A
differenza di molti empiristi e materialisti, Hume riesce a condurre una
critica alla metafisica senza cadere a sua volta in una nuova metafisica. La
filosofia di Hume ha la caratteristica di rimanere programmaticamente aperta.Il
brano sottolinea come questa concezione aperta della filosofia incontri il
favore del “Circolo di Vienna”, che aveva fatto della liberazione della
filosofia e della scienza della metafisica uno dei suoi obiettivi principali.
A.
Attanasio, Introduzione a D. Hume, Dialoghi sulla religione naturale
Il
secolo di Hume “non recepí la sua filosofia” e ciò gli costò “frustrazione e
umiliazione”. Per piú di duecento anni dalla pubblicazione del Treatise
(1739), della filosofia di Hume viene visto soltanto il lato distruttivo.
Ancora nel nostro secolo viene considerata una filosofia “perversa” e Hume uno
scettico “sovvertitore delle credenze naturali o di senso comune”,
intento a “sgonfiare gli inganni metafisici, sia scientifici che teologici”. È
il solo con il neoempirismo logico che si comincia a vedere il lato costruttivo
dell’antimetafisica di Hume: la “demolizione” della metafisica ha in sé i germi
rigogliosi della “costruzione” del “nuovo spirito scientifico”. Hume viene considerato
come uno dei grandi filosofi del passato in grado di parlare al XX secolo. Nel
“manifesto” neopositivista del “Circolo di Vienna” (1929) Hume viene incluso
tra i padri fondatori di questo movimento, e A. J. Ayer commenta: è
“straordinario come molte delle dottrine ora ritenute specificatamente
caratteristiche del positivismo logico fossero già enunciate o perlomeno
anticipate da Hume”. E infatti Language, Truth and Logic (1936) dello
stesso Ayer già dalle prime righe assume come base la demarcazione humiana:
“Come Hume, io divido tutte le proposizioni autentiche in due classi: quelle
riguardanti “"relazioni di idee’’, nella sua terminologia, e quelle
relative a "dati di fatto’’” (Linguaggio, verità e logica,
Feltrinelli, Milano, 1961, pag. 5). Il libro di Ayer, che dopo la Seconda
guerra mondiale ebbe “lo status di una Bibbia filosofica”, viene
considerato da Bertrand Russell quasi un trionfo postumo dello sfortunato Treatise
di Hume: “Come il Trattato di Hume, questo è un libro pieno di
entusiasmo, di spirito iconoclastico, di speranza e di mordente umorismo. Per
fortuna, a differenza del Trattato, è stato anche un successo
editoriale”. Estremamente vicina a Hume è stata anche l’antimetafisica di R.
Carnap, con le sue critiche impietose ai vari “nulla” di Hegel e di Heidegger
(R. Carnap, Il superamento della metafisica mediante l’analisi logica del
linguaggio, “Erkentniss”, 1932, in Il neoempirismo, a cura di A.
Pasquinelli, Utet, Torino, 1969, pag. 521): la metafisica “è ingannevole, in
quanto crea l’illusione di un contenuto che non ha”, e questa illusione è anche
il motivo di fascino che da sempre suscita sugli uomini. Non è perciò vuota di
contenuto, perché “contiene effettivamente qualcosa, solo che questo non ha
valore teoretico”. La metafisica infatti è per Carnap “espressione del
sentimento di vita”, e forse “non è errato supporre che il mito stia
all’origine della metafisica”, né “è errato scorgervi un surrogato della
teologia al livello del pensiero sistematico, concettuale”. La metafisica è anche
surrogato dell’arte, ma “insufficiente” surrogato, perché è “un miscuglio che
risulta tanto inefficiente per la conoscenza, quanto inadeguato per il
sentimento”. Inefficacia conoscitiva, ma anche inadeguatezza, insufficienza per
il sentimento. é la posizione di Hume su metafisica e religione: non servono
alla conoscenza, ma soddisfano i sentimenti.
(D.
Hume, Dialoghi sulla religione naturale, a cura di A. Attanasio,
Einaudi, Torino, 1997, pagg. XXII-XXIV)