La lezione
della fisica atomica e della biologia dimostrano le notevoli possibilità di
adattarsi all’ambiente da parte di un organismo. Però è impossibile trattare
l’argomento su di una base esclusivamente fisica. È bene chiedere aiuto alla
psicologia.
N. Bohr, I quanti e la vita, trad. di
P. Gulmanelli, Boringhieri, Torino, 1974, II rist., pagg. 69-73
Per illustrare l'argomento possiamo in breve richiamare il vecchio problema del libero arbitrio. Da quanto è già stato detto risulta evidente che il termine volontà è indispensabile a una descrizione completa dei fenomeni psichici, ma il problema è di stabilire fino a che punto è possibile parlare di libertà di agire in rapporto alle nostre possibilità. Finché ci si attiene a rigidi principi deterministici, l’idea di una simile libertà è evidentemente esclusa. Tuttavia la lezione generale della fisica atomica e, in particolare, la portata limitata della descrizione meccanicistica dei fenomeni biologici suggeriscono che la capacità dell'organismo di adattarsi all'ambiente include il potere di scegliere il modo piú adatto al raggiungimento di questo scopo. Poiché è impossibile giudicare della questione su una base puramente fisica, è della massima importanza riconoscere che l’esperienza psicologica può offrire informazioni piú pertinenti su questi problemi. Il punto decisivo è che, se tentiamo di predire che cosa un’altra persona deciderà di fare in una data situazione, non solo dobbiamo cercare di conoscere tutto di lui, compresa la storia della sua vita per ciò che può aver contribuito alla formazione del suo carattere, ma dobbiamo renderci conto che ciò cui noi tendiamo in fondo è di mettere noi stessi al suo posto. Naturalmente è impossibile dire se una persona vuole fare una cosa perché crede di potere, o se può perché lo vuole; ma non credo ci siano dubbi che ognuno di noi ha la sensazione di potere, per cosí dire, decidere per il meglio in ogni circostanza. Dal punto di vista della descrizione oggettiva non si può aggiungere o togliere nulla, e in questo senso possiamo, sia in senso pratico che logico, parlare di libertà di volere in termini che lascino adito a parole come responsabilità e speranza, che, come altre parole indispensabili al colloquio umano, non sono di per sé suscettibili di definizione separata.
Queste considerazioni ci riportano alle implicazioni epistemologiche della lezione che ci è derivata dagli sviluppi della fisica circa la nostra posizione di fronte al problema dell'osservazione. In cambio della nostra rinuncia a quanto solitamente si pretende dall'interpretazione di tipo classico, acquistiamo mezzi logici atti a comprendere campi piú vasti di esperienza, richiedenti un'attenzione particolare sulla scelta del punto di separazione tra oggetto e soggetto. Poiché nella letteratura filosofica si fa spesso riferimento a diversi gradi di oggettività o soggettività o anche di realtà, si osservi che la nozione di soggetto ultimo e concezioni come quelle del realismo e dell’idealismo non trovano posto nella descrizione oggettiva, quale noi l’abbiamo definita; ma questa circostanza ovviamente non implica alcuna limitazione per l'indagine che ci siamo prefissa.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. IV, pagg. 889-890