Presentiamo la
celebre dottrina di Avicenna sulla distinzione fra essenza ed esistenza, che,
reinterpretata da Tommaso d’Aquino, sarà il fondamento della metafisica
tomista. L’essenza delle cose è il loro “non-essere-ancora” o “essere
possibile”. L’esistenza delle cose è il loro passare all’essere,
diventare un essere reale. Questa distinzione riguarda tutte le cose esistenti
eccetto l’Uno.
La guarigione, Tr. VIII, v. Horten
1 Perciò anche il venire ad esistere nel
tempo, il provenire da un assoluto non-essere come un immediato eterno
venire-ad-essere, è impossibile e non ha alcun senso. Quel dopo che si trova
nel processo senza principio del venire-ad-essere della cosa è il dopo secondo
l’essenza. La determinazione che ad una cosa appartiene in base alla sua
semplice essenza è prima di quella che le proviene da un’altra cosa. Quando
cosí a una cosa proviene la esistenza e la necessità da un’altra essenza,
allora essa per se stessa possiede il non-essere e la possibilità. Il suo
non-essere è allora prima della sua esistenza e la sua esistenza è dopo del suo
non-essere in un prima e un dopo secondo l’esistenza.
2 Tutte le cose ad eccezione del Primo
Ente, dell’Uno e dell’Esistente vengono ad essere dopo che esse non furono e questo
non-essere corrisponde alla loro intima essenza.
(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1966, vol. IV,
pagg. 1079-1080)