Di fronte
alla posizione di alcuni filosofi, che avevano ritenuto della stessa natura la
sensazione e il pensiero, Aristotele pone il problema dell’errore, che non può
rientrare nell’ambito della sensazione, la quale in quanto tale non può essere
che vera.
De anima, 427a 17-427b 14
[427a] L’anima viene
definita principalmente in base a due caratteristiche: da un lato il movimento
locale e dall’altro il pensiero, l’intelligenza e la sensazione. Sembra che il
pensiero e l’intelligenza siano una specie di sensazione (giacché con ambedue
queste attività l’anima distingue e conosce qualcosa degli esseri), e del resto
gli antichi affermano che l’intelligenza e la sensazione sono la stessa cosa.
Cosí Empedocle ha detto: “in rapporto a ciò che è presente la mente si accresce
negli uomini”, ed in altro luogo: “indi ad essi si presentano sempre diversi
pensieri”. La stessa cosa vuol significare il detto di Omero: “tale è infatti
la mente”. In effetti tutti costoro ritengono che il pensiero sia qualcosa di
corporeo come la sensazione, e che la sensazione come l’intelligenza sia del
simile mediante il simile, come abbiamo detto all’inizio della trattazione.
[427b] Tuttavia essi avrebbero dovuto parlare nello stesso tempo anche
dell’errore, che è la condizione piú caratteristica degli animali, nella quale
l’anima trascorre piú lungo tempo. Necessariamente perciò o, come dicono
alcuni, tutto quello che appare ai sensi è vero, oppure l’errore consiste nel
contatto col dissimile, poiché quest’affermazione è il contrario del principio
che il simile viene conosciuto mediante il simile. Sembra però che, come la
scienza dei contrari è la stessa, cosí lo sia anche l’errore. È poi manifesto
che la sensazione e l’intelligenza non sono la stessa cosa, giacché di quella
partecipano tutti gli animali, e di questa pochi. Quanto al pensiero (che
include quello retto e quello non retto; quello retto è saggezza, scienza e
opinione vera, quello non retto i contrari di questi), neppure esso è la stessa
cosa che la sensazione. In effetti la percezione dei sensibili propri è sempre
vera ed appartiene a tutti gli animali, mentre si può pensare anche falsamente,
ed il pensiero non si trova se non in chi è fornito di ragione.
(Aristotele, L’Anima,
Loffredo, Napoli, 1979, pagg. 177-178)