Con poche
parole Agostino espone il risultato della sua ricerca sulla Trinità.
L’espressione “contemplare con l’intelligenza” mette in evidenza come la
ragione (intelligenza) deve combinare le sua capacità di conoscenza epistemica
con altre forme di conoscenza.
De Trinitate, XV, 39
[...] Inoltre, partendo dalla
creatura, opera di Dio, ho cercato, per quanto ho potuto, di condurre coloro
che chiedono ragione di tali cose, a contemplare con l’intelligenza, per quanto
era loro possibile, i segreti di Dio per mezzo delle cose create e ho fatto
particolarmente ricorso alla creatura ragionevole e intelligente, che è stata
creata ad immagine di Dio, per far loro vedere, come in uno specchio,
per quanto lo possono e, se lo possono, il Dio Trinità, nella nostra memoria,
intelligenza e volontà. Chiunque, con una intuizione viva, vede che queste tre
potenze, in virtú di una intenzione divina, costituiscono la struttura naturale
del suo spirito; percepisce quale cosa grande sia per lo spirito il poter
ricordare, vedere, desiderare la natura eterna ed immutabile, la ricorda con la
memoria, la contempla con l’intelligenza, l’abbraccia con l’amore, certamente
vi scopre l’immagine di quella suprema Trinità. Per ricordare, vedere, amare
quella suprema Trinità deve ad essa riferire tutto ciò che vive perché tale
Trinità divenga oggetto del suo ricordo, della sua contemplazione e della sua
compiacenza. Tuttavia ho mostrato, per quanto mi sembrava necessario, che
questa immagine che è opera della stessa Trinità, che è stata deteriorata dalla
sua propria colpa, si deve evitare di compararla alla Trinità come se le fosse
in tutto simile, ma si deve vedere anche una grande dissomiglianza in questa
tenue somiglianza.
(Agostino, La Trinità, Città Nuova, Roma, 1973, pagg. 693-695)