Anthony Collins pubblica nel 1713 il Discourse of Freethinking
(“Discorso sul libero pensiero”) che costituisce una sorta di manifesto del
“movimento”: il nucleo centrale delle argomentazioni di Collins sta nella
identificazione del “libero pensiero” come motore del progresso scientifico.
A. Collins, Discorso sul libero
pensiero
Per libero pensiero
intendo l'uso dell'intelletto nella ricerca del significato di qualsiasi
proposizione, nella considerazione dell'evidenza a favore o contro di essa, e
nella formulazione di un giudizio su di essa in base alla forza o alla
debolezza dell'evidenza che manifesta. Contro questa definizione, io penso, non
possono obiettarmi nulla i nemici del libero pensiero, in quanto essa non
include il crimine di cui essi accusano i liberi pensatori allo scopo di
renderli odiosi alla gente che non riflette, poiché se esiste un crimine nel
libero pensiero, deve essere contenuto in una definizione che non ponga alcuna
forma di limitazione al pensiero; ed essi devono ammettere che, se io rivendico
all'uomo il diritto di pensare liberamente nella piena estensione della mia
definizione, non solo difendo me stesso, che professo in ogni circostanza il
libero pensiero de quolibet ente [intorno a un qualsivoglia ente], ma
anche tutti i liberi pensatori che siano esistiti o che mai esisteranno.
Per dimostrare questo diritto al
libero pensiero, le mie argomentazioni sono le seguenti:
1) Se la conoscenza di alcune
verità ci è richiesta da Dio; se la conoscenza di altre è utile alla società;
se la conoscenza di nessuna verità ci è proibita da Dio o è dannosa per noi;
allora abbiamo il diritto di conoscere, cioè possiamo legittimamente conoscere
ogni verità. E se abbiamo il diritto di conoscere ogni verità, abbiamo quindi
il diritto alla libertà di pensiero, o all'uso del nostro intelletto nella
ricerca del significato di qualsiasi proposizione, nella considerazione
dell'evidenza a favore o contro di essa e nella formulazione di un giudizio su
di essa in base alla forza o alla debolezza dell'evidenza che manifesta:
infatti nessuna proposizione può essere riconosciuta come vera, o abbandonata
in quanto falsa, prima di questa verifica nell'intelletto; dunque il diritto di
riconoscere qualsiasi verità implica il diritto al libero pensiero. [...]
2) Come nelle arti manuali noi
arriviamo a conoscere ciò che è migliore e perfetto in ogni arte solo
attraverso libere prove, confronti ed esperienze di ogni cosa; cosí nelle
scienze è possibile raggiungere la perfezione solo mediante il libero pensiero.
[...]
In modo analogo, se agli uomini
sono imposte delle limitazioni nel pensare su una scienza o su una parte di una
scienza, devono essere ignoranti in proporzione a questa limitazione. E se
poche persone si prendono talvolta un po' di libertà e infrangono la
costrizione stabilita, le loro riflessioni non saranno mai cosí perfette come
sarebbero se tutti gli uomini fossero lasciati liberi e incoraggiati a pensare
su tale materia: ma il loro progresso nel pensiero sarà esclusivamente
proporzionato al grado di libertà di pensiero dominante. Cosí prima della
restaurazione del sapere, quando gli uomini erano soggetti alle imposizioni dei
preti, dominava un'ignoranza straordinaria. E quando essi cominciarono a
pensare, le loro idee erano dapprima rozze e imperfette, e furono necessari
tempo e fatica per condurli al grado di esattezza a cui si trovano oggi. Fu
attraverso un graduale progresso nel pensiero che gli uomini raggiunsero una
tale conoscenza nell'astronomia da apprendere che la Terra è una figura sferica
e si muove intorno al Sole. é con tali mezzi che siamo giunti alla
dimostrazione dell'esistenza di un solo Dio, e alla concezione rigorosa e
filosofica di lui come di un essere privo di ogni parte e passione. E cosí è stato
per tutte le altre nostre scoperte.
(C. Giuntini, Toland e i liberi
pensatori del '700, Sansoni, Firenze, 1974, pagg. 81-83)