Secondo
Maurice Blondel dobbiamo costruire una scienza dell’azione, le cui
caratteristiche devono essere la pretesa di totalità e la possibilità della
verifica pratica.
M. Blondel, L’azione, trad. it. a c. di
R. Crippa, La Scuola, Brescia, 1970, pagg. 10-28
Dobbiamo costruire una scienza dell’azione: scienza che non sarà tale se non sarà totale, perché qualunque maniera di pensare e di vivere deliberatamente implica una soluzione completa del problema dell’esistenza; scienza che non sarà tale se non determinerà per tutti una soluzione unica, esclusiva di tutte le altre. Giacché, per essere scientifiche, le mie ragioni non debbono avere per me piú valore di quanto non ne abbiano per gli altri, né lasciare luogo a conclusioni diverse dalle mie. In questo ancora il metodo diretto di verifica pratica vuole essere completato; rimane da mostrarlo.
[...] V’è nell’illusorio, nell’immaginario e persino nel falso, una realtà, qualcosa di vivo e di sostanziale che prende corpo negli animi umani, una creazione di cui nessuna filosofia ha tenuto sufficientemente conto. Questo importa: raccogliere, unire e portare a compimento, quasi membra che, separate, periscono, tante sparse aspirazioni allo scopo di edificare, attraverso l’infinità degli errori e grazie a essi l’universale verità, quella che vive nel segreto d’ogni coscienza e dalla quale l’uomo non si separa mai.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. I, pagg. 761-766