Aristotele ci
mostra lo stretto legame fra il tempo e il movimento. Infatti il tempo non
sarebbe neppure concepibile se tutto rimanesse immobile. Inoltre egli osserva
che il tempo in quanto tale, essendo ciò che genera il “prima” ed il “poi”,
deve necessariamente rimanere fuori dalle categorie da esso generate,
altrimenti sarebbe un tempo parziale e non il tempo in sé. Infine egli afferma la necessità dell’atto puro come
generatore del movimento.
Metaph., 1071b 3-22; 1073a 3-14
1 [1071b] Poiché si è sopra detto che le
sostanze sono tre, due fisiche ed una immobile: ebbene, dobbiamo parlare di
questa e dobbiamo dimostrare che necessariamente esiste una sostanza eterna ed
immobile. Le sostanze, infatti, hanno priorità rispetto a tutti gli altri modi
di essere, e, se fossero tutte corruttibili, allora sarebbe corruttibile tutto
quanto esiste. Ma è impossibile che il movimento si generi o si corrompa,
perché esso è sempre stato; né è possibile che si generi o si corrompa il
tempo, perché non potrebbero esserci il “prima” e il “poi” se non esistesse il
tempo. Dunque, anche il movimento è continuo come il tempo: infatti il tempo o
è la stessa cosa che il movimento o una caratteristica del medesimo. E non c’è
altro movimento continuo se non quello locale, anzi, di questo, continuo è solo
quello circolare.
2 Se, poi, esistesse un principio motore ed
efficiente, ma che non fosse in atto, non ci sarebbe movimento; infatti è
possibile che ciò che ha potenza non passi all’atto. (Pertanto non avremo alcun
vantaggio se introdurremo sostanze eterne, come fanno i sostenitori della
teoria delle Forme, se non è presente in esse un principio capace di produrre
mutamento; dunque, non è sufficiente questo tipo di sostanza, né l’altra sostanza
che essi introducono oltre le Idee; se queste sostanze non saranno attive, non
esisterà movimento). Ancora, non basta neppure che essa sia in atto, se la sua
sostanza implica potenza: infatti, in tal caso, potrebbe non esserci un
movimento eterno, perché è impossibile che ciò che è in potenza non passi
all’atto. È dunque necessario che ci sia un Principio, la cui sostanza sia
l’atto stesso. Pertanto, è anche necessario che queste sostanze siano scevre di
materia, perché devono essere eterne, se mai esiste qualcosa di eterno. Dunque,
devono essere atto.
[...]
3 È evidente, dunque, da quello che è stato
detto, che esiste una sostanza immobile, eterna e separata dalle cose
sensibili. E risulta pure che questa sostanza non può avere alcuna grandezza,
ma che è senza parti ed indivisibile. (Essa muove, infatti, per un tempo
infinito, e nulla di ciò che è finito possiede una potenza infinita; e, poiché
ogni grandezza o è infinita o è finita, per la ragione che s’è detta, essa non
può avere grandezza finita, ma nemmeno una grandezza infinita, perché non
esiste una grandezza infinita). Risulta, inoltre, che essa è impassibile ed
inalterabile: infatti tutti gli altri movimenti sono posteriori al movimento
locale.
4 Sono evidenti, dunque, le ragioni per cui
la cosa sta in questo modo.
(Aristotele, Metafisica,
Rusconi, Milano, 19942, pagg. 557-559 e pag. 567)