In questa
lettura il filosofo inglese mette in
evidenza alcune importanti caratteristiche del simbolo ed arriva ad affermare
che “La carta e l’inchiostro tagliano la gola agli uomini”.
F. H. Bradley, The principles of Logic
[I princípi della logica], London, 1883, pagg. 2-4; trad. it. di
Costanza Arato, Garzanti, Milano 1951
Un simbolo è un fatto che sta in luogo di qualche altra cosa, e con questo, possiamo dire, a un tempo perde e guadagna, si degrada e s’esalta. Nel venire usato come un simbolo rinunzia alla individualità e all’indipendenza. Ciò che importa non è che proprio questa rosa o questo non-ti-scordar-di-me, e nessun altro, sia stato scelto. Noi lo offriamo, o lo prendiamo, in virtú del suo significato; e quello può risultare vero o falso quando già da gran tempo il fiore non esiste piú. La parola muore mentre viene formulata ma il suono particolare della mera pulsazione non aveva alcun valore per le nostre menti. La sua esistenza si perdeva nel parlare e nella sua significanza. La carta e l’inchiostro sono fatti unici e con qualità ben definite. Non vi sono altri fatti nel mondo che siano precisamente la stessa cosa. Però, nel leggere non afferriamo la carta o l’inchiostro, ma ciò che rappresentano; e finché stanno soltanto in luogo di questo, la loro esistenza particolare viene completamente trascurata. Un fatto preso come simbolo cessa pertanto di essere fatto. Non si può piú dire che esista per virtú propria, la sua individualità si perde nel suo significato universale. Non è piú un sostantivo, ma diventa l’aggettivo che risulta vero di un altro sostantivo. Ma, d’altra parte, il cambiamento non è del tutto in perdita. Col sommergere la sua qualità particolare in un significato piú ampio, può uscire da sé e stare in luogo di altri. S’infiltra ed esercita la sua influenza su un mondo nel quale altrimenti non potrebbe penetrare. La carta e l’inchiostro tagliano la gola agli uomini, e il tumore d’un respiro può scuotere il mondo.
Novecento filosofico e scientifico, a cura di A. Negri, Marzorati, Milano, 1991,
vol. I, pag. 446