Proponiamo
alcuni brani del filosofo Ernst Bloch (1885-1977), che ha ripreso le tesi di
Lunaciarskij in ambito marxista, sviluppandole con ampiezza di conoscenze e
mettendo in evidenza aspetti originali. Egli è
importante soprattutto per l’analisi della dimensione utopica, propria
dell’uomo e presente sia nel cristianesimo sia nel marxismo. Dopo la Prima
guerra mondiale Bloch divenne comunista e, in seguito all’avvento al potere di
Hitler, fuggí dalla Germania. Dopo la guerra, ritornato in patria, egli scelse
di risiedere nella parte orientale della Germania, sotto regime comunista. Qui
scrisse la sua opera piú importante Il
principio speranza. Per le sue idee perse l’incarico d’insegnamento e alla
fine andò ad abitare nella parte occidentale. In questo brano, dopo aver
tessuto l’elogio di Hegel, Bloch passa a trattare del marxismo e nota che
questa filosofia è l’unica in grado di incamminare l’umanità verso il passaggio
dalla preistoria alla storia, cioè verso la realizzazione dell’utopia.
E. Bloch, Dialettica e speranza
Il razionale può divenir reale, e il reale razionale;
questo dipende dalla fenomenologia o storia dell’esperienza della vera azione.
Questo è l’operare del vero o il compimento della sua preistoria che dura ancor
oggi, è mutamento del mondo conforme alla sua concettuale tendenza
dialettico-materiale, è concordanza della teoria-prassi umana con una realtà
effettuale in armonia con se stessa. La contemplazione passiva non ha qui
luogo: al contrario, il sapere, per il quale teoreticamente non v’è limite,
nella liberazione socialista, nello spezzare la servitú e il dominio della
necessità, deve servirsi praticamente dell’ostacolo. Il marxismo si differenzia
qualitativamente soprattutto qui da qualsiasi precedente filosofia, quindi
anche da quella hegeliana alla quale è piú vicino. Poiché con un balzo verso il
nuovo, di cui la storia non presentava sino ad ora esempio, comincia per mezzo
di Marx – con la continuazione e insieme il superamento di Hegel – la
trasformazione della filosofia in filosofia della trasformazione del mondo. La
filosofia non è piú filosofia se non è dialettico-materialista, ma deve
egualmente restar fermo ora e nell’avvenire. il materialismo dialettico non
è tale se non è filosofico, cioè se non procede in vasti aperti orizzonti.
Questo procedere è un lavoro teorico-pratico contro l’estraneazione, cioè per
l’alienazione dell’alienazione, quindi per la manifestazione di ciò che è
nativo, in cui il nucleo o l’essenziale dell’uomo e del mondo può finalmente
cominciare a manifestarsi. E proprio in questo tempo, su questa terra,
nell’ambito del nostro finalmente raggiungibile contenuto di libertà. A questo
conduce, senza coscienza del problema, anche la preistoria sino ad ora trascorsa,
ma la storia consapevolmente costruita possiede il suo tema determinante nel
costantemente meditato, mediatamente anticipato contenuto-totum del regno della
libertà. Parziali realizzazioni del disegno, configurazioni
realistico-simboliche, hanno già caratterizzato questo reale “verso dove” e
“con che scopo”. È il semplice che è difficile da realizzare, l’essere-per-sé,
le cui vie debbono venir conquistate, la cui eccellenza esige valore. Quanto
piú urgente è il dominio dei mezzi che conducono a questo fine tanto piú esso è
evidente: divenire oggetto dei soggetti, mediazione soggettiva degli oggetti.
Questo fine di un’esistenza umanizzata fu come desiderio sempre vicino ma come
presenza sempre utopisticamente lontano. Il positivo movimento verso la sua
realizzazione effettuale è iniziato ora, finalmente, in modo consapevole,
contro l’alienazione di tutti gli uomini e di tutte le cose, per il
giungere-a-se-stesso dell’essere-se-stesso. Il socialismo, liberando da tutte
le condizioni dell’esistenza che portano in sé l’impronta del lavoro alienato,
libererà l’intera società dall’alienazione e creerà con questo le basi per
tutto un mondo come patria dell’umanizzazione. Dai tempi piú antichi la mèta
della ricerca della felicità – che l’interiore diventi esterno e l’esterno come
l’interiore – non abbellisce e non conchiude, come in Hegel, il mondo
esistente, ma è collegata invece con quello non ancora presente, con le qualità
del reale cariche di futuro.
E. Bloch, Dialettica e speranza,
Vallecchi, Firenze, 1967, pagg. 170-172