Alla tesi realista di Guglielmo di Champeaux Abelardo obiettava che, se
esistono sostanze universali e le determinazioni individuali sono solo
accidenti – attributi non necessari –, una stessa sostanza si troverebbe a
sostenere accidenti e attributi contraddittori o addirittura opposti. D’altro
canto Abelardo rifiutò anche la tesi nominalista che negava ogni relazione fra
il discorso e la realtà.
Glossae super Porphyrium
1 Viste le ragioni per
le quali le cose né singolarmente né collettivamente prese si posson dire
universali, in quanto l’universale si predica di molti, resta che attribuiamo
l’universalità solo alle parole.
2 Come dunque certi nomi
son detti dai grammatici appellativi, e certi altri propri, cosí dai dialettici
certe espressioni semplici son dette universali, certe altre particolari, ossia
singolari. L’universale è un vocabolo trovato in modo da esser capace di essere
predicato singolarmente di molti, come per esempio il nome uomo è unibile ai
nomi particolari degli uomini, per la natura dei soggetti reali ai quali è
imposto. Il singolare, invece, è quello che è predicabile di uno solo, come per
esempio Socrate, quando è preso come nome di un uomo solo. Se infatti lo si
assume equivocamente, non si ha piú una parola sola, ma molte per il
significato, poiché, secondo Prisciano, molti nomi possono essere impliciti in
un’unica espressione verbale. Quando si descrive l’universale come ciò che si
predica di molti, quel ciò che non solo indica la semplicità dell’espressione
per distinguerlo dai discorsi composti, ma anche l’unità del significato, per
distinguerlo dai termini equivoci.
(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano,
1966, vol. IV, pagg. 774-775)