Per Berkeley l'unica sostanza
possibile è “lo Spirito o ciò che percepisce”. Dal momento che tutte le qualità
degli oggetti esistono in quanto idee percepite con i sensi, sarebbe
contraddittorio che esse poggiassero su una sostanza inerte (la materia) non in
grado di percepire: la sostanza materiale, pertanto, non esiste.
G. Berkeley, Trattato sui
principi della conoscenza umana, Parte prima
Da quel che è stato detto segue
che non c'è altra sostanza che lo Spirito, o ciò che percepisce. Ma per
una prova piú piena di questo punto, consideriamo che le qualità sensibili sono
il colore, la figura, il movimento, l'odore, il gusto, e simili, cioè le idee
percepite con i sensi. Ora, per un'idea esistere in una cosa non percipiente è
una contraddizione manifesta: giacché aver un'idea è tutt'uno con il
percepirla; quindi ciò in cui esistono colore, figura e qualità simili, deve
percepirle; perciò è chiaro che non può esserci nessuna sostanza non pensante o
substratum [“sostrato”] di quelle idee.
[...]
Ci sono alcuni che fanno
distinzione tra qualità primarie e secondarie: con le prime essi
intendono l'estensione, la figura, il movimento, la quiete, la solidità o
l'impenetrabilità e il numero; con le seconde essi denotano tutte le altre
qualità sensibili, come i colori, i suoni, i gusti e cosí via. Le idee che
abbiamo di queste, essi riconoscono che non sono le rassomiglianze di cosa
esistente fuori della mente o non percepita; ma sosterranno che le nostre idee
delle qualità primarie sono modelli o immagini di cose che esistono fuori della
mente, in una sostanza non pensante che essi chiamano materia. Per
materia, quindi, abbiamo da intendere una sostanza inerte e insensibile, nella
quale esistano attualmente l'esistenza, la figura e il movimento. Ma è evidente
da quanto abbiamo già mostrato, che l'estensione, la figura e il movimento sono
soltanto idee esistenti nella mente, e che un'idea non può essere simile a
nient'altro che a un'idea, e che conseguentemente né essi né i loro archetipi
possono esistere in una sostanza non percipiente. Quindi è chiaro che proprio
la nozione di ciò che è chiamato materia o sostanza corporea
involge in sé una contraddizione.
(Grande Antologia Filosofica,
Marzorati, Milano, 1968, vol. XIII, pagg. 718-719)