In questa
lettura Aron osserva che il comunismo non affascina gli asiatici come eresia
cristiana, ma come vertice filosofico dell’Occidente per il suo razionalismo e
ottimismo.
R. Aron, L’oppio degli intellettuali
[1955]
Il comunismo è una versione sbiadita del messaggio occidentale. Serba, di questo, l’ambizione di trasformare la natura e di migliorare le condizioni degli umili; sacrifica ciò che fu ed è ancora l’anima dell’avventura indefinita: la libertà di ricerca, la libertà di critica e di voto. Subordina lo sviluppo economico ad una pianificazione rigorosa, l’edificazione socialista ad un’ortodossia di Stato.
È necessario dire che la teoria comunista gode di tanto prestigio proprio a causa della sua debolezza intellettuale e incoerenza dottrinale? Una teoria solida e concreta non ignora le incertezze del presente, non esclude la lotta tra i partiti, dà speranza di un progresso continuo e non improvviso, e non libera gli intellettuali asiatici dai loro complessi. La religione secolare conserva la forza e il prestigio del profetismo; agita un ristretto numero di fanatici, che a loro volta agitano e inquadrano le masse, non tanto sedotte dalla rappresentazione dell’avvenire, quanto dalla rivolta contro i mali presenti.
Il contenuto della fede comunista non si distingue sostanzialmente dal contenuto delle altre ideologie, a cui aderiscono gli intellettuali di sinistra di tutto il mondo. Questi restano sulla soglia del partito, ribelli alla disciplina di setta. La minoranza che la oltrepassa, supera dubbi e scrupoli e abbraccia la fede che “solleva le montagne”. I liberali dubitano di se stessi, e si sentono a volte in colpa perché si trovano dalla parte del male (la destra, la reazione, il feudalesimo). Il clima delle università occidentali ha reso gli studenti, provenienti da tutti i paesi del mondo, sensibili alla dottrina marxista-leninista, che non rappresenta l’evoluzione libera della filosofia progressista, ma il suo irrigidimento dogmatico.
Si dice: il comunismo è la prima fede d’origine sostanzialmente europea che sia riuscita a convertire milioni di asiatici. I primi catecumeni erano degli intellettuali.
[...] Il comunismo ha esercitato un cosí grande fascino, non come eresia cristiana, ma in quanto è parso la forma estrema e l’elaborazione suprema della filosofia razionalistica e ottimistica. Esso traduce coerentemente la speranza politica dell’Occidente.
R. Aron, L’oppio degli intellettuali,
Editoriale Nuova, Milano, 1978, pagg. 351-352