Il filosofo arabo definisce Dio “il
Primo Esistente” o anche “il Primo”, e si preoccupa di dimostrare la sua
diversità da tutto ciò che esiste, la sua perfezione, il suo essere al di là
delle determinazioni dell’intelletto umano. Da lui tutto procede in una serie
di “ipostasi” fino alla materia.
La Città
dell’Ideale
1 Il Primo Esistente è il fondamento
dell’esistenza di tutto ciò che esiste. Esso è esente da ogni privazione mentre
in tutto ciò che è fuori di Lui ogni privazione può aver luogo, una o piú. Il
Primo ne è perciò libero sotto ogni rapporto.
2 Cosí la sua esistenza è l’Eccellente e il
Primo, né qualsiasi altra esistenza può esser piú eccellente o anteriore alla
sua esistenza. Nell’eccellenza dell’esistenza Egli sta in altissimo luogo e
nella perfezione dell’esistenza nel grado piú elevato. Perciò è impossibile che
alla sua esistenza e alla sua sostanza si mescoli alcun Non-essere.
3 È anche impossibile che Egli (il Primo)
abbia una esistenza soltanto potenziale e non è neppure possibile in alcuna
maniera che Egli non esista. Perciò Egli è nella sostanza e nell’essenza
l’Esistente che dura ab aeterno senza che per essere eterno abbia
bisogno di qualche altro che sostenga la sua sussistenza; nella sua sostanza vi
è già la sufficienza per la sussistenza e la durata della sua esistenza.
[...]
4 E l’ordine di queste esistenze consiste in
ciò che il piú limitato viene per primo e poi un piú elevato e un piú elevato
finché si arriva al piú elevato oltre il quale non si procede. E il piú
limitato è la materia universale; piú elevati sono già gli elementi; seguono
poi i minerali; poi le piante, poi gli animali irrazionali e quindi l’animale
razionale; e dopo l’animale razionale non vi è nulla di piú elevato.
5 Invece presso gli enti sopra ricordati (le
esistenze celesti) viene ordinato come primo il piú elevato; e segue poi quello
piú limitato e poi uno piú limitato finché si giunge al piú limitato tra di
essi; ma l’Eccellente è il Primo. Delle cose separate (dalla materia), dopo il
Primo ve ne sono dieci; ed i corpi celesti sono in tutto nove; e cosí sono tra
tutti diciannove. Ognuno di questi dieci sta nel suo essere e nel suo luogo
solo [...].
(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1966, vol. IV,
pagg. 1060-1062)