Secondo
Bernstein la concezione materialistica della storia deve oggi essere applicata
nella sua formulazione piú avanzata, che tenga conto di tutti i fattori in
causa. Un determinismo rigido sarebbe controproducente.
E. Bernstein, Socialismo e socialdemocrazia
Chi oggi applica la teoria materialistica della storia ha l’obbligo di applicarla nella sua forma piú sviluppata e non in quella primitiva; ha l’obbligo, cioè, di tener pienamente conto, oltre che dello sviluppo e dell’influsso delle forze produttive e dei rapporti di produzione, anche delle concezioni morali e giuridiche, delle tradizioni storiche e religiose di ciascuna epoca, degli influssi dei fattori geografici e di tutti gli altri fattori naturali, di cui del resto fa parte anche la natura dell’uomo stesso e delle sue attitudini spirituali. E ciò va tenuto presente in particolar modo quando non si tratta piú semplicemente di esplorare le epoche storiche passate, ma di progettare gli sviluppi futuri, quando cioè la concezione materialistica della storia deve servire come strumento di orientamento per il futuro.
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Si fa piú male che bene al materialismo storico quando si respinge sdegnosamente, tacciandola a priori di eclettismo, la risoluta accentuazione di influssi che non siano di natura puramente economica, e la considerazione di fattori economici che non siano la tecnica produttiva e il suo previsto sviluppo. L’eclettismo – la selezione tra differenti spiegazioni e metodi di trattazione dei fenomeni – spesso non è che la reazione naturale alla pressione dottrinaria di chi pretende di dedurre tutto da un’unica causa e trattare tutto secondo un unico e medesimo metodo. Tutte le volte che tale pressione si fa soffocante, la mentalità eclettica erompe con violenza elementare. È la ribellione del buon senso contro la tendenza innata di ogni dottrina a comprimere il pensiero in una camicia di forza.
E. Bernstein, Socialismo e socialdemocrazia,
Laterza, Bari, 1968, pagg. 34-37