Aristotele, sostanze prime e sostanze seconde
(Categorie, 2a 11-18; 2b 15-17; 2b 30-3a 7)
[2a] [...] “Sostanza” nel senso piú proprio, in primo luogo
e nella piú grande misura, è quella che non si dice di un qualche sostrato, né
è in un qualche sostrato, ad esempio, un determinato uomo, o un determinato
cavallo. D'altro canto, sostanze seconde si dicono le specie, cui sono
immanenti le sostanze che si dicono prime, ed oltre alle specie, i generi di
queste. Ad esempio, un determinato uomo è immanente a una specie, cioè alla
nozione di uomo, e d'altra parte il genere di tale specie è la nozione di
animale. [...]
[2b] [...] la ragione per cui le sostanze prime si dicono
sostanze in massimo grado consiste nel fatto che esse stanno alla base di tutti
gli altri oggetti, e che tutti gli altri oggetti si predicano di esse, oppure
sussistono in esse. [...]
È cosí giustificato, prescindendo dalle sostanze prime, che le
specie e i generi siano i soli tra gli oggetti a dirsi “sostanze seconde”: tra
i predicati, in effetti, essi solo rivelano la sostanza prima. Se qualcuno,
invero, deve spiegare che cos'è un determinato uomo, dà una spiegazione
appropriata fornendo la specie oppure il genere; d'altra parte, dichiarando che
tale oggetto è “uomo”, lo rende piú noto di quanto non faccia dichiarando che è
“animale”. Nel caso invece che costui fornisca una qualche altra nozione,
dicendo ad esempio che un determinato uomo è “bianco” o “corre”, oppure facendo
una qualsiasi altra dichiarazione consimile, avrà dato una spiegazione estranea
all'oggetto. é di conseguenza giustificato che tra gli altri oggetti soltanto
quelli nominati si dicano sostanze. [3a] Oltre a ciò, le sostanze prime
sono sostanze nel senso piú proprio in quanto stanno alla base di tutti gli
altri oggetti. Orbene, precisamente allo stesso modo con cui le sostanze prime
si comportano rispetto a tutti gli altri oggetti, cosí si comportano rispetto a
tutti i rimanenti le specie e i generi delle sostanze prime. In realtà, tutti i
rimanenti oggetti vengono predicati delle specie e dei generi. Tu dirai infatti
di un determinato uomo che è “grammatico”, e quindi dirai pure di uomo e di
animale che è “grammatico”. Lo stesso vale per gli altri casi.
(Aristotele,
Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1973, pagg. 8-10)