In questo
brano tratto dal De
vera religione Agostino, partendo dal dubbio, arriva alla scoperta che la
mente umana non può rinunciare all’orizzonte della Verità. All’inizio del brano
troviamo il famoso Noli foras ire (“Non uscire fuori ...”).
De vera religione, XXXIX, 72-73
1 [...] Esamina che cosa mai è ciò che ci
avvince ai piaceri del corpo, e troverai che altro non è se non una certa
armonia, giacché se i disaccordi generano dolore, gli accordi producono
piacere. Riconosci adunque qual è l’accordo perfetto; e non voler uscire da te
stesso per trovarla, la verità abita nell’interno dell’uomo, e se troverai
mutevole la sua natura, trascendi anche te stesso. Ricordati però che nel
trascendere te stesso tu trascendi un’anima razionale, e che quindi tale
superamento tu devi tentarlo mirando colà donde s’accende ogni luce di ragione.
Dove infatti arriva ogni buon ragionatore se non alla verità? La verità non
ritrova se stessa con il ragionamento, in quanto essa è ciò che con il ragionare
si cerca: osserva qui un’armonia superiore ad ogni altra, e fa’ di tutto per
essere anche tu in accordo con essa. Confessa di non essere tu ciò che è la
verità, poiché essa non cerca se stessa; tu invece, cercandola non nello
spazio, ma con l’affetto dell’anima, sei giunto a lei per unirti, come uomo
interiore, con lei, ospite tuo, non con il piacere basso della carne, ma con
una voluttà suprema e spirituale.
2 Se tu non comprendi bene quello che io
dico, e se dubiti che ciò sia vero, guarda almeno se tu non sei sicuro di un
tale tuo dubitare e se ne sei sicuro, cerca donde mai ti derivi tale sicurezza;
non ti si presenterà certo in tale ricerca la luce del Sole materiale, ma la
luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Questa luce non
si può vedere con gli occhi del corpo, né con quelli con i quali ci riferiamo
ai fantasmi, suscitati nell’anima nostra attraverso gli occhi stessi, ma
sibbene tale luce si trova con quell’occhio per cui agli stessi fantasmi si
dice: Voi non siete quello che io cerco, né quello per cui io giudico, e ciò
che tra voi io trovo di brutto, io lo disprezzo, e ciò che di bello, lo
approvo; migliore di questo è però quello in rapporto a cui e disprezzo e
approvo; perciò questo io di gran lunga antepongo non solo a voi fantasmi, ma
anche a tutti i corpi, dai quali io vi ho attinto.
3 A una tale regola, una volta intuita, da’
questa formula: Chiunque comprende di essere in dubbio, vede una cosa sicura
della quale è certo: dunque egli è certo del vero. Pertanto chiunque dubita se
la verità esista, ha in sé alcunché di vero di cui non può dubitare; ora vero
non è tale se non in forza della verità. È necessario dunque che piú non dubiti
della verità chi ha potuto in qualche modo dubitare. Dove tutto ciò si vede
quivi è luce senza spazio locale e temporale, e senza i fantasmi che da tutto
ciò che è nello spazio e nel tempo derivano.
4 Possono forse queste verità venir meno,
anche se scomparissero quelli che ragionano, e andassero a languire
nell’inferno degli uomini carnali? No, perché non è il ragionare che crea la
verità, esso solo la scopre: la verità quindi esiste in sé anche prima che sia
scoperta, ed una volta scoperta essa ci rinnova.
(Agostino, La vera religione, Paravia, Torino, 1945, pagg. 74-75)