L'esasperazione
della tecnica e le leggi del mercato promettono una nuova utopia: quella di
rendere il lusso fruibile a tutti.
77. Vendita all'asta. La tecnica scatenata elimina il lusso, non perché faccia del privilegio un diritto di tutti, ma perché sollevando lo standard generale, toglie la possibilità della soddisfazione e della realizzazione. Il rapido che traversa il continente in tre notti e due giorni, è un vero miracolo, ma il viaggio non ha nulla dello splendore sbiadito del train bleu. Tutto ciò che costituiva il piacere del viaggio, dal saluto d'addio dal finestrino aperto, alle premure degli inservienti, al cerimoniale del pranzo, il senso costante di un favore speciale che non sottrae nulla a nessuno, è sparito, insieme alla gente elegante che passeggiava sui perrons prima della partenza, e che oggi cercheremmo invano anche nelle halls degli hotels di maggiori pretese. L'eliminazione della scaletta esterna fa intendere al viaggiatore, ache nell'espresso più costoso, che deve obbedire come un prigioniero alle rigide disposizioni della compagnia. Essa gli dà, è vero, l'esatto equivalente del suo denaro, ma nulla che non sia determinato come esigenza media. [...] Così il lusso è svuotato del suo significato. Poiché, nella fungibilità universale, la felicità è legata - senza eccezione - a ciò che non è fungibile. Nessuna aspirazione umanitaria, nessun ragionamento formale potrà separarla da fatto che l'abito meraviglioso è portato da una sola, e non da ventimila. L'utopia del qualitativo si rifugia, sotto il capitalismo, nel carattere di feticcio: in ciò che, per la sua unicità e differenza, non entra nel dominante rapporto di scambio. Ma questa promessa di felicità insita nel lusso presuppone a sua volta il privilegio, l'ineguaglianza economica, cioè la società fondata sulla fungibilità universale. Così il qualitativo diventa un caso speciale della quantificazione, il non fungibile fungibile, il lusso comfort e, da ultimo, gadget senza senso.
(Th. W. Adorno, Minima Moralia (meditazioni della vita offesa), Torino, Einaudi, 1994, pp. 137-138, traduzione di Renato Solmi)