BLOCH, DIALETTICA E SPERANZA

Si è chiamato l’uomo, come in effetti è, un parto prematuro. Egli viene al mondo più indifeso e incompiuto di qualsiasi altro animale, ha bisogno di un tempo molto più lungo per giungere alla maturità ed è per giunta minacciato anche da se stesso. Barcolla e commette errori che un animale giovane, nel suo habitat naturale, non commette mai […] Ma all’animale in fase di crescita viene anche molto presto imposto un arresto […] Gli animali ripetono necessariamente lo sperimentato modello di fabbricazione del loro corpo e della loro vita, per questo essi sono così caratterizzati, ma anche così vincolati nel loro essere. Gli uomini possono essere vincolati solo approssimativamente a questi elementi di fissità […] È una gran cosa che noi uomini si sia nati incompiuti non solo come bambini ma anche come specie. Ma è anche duro esser compresi in un divenire che va avanti così lentamente, perché cade di continuo nella trappola di sempre nuovi impostori. Da almeno cent’anni la società socialista è praticamente possibile: e quante fra le persone colte, che sono così rare, non ne capiscono ancor oggi nemmeno l’Abc! L’uomo è effettivamente l’animale che allunga la sua strada, ma l’allunga anche in maniera cocciuta e colpevolmente stolta, e non solo astuta. Altrimenti tutta la vita esteriore scorrerebbe così piana e pacifica, come procede ora, nel migliore dei casi, tra amici. Tutto ciò che esiste è ancora costruito intorno alla negazione, che lascia affamati. Non c’è ancora un cibo che smorzi e soddisfi questa carenza, ossia il beneficio che ci si è procurati si trasforma nuovamente in tormento.  L’intera storia fino ad ora è ancora preistoria umana, cioè non è prodotta in modo consapevole. […] Tutto l’agire umano – commisurato con qualcosa di completamente soddisfacente, anzi di appagante – venne chiamato opera incompiuta, e il possibile appagamento si disse che poteva trovarsi, secondo la sua essenza, non all’interno della storia, ma alla sua conclusione: questa è la concezione religiosa. Ma la storia fino ad oggi mostra l’opera incompiuta anche in una dimensione terrena non necessaria, nella miseria della stragrande maggioranza, nei rapporti di produzione. […] La dialettica stessa, nel mondo costruito dagli uomini, è rapporto soggetto-oggetto, nient’altro; è soggettività da elaborare. […] Hegel dice, con molta ragione: «La filosofia deve ben guardarsi dal voler produrre edificazione» […] Ma il problema ha un senso completamente diverso se, invece della diversa idolatria o dell’adorazione di un Assoluto presente (lo si chiami fatto o materia meccanica o ipostasi di Dio), la speranza della storia cerca la sua verità: come suo potente conosci te stesso o suo volto scoperto; come verità non ancora presente, straordinariamente minacciata nel processo del suo divenir-presente, del Particolare e dell’Universale, e quindi come totum ancora utopico della mèta.

Ernst Bloch, Dialettica e speranza, in Soggetto – oggetto. Commento a Hegel, Bologna 1975, pp. 535 segg.