A cura di Antonino Magnanimo
"L'uomo moderno è simile a una cifra da cassaforte, formata da elementi comuni a tutti gli altri, mescolati però in modo da produrre una precisa e inconfondibile combinazione. " ("Filosofia del denaro")
La prima fase del suo pensiero è caratterizzata dal tentativo di inserire la tradizione kantiana nel positivismo evoluzionistico di Fechner, Spencer e Darwin ("Sulla differenziazione sociale", 1890; "I problemi della filosofia della storia", 1892; "Introduzione alla scienza morale", 1892-93; "Filosofia del denaro", 1900). Con la crisi del positivismo, Simmel si avvicina al neokantismo e alla filosofia dei valori di Windelband e Rickert, nonché alla fenomenologia di Husserl. Questa fase, pur muovendo dal riconoscimento di forme e valori ideali che sovrastano l'accidentalità empirica del mondo fenomenico, presenta una prevalente tendenza relativistica ("Kant. Sedici lezioni", 1904; "Kant e Goethe", 1906; "La religione", 1906; "Schopenhauer e Nietzsche", 1907; "Sociologia. Ricerca sulle forme di associazione", 1908; "Problemi fondamentali della filosofia", 1910; "Cultura filosofica", 1911; "Goethe", 1913, "Rembrandt", 1916). Nell'ultima fase della sua opera, in cui si accentuano le tendenze mistiche , Simmel sviluppa una concezione vitalistica , una vera e propria filosofia della vita intesa come accettazione rassegnata dell'eterno conflitto tra soggetto e oggetto. Unico rimedio è il mondo dell' arte , ancora caratterizzato dalla libertà. La vita si manifesta come contrasto tra lo spirito e le sue stesse forme. Lo spirito vitale deve continuamente travalicare la non-vita di ciò che è semplice esistenza e deve nel contempo trascendere l'irrigidirsi delle forme spirituali medesime, in quanto destinate a cadere nella non-verità. Questo contrasto non può mai metter capo a una verità definitiva e assoluta. Anche la filosofia non può che essere espressione di "tipi o forme molteplici della spiritualità umana" (per esempio la concezione del mondo di Schopenhauer e, nello stesso tempo, il suo opposto specifico proposto da Nietzsche). In ognuno di questi tipi, la vita pulsa per un attimo, per poi passar oltre: la metafisica della vita non può trovare espressioni adeguate e definitive della sua verità. Il contrasto tra la vita e le forme è infatti l'elemento necessario in cui vive la vita stessa. Esso si esprime in vari modi: nella morte, dove la vita non conosce soltanto la propria cessazione, ma anche il suo limite immanente, in un'anticipazione che presuppone un'esperienza del tempo diversa da quella della successione irreversibile degli attimi ; la morte diventa così capacità di individuazione, giacché "solo ciò che è unico e irripetibile può propriamente morire". Un'altra espressione del contrasto è il dovere morale, sentito come autonoma capacità normativa. Il contrasto, infine, costituisce ciò che Simmel chiama la tragedia della cultura , cioè la tendenza sempre perdente delle forme culturali a conservarsi contro la vita che le ha prima incorporate e poi superate. Nel mondo contemporaneo la resistenza delle forme si riduce progressivamente: la vita manifesta un'avversione definitiva per la forma in quanto tale; a ciò corrisponde allora una tragedia sociale : l'individuo rifiuta sempre più di sottomettersi passivamente alle forme e istituzioni sociali. Da qui una permanente conflittualità che si pone alla base del processo stesso di socializzazione.
1) osservazione di carattere neuro-psicologico: nella metropoli gli abitanti ricevono un ricco insieme di stimoli che evolvono e cambiano rapidamente, un susseguirsi di impressioni ed immagini che affollano la loro mente. Spostandosi in ambiente rurale da tale ritmo veloce, conseguente alle intense stimolazioni nervose, si passa ad un ritmo lento. Il ritmo della vita e delle immagini sensorie mentali scorre più lentamente, più abitudinariamente e con maggior uniformità.
2) osservazione di carattere economico: la città è sede dell'economia monetaria. Qui tutti gli scambi sono regolati con il denaro. Per dirla con Simmel, "l'economia del denaro domina la metropoli". Il baratto, lo scambio diretto di beni, spariscono e chi produce lavora per il mercato, per un consumatore che non conosce e che non incontra mai direttamente, un consumatore che effettua i propri acquisti presso vari commercianti, intermediari che grazie all'esistenza del denaro possono più facilmente speculare sugli acquisti e sulle vendite ricavando un guadagno personale senza aver realizzato alcun prodotto. In realtà all'origine dello sviluppo dell'economia del denaro e della divisione del lavoro sta la rivoluzione industriale, il mutamento delle modalità di produzione e del sistema di scambi. Ma a Simmel non interessa indagare tale circostanza; egli intende soprattutto esaminare le peculiarità psicologiche del carattere degli individui che abitano in un'area urbana e le conseguenti interazioni sociali.
Consideriamo ora alcune caratteristiche dell'ambiente metropolitano che Simmel ha individuato e spiegato attraverso i due paradigmi interpretativi descritti.
Intellettualità sofisticata : la prima di queste caratteristiche consiste nell'intellettualità sofisticata, nel distacco e nella razionalità che, secondo Simmel, sono tipiche dell'uomo metropolitano. Come conseguenza della prima osservazione che vede la metropoli luogo di sovrastimolazione sensoriale Simmel, utilizzando un approccio evoluzionista, deduce che necessariamente l'uomo metropolitano, per adattarsi all'ambiente, ha sviluppato un organo di difesa che lo protegge dagli eccessivi stimoli a cui è sottoposto: l' intelletto . Ha imparato a rispondere ai numerosi stimoli che lo colpiscono reagendo con l'intelletto anziché con il cuore. Per difendere, tutelare la propria vita soggettiva contro il potere opprimente della vita metropolitana il cittadino ha sviluppato una intellettualità sofisticata, una indifferenza per qualsiasi individualità e un'abitudine ad instaurare rapporti formali e distaccati. E' facile osservare che gli abitanti di una grande città hanno una sorta di riservatezza, riserbo, indifferenza verso gli altri concittadini. Ciò perché se ai continui contatti esterni con innumerevoli individui corrispondessero altrettante reazioni interne, come avviene nelle cittadine dove si conoscono quasi tutte le persone che si incontrano, sarebbe impossibile condurre normalmente la propria vita quotidiana. Il risultato di questo riserbo è che spesso non si conoscono neppure superficialmente quelli che sono stati per anni i nostri vicini.
Il denaro
Anche il carattere monetario dell'economia cittadina contribuisce a spiegare, accrescere e rafforzare l'intellettualità, la razionalità del cittadino metropolitano. L'uomo abituato a rapportare tutto con il denaro acquisisce un atteggiamento pragmatico nel trattare gli uomini e le cose, un atteggiamento in cui a una giustizia formale si unisce una durezza spietata. Il denaro riduce qualsiasi qualità e ogni individualità alla domanda: quanto?" L'altro viene ad essere considerato solo, o prevalentemente, in termini di un egoistico tornaconto personale. Ciò che interessa è solo il rendimento oggettivo misurabile. Così le relazioni, le interazioni con gli altri divengono quasi sempre delle pure contrattazioni. Dunque l'uomo è spinto, condizionato, anche dall'ambiente economico in cui vive a rapportarsi con i propri simili utilizzando l'intelletto anziché il cuore.
L'atteggiamento blasé
Un'altra caratteristica tipica dell'ambiente metropolitano è l'atteggiamento blasé: l'individuo ostenta indifferenza e scetticismo e risponde in maniera smorzata a un forte stimolo esterno a causa di una precedente sovrastimolazione, o meglio in conseguenza di stimolazioni nervose in rapido movimento, strettamente susseguentesi e fortemente discordanti. La più immediata causa all'origine di questo atteggiamento è la sovrastimolazione sensoriale offerta dalla città. Il cittadino sottoposto a continui stimoli in qualche modo si abitua, diviene meno recettivo. Il susseguirsi quotidiano di notizie ed emozioni fa divenire tutto normale, consuma le energie. Così subentra un'incapacità di reagire a sensazioni nuove con la dovuta energia e questo costituisce quell'atteggiamento blasé che, infatti, ogni bambino metropolitano dimostra a paragone di bambini provenienti da ambienti più stabili e tranquilli. Gli aspetti economici, l'economia monetaria e la divisione del lavoro alimentano anch'essi l'atteggiamento blasé. Il denaro è l'equivalente, l'unità di misura e spesso l'unico termine di confronto, di tutti gli innumerevoli oggetti, fra loro molto diversi, di cui dispone l'uomo. Oggetti per altro acquistati da un mercante e non da chi con fatica ed intelligenza li ha prodotti. Naturale conseguenza è la perdita dell'essenza e del significato delle cose. Tutto diventa opaco, la valutazione pecuniaria dell'oggetto finisce col divenire più importante delle sue stesse caratteristiche. Così si acquisisce l'insensibilità ad ogni distinzione, che è un'altra caratteristica dell'atteggiamento blasé.
La monetizzazione del tempo
Ulteriore caratteristica metropolitana è la precisione con cui tutto è misurato, monetizzato e calcolato. Anche il tempo delle persone, quindi la loro vita o parte di essa, viene accuratamente misurato e monetizzato. Nella metropoli gli individui agiscono in modo sincrono. L'orologio permette e regola il funzionamento di tutte le metropoli, misura la vita e ne consente una quantificazione economica, la monetizzazione del tempo. L'importanza assunta dal tempo, dalla più rigida puntualità nelle promesse e nei servizi e quindi dal corrispondente strumento di misura: l'orologio, è conseguente soprattutto alla complessa organizzazione della vita metropolitana, alla divisione e specializzazione del lavoro. Organizzazione che a sua volta deriva dall'elevato numero di persone che vivono nella stessa città e quindi dalle inevitabili distanze che separano individui luoghi ed attività e che rendono ogni attesa e ogni appuntamento mancato un intollerabile spreco di tempo che la società non può permettersi.
La maggiore libertà possibile
La metropoli è anche il luogo della società in cui, secondo Simmel, l'uomo gode della maggior libertà possibile. Libertà che deriva proprio dalle caratteristiche fin qui descritte ed in particolare da quel riserbo, quell'indifferenza e quel distacco che caratterizzano i rapporti interpersonali metropolitani. Dunque l'uomo metropolitano è libero rispetto alla meschinità e ai giudizi che limitano l'uomo della piccola città. Purtroppo l'altra faccia di questa maggior libertà è che nella folla metropolitana ci si sente tanto soli e sperduti come non mai. E ciò non deve stupire perché non è assolutamente stabilito che la libertà dell'uomo assuma per la sua vita emotiva un ruolo confortevole.
Evoluzione umana e sociale
Nella metropoli Simmel individua inoltre alcuni aspetti dell'evoluzione umana e sociale conseguenti soprattutto alla rivoluzione industriale. Mentre l'uomo primitivo conquistava la propria sopravvivenza nella quotidiana lotta contro la natura il cittadino moderno, dice Simmel, combatte ogni giorno contro il livellamento e lo sfruttamento perpetrato ai sui danni dalla società e dalla tecnologia. Attraverso queste battaglie, il cittadino difende la propria sopravvivenza fisica e sociale, la propria posizione. La città ospita una molteplicità di imprese e di organizzazioni che necessitano di una ricca serie di servizi. Nel contempo la concentrazione di persone e la loro lotta per conquistare una propria individualità emergendo sugli altri spinge ciascuno a specializzarsi in una funzione in cui non possa essere facilmente sostituito da un altro. Si può quindi affermare che la vita cittadina ha trasformato la lotta con la natura per il sostentamento in una lotta tra uomini per il guadagno, guadagno che non è offerto dalla natura, ma da altri uomini.