Come
il primato della struttura economica costituisca la vera essenza dell'apparenza
politica. Gli uomini come individui contanto, hegelianamente, ormai poco,
ma l'apparenza della politica finge comunque una essenzialità che in
realtà è più profonda e legata alle contingenze economiche,
impersonali e universali, contrapposte fatalmente all'essenza dei singoli
individui.
Noi dobbiamo la nostra vita alla differenza tra la struttura economica del tardo industrialesimo e la facciata politica. Si tratta di una differenza di poco conto per la critica teoretica: il carattere apparente della cosidetta opinione pubblica, il primato dell'economia nelle vere decisioni, si lascia dimostrare dovunque. Ma per innumerevoli individui questo velo sottile ed effimero è il fondamento di tutta l'esistenza. Proprio coloro dal cui pensiero e dalle cui azioni dipende ciò che solo è essenziale: un mutamento, devono la propria esistenza all'inessenziale, all'apparenza, a ciò che, dal punto di vista della grandi leggi dello sviluppo storico, può accadere o non accadere per puro caso. Ma ciò non mette in questione l'intero rapporto essenza-fenomeno? Commisurato al concetto, l'individuale è diventato di fatto così nullo e insignificante come era stato definito in anticipo dalla filosofia di Hegel; ma sub specie individuationis la contingenza assoluta, la sopravvivenza tollerata e direi quasi abnorme, è l'essenziale. Il mondo è il sistema dell'orrore: ma gli fa ancora troppo onore chi lo concepisce in tutto e per tutto come sistema, perché il suo principio unificatore è lo sdoppiamento, ed esso concilia solo in quanto attua la perfetta inconciliabilità di universale e particolare. La sua essenza è l'inessenza: ma la sua apparenza, la menzogna mercè la quale sussiste, è l'esponente della verità.
(Th. W. Adorno, Minima Moralia (meditazioni della vita offesa), Torino, Einaudi, 1994, p. 129, traduzione di Renato Solmi)