La teoria
del progresso supplisce per l’uomo moderno alla perdita della metafisica e
della religione, perché essa ha i caratteri della scientificità, della
metafisica e della religione messe insieme.
S. N. Bulgakov, Problemi fondamentali della
teoria del progresso [1902]
È tuttavia singolare che anche la filosofia meccanicistica non si dimostri in grado di attenersi sino in fondo allo sviluppo coerente delle proprie premesse, e sfoci anch’essa in un tentativo di far posto alla teologia all’interno del proprio quadro, di riconoscere il definitivo trionfo della ragione sulla causalità irrazionale, proprio come si fa nei sistemi filosofici che provengono da premesse del tutto opposte. Questa fuga dai propri specifici principi filosofici si manifesta nel riconoscimento implicito o aperto del fatto che, ad uno stadio determinato dell’evoluzione del mondo, questa stessa causalità crea 1a ragione umana, che in seguito comincia a costruire il mondo, conformemente ai propri specifici fini razionali. Questa vittoria della ragione sui principi irrazionali non si compie di colpo, ma a poco a poco, in quanto la ragione collettiva degli uomini riuniti in società sempre piú prevale sulla morta natura, apprendendo a utilizzarla ai propri scopi; in tal modo il morto meccanicismo a poco a poco lascia posto a una conformità a fine razionale, cioè al suo esatto contrario. Avrete già compreso che parlo della teoria del progresso, che rappresenta una parte necessaria dell’attuale concezione meccanicistica del mondo, per lo meno nella sua forma volgare.
Se si conviene, seguendo Leibniz, di chiamare teodicea la scoperta di una superiore ragione, di una conformità al fine del mondo, è possibile allora dire che la teoria del progresso risulta essere, per la concezione meccanicistica del mondo, una teodicea di cui evidentemente l’uomo non può fare a meno. Accanto alla nozione di evoluzione, di sviluppo senza scopo e senza senso, si crea la nozione di progresso, di una evoluzione teleologica, in cui causalità e graduale scoperta dello scopo di tale evoluzione finiscono per coincidere pienamente, proprio come nei ricordati sistemi filosofici. Cosí, entrambe le dottrine – quella dell’evoluzione meccanicistica e quella del progresso – per quanto differiscano quanto a conseguenze, sono tra loro congiunte da un necessario nesso interno, se non logico, almeno psicologico.
La teoria del progresso in tal modo per l’uomo contemporaneo è molto di piú che una qualsiasi normale teoria scientifica, per quanto importante sia il ruolo di quest’ultima nella scienza. Il significato della teoria del progresso sta in ciò, che essa è chiamata a colmare per l’uomo attuale la perdita della metafisica e della religione, e piú precisamente, essa è per lui l’una e l’altra. Abbiamo in essa forse l’unico esempio nella storia di una teoria scientifica (o che si presume scientifica) che svolga una tale funzione. Le sorti venture dell’umanità sono da noi discusse e valutate con tanta passione non per un interesse platonico alle sorti di quest’umanità futura, ma per noi stessi, che viviamo oggi, giacché in dipendenza da queste sorti si decide la questione fatale, unica quanto al suo significato, del senso della nostra propria vita, dello scopo dell’essere. Ad Atene, al tempo dell’apostolo Paolo tra i templi di molti dei, in cui ormai da molto tempo non si credeva piú, si ergeva l’altare consacrato al “dio ignoto”. In questo si esprimeva l’insopprimibile ricerca di Dio ad opera di un’umanità che aveva perso l’antica fede. Anche la nostra teoria del progresso, la nostra religione dell’umanità è un altare al “dio ignoto”.
Quel che dà alla teoria del progresso un particolare interesse filosofico e la distingue dalle altre dottrine filosofico-religiose è il fatto che in base al pensiero fondamentale di quella dottrina metafisica che ha creato la teoria del progresso, questa filosofia, che al tempo stesso si presenta come religione, è costruita esclusivamente con i mezzi della conoscenza positiva: non solo non passa nell’ambito del sovrempirico, del trascendente, ma giudica e rifiuta per principio questo passaggio; non solo non ricorre allo strumento consueto della conoscenza religiosa, alla fede, ma parimenti le rifiuta consapevolmente ogni diritto e significato. Nella teoria del progresso la scienza vuol assorbire la metafisica e la fede religiosa, piú esattamente, essa vuol essere la triunità di scienza, di metafisica e di dottrina religiosa.
S. N. Bulgakov, Il prezzo del progresso,
a cura di P. C. Bori, Marietti, Casale Monferrato, 1984, pagg. 58-59