La
proposta filosofica marxiana rifiuta ogni forma di umanesimo e ogni filosofia
che si fondi sulle essenze. Essa si presenta come scienza.
L. Althusser, Per Marx
Dal 1845, Marx rompe radicalmente con ogni teoria che fonda la storia e la politica su un’essenza dell’uomo. Questa rottura unica comporta tre aspetti teorici indissociabili:
1) formazione di una teoria della storia e della politica fondata su concetti radicalmente nuovi, cioè su concetti quali formazione sociale, forze produttive, rapporti di produzione, sovrastruttura, ideologie, determinazione in ultima istanza ad opera dell’economia, determinazione specifica degli altri livelli, ecc.;
2) critica radicale delle pretese teoriche di ogni umanesimo filosofico;
3) definizione dell’umanesimo come ideologia.
In questa nuova concezione tutto è strettamente collegato: l’essenza dell’uomo criticata (2) è definita come ideologia (3), categoria che appartiene alla nuova teoria della società e della storia (1).
La rottura con ogni antropologia od ogni umanesimo filosofici non è un particolare secondario: fa tutt’uno con la scoperta scientifica di Marx...
Rifiutando l’essenza dell’uomo come fondamento teorico, Marx rifiuta tutto questo sistema organico di postulati. E bandisce le categorie filosofiche di soggetto, empirismo, essenza ideale ecc., da tutti i campi in cui regnavano. Non soltanto dall’economia politica (rifiuto del mito dell’homo œconomicus, ossia dell’individuo in quanto soggetto dell’economia classica, con facoltà e bisogni ben definiti); non soltanto dalla storia (rifiuto dell’atomismo sociale e dell’idealismo politico-etico); non soltanto dalla morale (rifiuto dell’idea morale kantiana), ma anche dalla filosofia stessa: il materialismo di Marx esclude infatti l’empirismo del soggetto (e il suo rovescio: il soggetto trascendentale) e l’idealismo del concetto (e il suo rovescio: l’empirismo del concetto).
Questa rivoluzione teorica totale ha però il diritto di rifiutare i vecchi concetti solamente in quanto li sostituisce con concetti nuovi... Cosí, quando Marx, nella teoria della storia, sostituisce la vecchia coppia individui-essenza umana con concetti nuovi (come forza di produzione, rapporti di produzione ecc.), in realtà propone al tempo stesso una nuova concezione della “filosofia”. Egli sostituisce agli antichi postulati (empirismo-idealismo del soggetto, empirismo-idealismo dell’essenza) che sono alla base non soltanto dell’idealismo, ma anche nel materialismo pre-marxista, un materialismo dialettico-storico della prassi: vale a dire una teoria dei diversi livelli specifici della pratica umana (pratica economica, pratica politica, pratica ideologica, pratica scientifica) nelle loro articolazioni proprie, fondata sull’articolarsi specifico dell’unità della società umana. Diciamo in due parole che al concetto “ideologico” e universale della “pratica” feuerbachiana Marx sostituisce una concezione concreta delle differenze specifiche che permette di situare ogni pratica particolare nelle differenze specifiche della struttura sociale.
C. Panciarola, Filosofia e politica nel
pensiero francese del dopoguerra, Loescher, Torino, 1979, pagg. 205-207