L’intelligencija
russa si mostra ricca di elementi tipici della religione cristiana, come il
senso di colpa e la capacità di sacrificio. E nello stesso tempo non vi è
intelligencija piú atea di quella russa. Il fenomeno si spiega con il fatto che
siamo di fronte a una nuova fede.
S. Bulgakov, L’eroe laico e l’asceta
L’intelligencija russa, specialmente delle generazioni precedenti, possiede anche il sentimento di colpevolezza di fronte al popolo, questo “pentimento sociale” sui generis, evidentemente non davanti a Dio ma davanti al “popolo”, al “proletariato”. Sebbene questi sentimenti del “nobile pentito” o dell’“intellettuale che sta fuori delle classi” per la loro origine storica abbiano anch’essi un certo sapore sociale signorile, imprimono sul volto dell’intelligencija il segno d’una speciale profondità e sofferenza. A ciò bisogna aggiungere la sua capacità di sacrificarsi, questa costante prontezza dei suoi migliori rappresentanti a tutti i sacrifici e persino a cercarli. Quale sia la psicologia di questa prontezza al sacrificio, essa rafforza la disposizione disinteressata dell’intelligencija di fronte a questo mondo, il che fa che il suo sembiante sia cosí diverso da quello piccolo-borghese, conferendogli le caratteristiche di una religiosità particolare.
Nonostante tutto ciò, è risaputo che non v’è intelligencija piú ateistica di quella russa. L’ateismo è una fede comune, nella quale vengono battezzati tutti coloro che entrano nel seno della chiesuola umanistico-intellettuale, non solo dalla classe colta ma anche dal popolo. E questo fin dal principio, già dal tempo di Belinskij padre spirituale dell’intelligencija russa. Come ogni ambiente sociale elabora le proprie particolari credenze, anche l’intelligencija russa ha fatto del tradizionale ateismo una sua peculiarità indiscutibile di cui nemmeno si parla, quasi un segno di distinzione sociale. Una certa istruzione e cultura è, agli occhi della nostra intelligencija, sinonimo d’indifferentismo e di negazione religiosa. Di questo non si discute fra le varie frazioni, partiti, “tendenze”; ciò anzi li unisce. Di questo è impregnata a fondo la modesta cultura dell’intelligencija coi suoi giornali, riviste, indirizzi, programmi, costumi, pregiudizi, simile alla respirazione che ossigena il sangue il quale poi si diffonde per tutto l’organismo. Non v’è fatto piú importante di questo nella storia dell’illuminismo russo. Ed insieme bisogna riconoscere che l’ateismo russo non è affatto una negazione cosciente, frutto di un complicato, tormentoso e prolungato lavoro della mente, del cuore e della volontà, un risultato della vita personale. No, esso viene abbracciato il piú delle volte come una fede e conserva i caratteri di una ingenua fede religiosa rovesciata, e questo ateismo non cambia per il fatto che prende forme militanti, dommatiche e pseudoscientifiche. Questa fede prende a fondamento una serie di affermazioni e critiche, inverificate e, nella loro forma dommatica, evidentemente incorrette, come quella secondo cui la scienza sarebbe competente a risolvere definitivamente anche le questioni della religione e inoltre le risolverebbe in senso negativo; a ciò si aggiunge anche un atteggiamento sospetto verso la filosofia, specialmente la metafisica, anch’essa anticipatamente rigettata e condannata.
AA. VV., La svolta. Vechi,
L’intelligencija russa tra il 1905 e il 17, Jaka Book, Milano, 1970, pagg.
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