In questo brano, Jeremy
Bentham, sostenitore di una morale utilitaristica, stabilisce alcuni criteri
con i quali procedere per il calcolo morale. Valutando piaceri e dolori secondo
determinati parametri è possibile stabilire con più sicurezza che cosa è utile
e vantaggioso per l’uomo e cosa no.
Se si esaminerà il valore di un piacere considerato in se stesso e in
relazione con la stessa persona, lo si troverà dipendere da quattro
circostanze: la sua intensità, durata, certezza, prossimità; e dalle
stesse circostanze dipende anche il valore di un dolore. Ma, in fatto di dolori
o piaceri, non basta esaminare e il valore,
come se fossero isolati e indipendenti: dolori e piaceri possono aver
conseguenze, che a loro volta saranno altri dolori e altri piaceri. Se si vuole
dunque calcolare la tendenza di un
atto che sia fonte di un dolore o di un piacere immediato, bisogna far entrare
nella stima due circostanze nuove: la sua fecondità
e purezza.
Trattandosi di fare tale stima relativamente al una collettività, bisogna
aggiungere ancora una circostanza: la estensione,
cioè il numero di persone che si devono trovare impressionate da quel piacere o
dolore.
Si vuole valutare un'azione? bisogna seguire minutamente tutte le
operazioni testè indicate. Sono gli elementi del calcolo morale. Questa teoria del calcolo morale non è stata esposta mai chiaramente: ma in pratica è
stata sempre seguita, ogni qualvolta almeno gli occhi degli uomini hanno avuto
idee chiare del proprio interesse.
[G. Bentham, Principi di morale e
di legislazione]
Note: (1) Per fecondità di un piacere o dolore si intende la sua capacità di produrne altri; (2) Per purezza si intende il piacere che esclude ogni dolore; (3) Per estensione si intende il fatto che si estenda anche ad altri individui.