Anassagora elaborò la teoria dei semi
invisibili (una realtà che sfugge ai sensi), presenti tutti in tutte le cose, e
di una Mente (Noûs),
che governa il loro movimento.
Frr. 59 A 46, A 77, A 92, A 102, B
12, B 13, B 17 DK (fonti diverse)
Fr. B 17
(Simplicio, Fisica, 163, 18)
1 Nel primo libro della Fisica
Anassagora dice chiaramente che il nascere e il perire sono comporsi e
separarsi. Scrive cosí:
2 “Del nascere e del perire i Greci non
hanno una giusta concezione, perché nessuna cosa nasce né perisce, ma da cose
esistenti [ogni cosa] si compone e si separa. E cosí dovrebbero propriamente
chiamare il nascere comporsi, il perire separarsi”.
Fr. A 102
(Aristotele, Sulle parti degli animali, 687a, 7)
Anassagora dice che l’uomo è il piú sapiente dei viventi
perché ha le mani – ma è ragionevole dire che ha le mani perché è il piú
sapiente. Le mani, in effetti, sono uno strumento e la natura, come un uomo
sapiente, dà ogni cosa a chi può usarla. [...]
Fr A 92
(Teofrasto, De sensu, 27-28)
1 (27) Anassagora [afferma che le
sensazioni] si producono mediante i contrari perché il simile non patisce dal
simile, e tenta di fare un esame dettagliato per ogni sensazione. Il vedere [si
produce] mediante l’impressione della pupilla, ma non si ha impressione in ciò
che è di colore uguale bensí diverso. Per i piú la diversità dei colori si ha
di giorno, per taluni di notte, sicché allora hanno la vista piú acuta. In
genere la notte ha piuttosto colore uguale agli occhi. L’impressione [avviene]
di giorno perché la luce è concausa dell’impressione e il colore dominante
s’imprime sempre sull’altro.
2 (28) Nello stesso modo giudicano il tatto
e il gusto: quel che è caldo e freddo esattamente [come noi] non ci riscalda né
ci raffredda col suo contatto: cosí pure non percepiamo il dolce e l’amaro per
se stessi, ma col caldo il freddo, col salato l’amabile, coll’amaro il dolce,
secondo la mancanza di ciascuno [dei contrari], perché egli afferma che si
trovano tutti in noi. [...]
Fr. A 46
(Aristotele, Della generazione e corruzione, 314a, 18; 314a, 24; Aezio,
I, 3, 5)
1 Anassagora pone come elementi gli
omeomeri, ad esempio l’osso, la carne, il midollo e delle altre cose quelle di
ciascuna delle quali una parte è sinonima [del tutto].
2 Gli Anassagorei par che sostengano una
tesi contraria agli Empedoclei. Empedocle dice che il fuoco, l’acqua e l’aria e
la terra sono quattro elementi, corpi semplici piú che la carne e l’osso e gli
altri simili omeomeri: i discepoli di Anassagora, invece, gli omeomeri li
considerano semplici ed elementi, la terra, il fuoco, l’acqua e l’aria
composti: di questi c’è un’universale riserva seminale.
3 Anassagora, figlio di Egesibulo, di
Clazomene, ha detto che le omeomerie sono princípi delle cose. Gli sembrava un
problema affatto irresolubile che qualcosa potesse prodursi dal non ente e
distruggersi nel non ente. Noi usiamo un cibo semplice e omogeneo, pane e
acqua, e di questo si nutrono i capelli, le vene, le arterie, la carne, i
nervi, le ossa e le altre parti. Di fronte a tale fatto si deve convenire che
nel cibo da noi preso ci sono tutte le cose e che da queste si accrescono tutte
le cose.
4 In quel cibo, quindi, ci sono particelle
produttrici di sangue, di nervi, di ossa e di tutto l’altro: tali particelle si
possono cogliere con la ragione. Non si deve riportare tutto all’esperienza
sensoriale, che cioè il pane e l’acqua producono tutto questo, ma nel pane e
nell’acqua ci sono particelle che si colgono con la ragione. E poiché le parti
esistenti nel cibo sono uguali [ómoia] a ciò che si produce, le chiamò
omeomerie e disse che erano princípi delle cose, e che le omeomerie erano
materia e la causa efficiente intelletto, il quale tutto dispone. Incomincia
cosí: “Insieme erano tutte le cose e l’intelletto le separò e le pose in
ordine”: “cose” disse ciò che ha una realtà. E va accettato perché alla materia
congiunse un artefice.
Fr. B 12
(Simplicio, Fisica, 164, 24; 156, 13)
1 E
poi che “tutte le altre cose <...> è mischiato”. Intorno all’intelletto
ha scritto: “L’intelletto è <...> in misura massima”:
2 Tutte le altre [cose] hanno parte a tutto,
mentre l’intelletto è alcunché di illimitato e di autocrate e a nessuna cosa è
mischiato, ma è solo, lui in se stesso. Se non fosse in se stesso, ma fosse
mescolato a qualcos’altro, parteciperebbe di tutte le cose, se fosse mescolato
a una qualunque. Perché in ogni [cosa] c’è parte di ogni [cosa], come ho detto
in quel che precede: le [cose] commiste ad esso l’impedirebbero di modo che non
avrebbe potere su nessuna cosa come l’ha quand’è solo in se stesso. Perché è la
piú sottile di tutte le cose e la piú pura: ha cognizione completa di tutto e
il piú grande dominio e di quante [cose] hanno vita, quelle maggiori e quelle
minori, su tutte ha potere l’intelletto. E sull’intera rivoluzione l’intelletto
ebbe potere sí da avviarne l’inizio. E dapprima ha dato inizio a tale
rivolgimento dal piccolo, e poi la rivoluzione diventa piú grande e diventerà
piú grande. E le [cose] che si mescolano insieme e si separano e si dividono,
tutte l’intelletto ha conosciuto. E qualunque [cosa] doveva essere e qualunque
fu che ora non è, e quante adesso sono e qualunque altra sarà, tutte
l’intelletto ha ordinato, anche questa rotazione in cui si rivolgono adesso gli
astri, il Sole, la Luna, l’aria, l’etere che si vengono separando. [...]
Fr. B 13
(Simplicio, Fisica, 300, 27)
1 [Aristotele], dice Alessandro, non ha
ricordato Anassagora anche se ha posto l’intelletto tra i princípi, forse,
dice, perché non lo usa nella generazione. Ma che lo usi è evidente, se afferma
che la generazione non è altro che distacco e che il distacco avviene a causa
del movimento e che del movimento causa è l’intelletto. Anassagora infatti dice
cosí:
2 “Dopoché l’intelletto dette inizio al
movimento, dal tutto che era mosso cominciavano a formarsi [le cose] per
separazione, e quel che l’intelletto aveva messo in movimento, tutto si divise.
E la rotazione di quanto era mosso e separato accresceva di molto il processo
di separazione”.
Fr. A 77 (Scholia
in Apollonium Rodium, I, 498)
Lo stesso Anassagora dimostra che la Luna è una terra
piatta, dalla quale pare che sia caduto il leone. Anassagora e Democrito
[ritengono che la Luna] sia un corpo solido infocato che ha in sé pianure,
montagne, burroni.
(I Presocratici, Laterza,
Bari, 19904, pagg. 574-575, 587, 593, 599, 606, 607, 608)