimenti o rare capacità intellettive,  l'uomo si senta quasi in imbarazzo ad affrontare un elemento che non può essere comprato o venduto, giudicato od analizzato per la firma che porta, copiato o riprodotto dalle tecnologie digitali.

Il soffocamento è tangibile, soprattutto negli stati economicamente sviluppati l'esistenza degli individui ruota ormai intorno a quei tre-quattro assi portanti palesemente riconosciuti dalla massa e dalla pubblica opinione. Un esercito di soldati, forse sarebbe meglio di dire di schiavi, ma forse è un'accezione inadeguata, schiavo è chi consapevolmente soffre, ed allo stesso tempo lotta, cerca una soluzione per uscire dalla sua situazione o comunque capisce il disagio di essere un essere imprigionato. Noi invece viviamo in una società dove la folla è felice, dove i popoli parlano di crisi ma al contempo spendono denaro e risorse in futilità gigantesche. I media, il cibo, l'apparenza, l'incontrollabile corsa verso il comprare, la supersonica cavalcata tecnologica.  La natura umana apparentemente è così perfetta, sincronizzata e  lineare che sarebbe impossibile depredare la massificata mentalità e linea di azione. Solamente in  rarissime eccezioni troviamo individui che riescono a decodificare tra linee infinite gli enigmi, i paradossi, le dissolvenze, e soprattutto le inadeguatezze cui la vita moderna è sottoposta.

Possiamo parlare di ragione, possiamo parlare di istinto, la mente, il corpo, lo spirito e l'anima, infinite disquisizioni ci conducono a solcare i confini delle più alte scuole di pensiero e di investigazione, ma secondo il mio modestissimo e sicuramente inutile parere, tutto è più vicino di quanto pensiamo, tutto è molto più comprensibile di quanto fin ora non abbiamo mai creduto. La base però per provare a capire qualcosa riguardo l'essere umano ed i suoi comportamenti sta nel mettere a fuoco che è necessaria un'ottica diversa di considerazione di esso. È basilare sposare  un punto di vista critico, che fino ad adesso solo raramente è stato esplorato.

Forse sono proprio quegli avvicinamenti di cui parla Ernest Junger a rivelarci segreti lontani ed inattesi. Tutto con l'ebbrezza riaffiora, tutto sembra venir fuori da uno strato che solitamente rimane nascosto. Non siamo soliti indagare concretamente tutte le nostre segrete, gli strati di cui è composta la nostra personalità rimangono sovente inesplorati. Disillusi e meccanici dirigiamo la nostra mente continuamente in direzioni già suggerite, proposte. Dove riversiamo le nostre attenzioni, perchè? Riflettiamo sul nostro agire, sul nostro pensare? Sogniamo ad occhi aperti orizzonti precostituiti, spendiamo gran parte delle nostre risorse nel progettare ed organizzare  finalità consequenziali corrispondenti ad inerzie. Solo e semplicemente inerzie. Nell'azione dell'uomo comune si materializza la vera inconsistenza del vivere. È un vivere aleggiante su linee labili, fluttuanti, senza mettere a fuoco mai la concretezza dell nostro tempo: uno sprofondamento continuo all'interno del divenire cosmico. Le categorie si erigono intatte, spazi univoci,  segnali semantici.  Sarebbe bello indagare le scale, capire le leggi intorno alle quali si categorizza il nostro fatal destino. Avvicinarsi ingenuamente significa comunque essere pronti a recepire. I significati sospesi, sono pesanti ma gloriosi. Saperli cogliere, assaporare, sintetizza nient'altro che udire il proprio battito cardiaco. La sua pienezza, il suo ritmo la sua energia, il suo significato appunto. L'energia  rappresenta lo scalino da dove iniziare la salita!

È difficile percepire l'esistenza della sottile e fragile soglia protagonista delle umane utopie. Un salto nel vuoto, un' illusione lucidamente predisposta dalla natura, perdiamo il nostro sguardo nel velo della consuetudine. Austero ci appare il ricorrere dei passi, pesanti sono le catene che vincolano la nostra espansione. Tutto si rifà al perchè?, al come? E al dove?. I quesiti ci spalancano gli orizzonti dove affondare le presunzioni e soggiogare le nostre paure. Tutto è più vicino di quanto sembra, tutto è più facile di come appare. Non so se siamo degni di allargare la nostra anima. Sò che la Natura è stata ambigua ma noi esseri umani siamo stati ambigui con chi, più di ogni altro prima e dopo,  ha tentato di metterci in guardia, ponendo davanti al vincolo sacro del disegno divino la possibilità  dell'uomo di scaricare il peso di una meccanicità innata e correre verso uno svilupo armonico dell'essere. Ma si sa la società antica e moderna  mai è pronta per sacrificare il banale, il superfluo, l'inopportuno e l'ingiusto. Ed allora non rimane che far altro che compatire gli eroi moderni specchi riluttanti delle masse inebetite. C'è stato un passato dove tutto è sembrato incredibilmente più vicino, reale e forse anche possibile. Per far sì che ci sia  la possibilità che in futuro si ripresenti questa emozionante occasione, non ci sono alternative se non quelle di prendere a cuore nel presente le idee di un uomo che si è chiamato  semplicemente Georges Ivanovitch Gurdjieff.

 

Bibliografia

 

 

OPERE SCRITTE DA Gurdjieff

 

“DU TOUT ET DE TOUT - DEL TUTTO E DI TUTTO - ALL AND EVERYTHING”

 

Récits de Belzébuth à son petit-fils. Critique objectivement impartiale de la vie des hommes.

Trad. it. di Letizia Comba e Igor Legati: Racconti di Belzebù al suo piccolo nipote. Critica oggettivamente imparziale della vita degli uomini (L'Ottava, Milano, 2 volumi, 1988-1990).

Titolo inglese: Beelzebub's Tales to His Grandson.

 

Rencontres avec des hommes remarquables.

Trad. it. di Gisèle Bartoli: Incontri con uomini straordinari (Adelphi, Milano, 1977).

Titolo inglese: Meetings with Remarkable Men.

 

La vie n'est réelle que lorsque "Je suis".

Trad. it. di Danilo Cassina e Mariella Fumagalli: La vita è reale solo quando «Io sono» (Neri Pozza, Vicenza, 2002). Rimasta incompiuta, uscì la prima volta nel 1975 a New York col titolo

Life is real only then, when «I am»”. Esiste anche una precedente traduzione italiana non molto felice di Maria Grazia Giovannini: La vita reale (Basaia, Roma, 1987).

The Herald of Coming Good. First Appeal to Contemporary Humanity.

Trad. it. di Maurizio Toshen Graziani: Il nunzio del bene venturo. Primo appello all'umanità contemporanea (Astrolabio, Roma, 2003). Probabilmente scritta da Gurdjieff in russo, uscì nel 1933 a Parigi tradotta in inglese presumibilmente da un suo allievo. Fu successivamente ritirata dalla circolazione. Rimane l'unico libro scritto da Gurdjieff uscito quamdo il Maestro era ancora in vita

 

RACCOLTE DI DIALOGHI

Gurdjieff parle à ses élèves 1917-1931.Trad. it. di Igor Legati: Vedute sul Mondo Reale - Gurdjieff parla ai suoi allievi (L'Ottava, Milano, 1985). Titolo inglese: Views from the Real World.

 

Esperienze del tempo trascorso con Gurdjieff sono state scritte da A. R. Orage, Charles Stanley Nott, Thomas and Olga de Hartmann, Fritz Peters, René Daumal, John G. Bennett, Maurice Nicoll,  Louis Pauwels, Robert S. Deropp, James Moore...e molti altri. Tantissimi individui di fama mondiale sono stati influenzati dale sue idée, personaggi come : Frank Lloyd Wright, Kathryn Hulme, P.L. Travers, Katherine Mansfield, Jean Toomer, il pianista Keith Jarettn, non chè il cantautore italiano Franco Battiato

Per avere maggiori informazioni sulla bibliografia riguardante Gurdjieff e la su vita si consulti il link http://www.superzeko.net/doc_dariochioli_saggistica/DarioChioliBibliografiaItalianaSuGurdjieff.htm



INDIETRO