Benda, Particolare e universale

Gli intellettuali una volta avevano il culto degli universali, ma il “chierico moderno” ha compiuto un capovolgimento dei valori. In ciò Benda vede la fine della cultura greca e il trionfo di quella tedesca.

 

J. Benda, La Trahison des clercs [Il tradimento dei chierici, 1927]

 

Il culto del particolare e il disprezzo dell’universale è un rovesciamento dei valori che caratterizza l’insegnamento del chierico moderno in maniera generale e che egli proclama in un ordine di pensiero ben piú elevato di quello politico. Si sa che la metafisica adottata da venti anni da quasi tutti coloro che pensano o fanno professione di pensare colloca come stato supremo della coscienza umana quello – la “durata” – nel quale arriviamo ad afferrare ciò che c’è di piú individuale in noi, di piú distinto da tutto ciò che non è noi, e a liberarci da quelle forme di pensiero (concetto, ragione, usi linguistici) attraverso le quali non possiamo conoscerci se non in ciò che ci accomuna agli altri; si sa che pone come forma superiore della conoscenza del mondo esterno quella che coglie ogni cosa in ciò che ha di unico, di distinto da ogni altra e ha solamente disprezzo per la mente che cerca di scoprire enti generali. Tocca al nostro tempo di vedere questo fatto fino ad oggi sconosciuto, almeno nella misura in cui lo vediamo noi: la metafisica che predica l’adozione del contingente e il disprezzo dell’eterno. Niente ci mostra meglio quanto sia profonda nel chierico moderno la volontà di magnificare il lato reale, – pratico – dell’esistenza e di sottovalutare quello ideale o piú propriamente metafisico. Ricordiamo che questa venerazione dell’individuale è, nella storia della filosofia, l’apporto di pensatori tedeschi (Schlegel, Nietzsche, Lotze), mentre la religione metafisica dell’universale (unita anche a un certo disprezzo dello sperimentale) è soprattutto un’eredità lasciata dalla Grecia allo spirito umano; cosicché anche in questo, e in ciò che ha di piú profondo, l’insegnamento del chierico moderno segna il trionfo dei valori germanici e il fallimento dell’ellenismo.

Infine vorrei segnalare un’altra forma, e non delle meno interessanti, che assume nei chierici questa predicazione del particolarismo: mi riferisco alla loro esortazione a considerare qualsiasi cosa solo in quanto è nel tempo, vale a dire solo in quanto costituisce una successione di stati particolari, un “divenire”, una “storia”, e mai in quanto, fuori dal tempo, in questa successione di casi distinti, si presenta come permanente; intendo soprattutto alludere alla loro affermazione secondo cui solo questo modo di vedere le cose sotto l’aspetto storico è serio, è filosofico, mentre il bisogno di vederle sub specie aeternitatis è una forma del gusto infantile per i fantasmi e fa sorridere.

 

J. Benda, Il tradimento dei chierici, Einaudi, Torino, 19762, pagg. 131-133