ADORNO, Contro l'antisemitismo
I gruppi antisemiti provenivano in larga misura da strati sociali esprimenti un duplice rifiuto: da un lato contro il socialismo, dall'altro contro ciò che ai loro occhi era clericalismo. Essi abbinavano una certa resistenza con-tro poteri convenzional-conservatori a quella contro il movimento operaio. In Austria questo aspetto era particolarmente sviluppato: chi non era cristia-no-sociale o socialdemocratico, tendeva automaticamente al popolarismo tedesco e quindi all'antisemitismo. Io ritengo che questa mentalità continui a esistere ancora oggi. Le strutture fondamentali dei raggruppamenti politici hanno una curiosa longevità che evidentemente travalica le immani tragedie che abbiamo già vissuto. Di conseguenza gli argomenti di tipo religioso si trovano facilmente in svantaggio ideologico rispetto a persone che vivono comunque in una sfera che non si lascia avvicinare da quella religiosa e che di essa fiuta soltanto la fittizia pretesa di dominio oltramontano. Anche i gruppi religiosi (...) dovrebbero cercare di combattere l'antisemitismo sul suo stesso terreno; da un lato, quindi, contribuire a impedire il costituirsi di strutture caratteriali antisemite, dall'altro riallacciarsi, là dove queste già esistono, a ciò che sappiamo del conscio e dell'inconscio degli antisemiti, andando anche oltre, ma non sem-plicemente affermare, o addirittura propagare il loro punto di vista. E ciò mi spinge a soffermarmi sulla posizione da assumere rispetto ai problema della propaganda nel suo complesso. Consentitemi di premettere un po' accentuatamente una tesi: l'antisemitismo è un mezzo di comunicazione di massa nei senso che prende spunto da inconsci istinti, conflitti, inclinazioni, tendenze per rafforzarli e manipolarli anziché rischiararli ed elevarli al livello di coscienza. È un potere completamente antiilluministico e, malgrado il suo naturalismo, si è da sempre collocato in contrasto stridente con l'illuminismo continuamente e ripetutamente biasimato in Germania. Questa struttura è comune alla superstizione, all'astrologia, che cerca anch'essa di potenziare e sfruttare gli istinti inconsci, e a ogni propaganda; fa sempre la stessa cosa. Di conseguenza, ciò che si chiama metodo propa-gandistico parte già in svantaggio rispetto all'antisemitismo. Io considero proprio questo cristallizzarsi razionale di tendenze irrazionali, la loro confer-ma o riproduzione attraverso varie forme di comunicazione di massa, oggi, una delle forze ideologiche più pericolose nella società contemporanea.
In occasione di uno studio contro l'astrologia commerciale nelle rubriche dei giornali, che ho pubblicato qualche tempo fa, un noto psicologo, senza nominarmi esplicitamente, ha polemizzato con me rimproverandomi di sopravalutare queste cose innocue, e sostenendo che sarebbe bello se l'astrologia servisse a convincere gli uomini a essere gentili gli uni con gli altri e un po' più cauti nella guida. Non voglio sopravalutare l'importanza della astrologia, ma vorrei altresì ammonire a non sottovalutarla. La tenden-za a non rischiarare quanto cova nell'inconscio, ma a manipolarlo e porlo al sevizio di interessi particolari è presente anche nel pregiudizio antisemita. Io potrei fornirvi la prova che esiste, fin nei più piccoli particolari, una con-comitanza strutturale tra, mi si conceda il termine, "gli stereotipi astrologici" e gli "stereotipi antisemiti", e che i meccanismi di cui qui si tratta sono nel contempo le costanti della psicologia pubblicitaria. Si potrebbe dire che l'antisemitismo è l'ontologia della reclame.
(T. Adorno, Contro l'antisemitismo)