Collins, La Bibbia e la legge di natura

La Bibbia appare a Collins come una enciclopedia del sapere antico: se in essa trova espressione la sapienza divina, questa non si manifesta in maniera immediata; per farla emergere è necessaria una grande scienza umana, capace di spaziare fra le varie discipline che compaiono nelle Scritture e di formulare un giudizio critico e razionale sul loro contenuto.

 

A. Collins, Discorso sul libero pensiero

 

Ma per venire a un esempio che ci interessa piú da vicino: la Bibbia contiene una raccolta di scritti forniti da Dio stesso in epoche diverse; e di conseguenza ogni cosa menzionata in essi è trattata con il medesimo grado di esattezza; poiché è impossibile che Dio, quando accondiscende a trasmettere il suo insegnamento all'umanità mediante testi o libri, debba scrivere male come gli uomini mortali o peggio, e nello scrivere si comporti in modo contrario alle regole dell'arte, e si esprima in modo errato e falso anziché esatto ed equilibrato. Ora, non esiste forse al mondo un libro cosí eterogeneo, e che tratti una tale varietà di argomenti, come la Bibbia. C'è una storia naturale della creazione di tutto l'Universo, e di un diluvio universale su questa terra; e una storia civile ed ecclesiastica di tutta l'umanità dal principio del mondo per oltre duemila anni, e di una nazione particolare per oltre ottocento anni: vi sono contenute le leggi municipali di una nazione, le istituzioni di due religioni (una delle quali era destinata a porre fine all'altra), molti fenomeni naturali e miracolosi della natura, descrizioni di magnifici edifici, riferimenti all'agricoltura, alla navigazione, alla medicina, alla farmacia, alla matematica e a ogni altra materia che si possa ricordare. [...] La comprensione del contenuto di questo libro richiede quindi una riflessione molto piú profonda di quella che occorre per tutti gli altri libri, in quanto per averne una conoscenza completa e sicura una persona deve essere in grado di pensare in modo esatto in ogni ramo della scienza e dell'arte. Chi può comprendere l'ordine e la perfezione della parte storica, e il compimento delle profezie intorno al nostro Salvatore, senza possedere una completa padronanza della storia antica, della cronologia e delle leggi di ciascuna di questi arti? [...] Chi può formarsi una idea della bellezza e magnificenza del tempio di Salomone senza una perfetta conoscenza della matematica e in particolare delle leggi dell'architettura? [...] Come è possibile a un uomo penetrare il significato di molti brani della Scrittura, che in apparenza esprimono un'idea di Dio corrispondente a criteri umani, senza la metafisica piú raffinata e le piú profonde riflessioni filosofiche sulla natura e gli attributi di Dio? Anzi è impossibile comprendere la moralità della Sacra Scrittura in modo esatto e distinto senza una precedente conoscenza dell'etica, ossia della legge di natura. Chi può comprendere, senza conoscere tale legge, in che cosa consiste il dovere di “amare i nostri nemici”, di “non preoccuparci per il domani”, di “non avere due mantelli”, e tutti gli altri doveri espressi in forma cosí universale? Poiché i brani stessi non indicano le limitazioni o restrizioni necessarie implicite in essi, tali restrizioni e limitazioni possono essere dedotte solo dalla legge naturale. Anzi, se anche i doveri imposti sono universali come risulta dall'espressione letterale, questa universalità può essere conosciuta solo considerando se la legge di natura in quei casi ammetti qualche limitazione o no. Cosí nessun dovere contenuto nella Scrittura può essere compreso con esattezza e certezza senza la conoscenza della legge di natura.

In conclusione dunque, poiché il pensare in tutte le scienze umane è il solo mezzo per giungere alla perfezione, anzi costituisce l'unico mezzo per la comprensione della piú sublime su tutte le scienze, la teologia, cioè la volontà di Dio contenuta nella Sacra Scrittura, il libero pensiero deve essere almeno legittimo, ossia deve essere un diritto dell'uomo.

 

(C. Giuntini, Toland e i liberi pensatori del '700, Sansoni, Firenze, 1974, pagg. 84-85)