Avicebron
analizza la Volontà, forza divina, che pervade l’universo come la luce del
Sole. Essa è anche paragonata a uno scrittore, che scrivendo dà la forma
all’opera. Tutto è mosso dalla Volontà, “fonte della forma”.
Fonte di vita, IV, 31; V, 56
1 La luce che si spande nella materia
emana da un’altra luce che è al disopra della materia, cioè della luce che
esiste nell’essenza della facoltà efficiente; voglio dire della Volontà che fa
passare la forma dalla potenza all’atto. Nella Volontà la forma tutta intera è
in atto rispetto all’agente, e se si dice che essa è (in potenza) è unicamente
in rapporto a ciò che riceve l’azione. Se tu consideri la facoltà della volontà
e le forme che essa possiede in sé, tu vedrai che ciò che la materia universale
ne riceve non è, in paragone di ciò che essa stessa ne possiede, che ciò che
l’aria riceve dalla luce del Sole; poiché la luce che si spande nell’aria è ben
poca cosa in paragone alla luce che si trova nel Sole stesso, e tale
precisamente è il rapporto della forma della materia a quella della volontà. Ma
la seconda luce (sola) è chiamata forma, e non la prima, poiché la seconda è
portata dalla materia e le serve di forma mentre la prima non è portata da
nulla e per conseguenza non serve di forma a nulla.
[...]
2 Definire la Volontà è cosa
impossibile; ma, in base a quanto precede, essa può esser descritta come una
facoltà divina che fa la materia e la forma e le riunisce, che penetra
dall’alto nel basso come l’anima penetra nel corpo e vi si spande, che muove
tutto e conduce tutto.
[...]
3 La Volontà, che agisce, può essere
paragonata allo scrittore; la forma, prodotto dell’azione, è come la scrittura,
e la materia che loro serve di substrato è come la tavola o la carta.
[...]
4 La Volontà è la fonte della forma
dell’intelletto il quale è la forma perfetta; è la Volontà che opera tutto e
mette tutto in movimento. La creazione delle cose da parte del Creatore
Altissimo, cioè la maniera in cui la forma esce dalla Fonte prima, che è la
Volontà, e si spande sulla materia può paragonarsi alla maniera in cui l’acqua
esce dalla sua fonte e si spande a poco a poco su ciò che le è dappresso;
soltanto procede senza interruzione, senza arresto, senza movimento e senza
tempo.
(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1966, vol. IV,
pagg. 1128-1130)