La
penetrazione nel mondo del sub-atomico è come i grandi viaggi dei tempi di
Colombo e ciò che ritenevamo ormai risolto da tempo ci ha riservato
“incredibili sorprese”.
N. Bohr, I quanti e la vita, trad. di
P. Gulmanelli, Boringhieri, Torino, 1974, II rist., pagg. 48-50
Si pensi all’ammonizione perentoria circa la relatività di ogni umano giudizio, che negli anni recenti ci è venuta dalla revisione dei presupposti che stanno alla base dell'uso non ambiguo dei concetti anche piú elementari come lo spazio e il tempo, revisione la quale, nel rendere manifesta la dipendenza essenziale di ogni fenomeno fisico dallo stato dell'osservatore, ha largamente contribuito all'unità e bellezza dell'attuale descrizione dell'universo.
Mentre l'importanza che queste grandi conquiste hanno per il nostro orientamento generale è comunemente riconosciuta, non si può forse dire altrettanto per l’imprevista lezione epistemologica che ci è venuta negli ultimi anni dall'aprirsi di nuovi campi di ricerca per la fisica. La nostra penetrazione nel mondo degli atomi, fin qui chiuso agli occhi dell'uomo, è in realtà un'avventura paragonabile ai grandi viaggi di scoperta dei circumnavigatori e alle esplorazioni degli astronomi nelle profondità degli spazi celesti. Com’è ben noto, il meraviglioso sviluppo dell'arte della sperimentazione fisica non solo ha cancellato del tutto la vecchia credenza secondo cui la grossolanità dei nostri sensi ci avrebbe per sempre impedito di attingere direttamente ai singoli atomi, ma ha perfino mostrato che gli atomi sono costituiti da corpuscoli ancora piú piccoli, che possono venire isolati e studiati separatamente. Nello stesso tempo abbiamo appreso, tuttavia, che le leggi naturali precedentemente note, di cui è costituito il grandioso edificio della fisica classica, sono valide solo per quei sistemi che comprendono un numero praticamente infinito di atomi. Infatti le nuove conoscenze sul comportamento dei singoli atomi o componenti atomici hanno rivelato l'esistenza di un limite imprevisto alla suddivisione di ogni azione fisica, il cui significato supera di gran lunga la vecchia dottrina della limitata divisibilità della materia e attribuisce a ogni processo atomico un peculiare carattere d'individualità. Questa scoperta ha, in effetti, offerto una base affatto nuova alla comprensione della stabilità intrinseca della struttura atomica la quale, in ultima analisi, condiziona le regolarità che si manifestano in ogni ordinaria esperienza.
L'illustrazione piú chiara del cambiamento radicale introdotto dallo sviluppo della fisica atomica nel nostro atteggiamento circa la descrizione della natura sta forse nel fatto che anche il principio di causalità, fin qui ritenuto fondamento indiscutibile di ogni interpretazione dei fenomeni naturali, si è rivelato incapace di abbracciare anche le regolarità caratteristiche dei processi atomici individuali. Ognuno comprende che i fisici devono aver avuto ragioni fortissime per rinunciare all'idea di causalità; d'altra parte, nello studio dei fenomeni atomici abbiamo visto ripetutamente problemi, ritenuti definitivamente risolti da lungo tempo, riservarci le piú incredibili sorprese. Sono ben noti quei misteriosi aspetti delle piú elementari proprietà della luce e della materia, che hanno impegnato i fisici negli ultimi anni. Le contraddizioni incontrate in questo campo sono in effetti non meno acute di quelle che al principio del secolo diedero origine alla teoria della relatività e, come allora, hanno trovato soluzione solo attraverso un piú attento esame dei limiti imposti dalle nuove esperienze all'uso coerente dei concetti impliciti nella descrizione dei fenomeni.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. IV, pagg. 887-888