Comte, Sarà la politica positiva a garantire l’ordine

Auguste Comte fa presente che il disordine è nemico della società e ripugna allo spirito scientifico. Soltanto il metodo positivo è in grado di garantire l’ordine e di “contenere lo spirito rivoluzionario”.

 

A. Comte, Corso di filosofia positiva

 

Considerata soprattutto con riguardo all’ordine, la politica positiva senza dubbio non avrà mai bisogno di alcuna apologia diretta per chiunque abbia sufficientemente valutato, secondo l’insieme delle parti anteriori di questo Trattato, quale è a questo riguardo la tendenza necessaria di una tale filosofia, a qualunque categoria di idee si applichi. Considerata dal punto di vista piú elevato, la scienza reale non ha in effetti altro scopo generale che stabilire e fortificare senza posa l’ordine intellettuale che, non lo si ricorderà mai troppo, è la prima base indispensabile di ogni altro vero ordine. Benché non sia questo il luogo opportuno di trattare direttamente questa questione fondamentale, riservata a dopo, non posso astenermi dall’indicare come il disordine ripugni profondamente allo spirito scientifico propriamente detto, che per sua natura gli è eterogeneo certamente molto piú che lo stesso spirito teologico, come oggi sanno tutti coloro che hanno un po' approfondito l’una e l’altra filosofia. Circa le idee politiche, l’esperienza ha ormai sufficientemente provato che soltanto il metodo positivo può oggi realmente disciplinare intelligenze divenute sempre piú ribelli all’autorità delle ipotesi metafisiche come pure all’impiego delle finzioni teologiche. Al contrario, non vediamo questo stesso spirito attuale cosí vanamente accusato di tendere allo scetticismo assoluto, apprendere sempre con avida premura la minima apparenza di dimostrazione positiva, anche quando è prematura? Per quale motivo sarebbe diverso con le nozioni sociali, dove il bisogno di solidità deve certo essere ancor meglio sentito, se in effetti esse possono alla fine essere dominate dallo spirito positivo? Il sentimento fondamentale delle leggi naturali invariabili, fondamento primitivo di ogni ordine di idee relativamente a ogni fenomeno, potrebbe non aver piú la stessa efficacia filosofica non appena, completamente generalizzato, s’applicasse anche ai fenomeni sociali, ricondotti ormai a leggi analoghe?

Solo la politica positiva è certamente rapace di contenere convenevolmente lo spirito rivoluzionario, poiché essa sola può rendergli da principio senza debolezza e senza inconseguenza un’esatta giustizia e circoscrivere razionalmente entro i suoi veri limiti generali la sua indispensabile influenza. Fino a che, come si vede oggi, questo spirito non è attaccato che in modo essenzialmente assoluto, dietro ispirazione della filosofia retrograda – con cui allora coincide necessariamente la politica stazionaria sprovvista di ogni principio proprio – esso resiste spontaneamente a queste vane recriminazioni che, per quanto legittimo possa esserne il fondamento parziale, non potrebbero neutralizzare l’irresistibile bisogno di ricorrere a questo energico impulso, che secondo la teoria precedentemente stabilita, la nostra intelligenza ora prova. Ma non può piú essere cosí quando la nuova filosofia, manifestando il suo carattere eminentemente organico, si mostrerà spontaneamente ancor piú adatta che la filosofia rivoluzionaria stessa a sbarazzare finalmente la società da ogni vestigio di qualsiasi tipo del sistema politico antico. Soltanto allora la tendenza anarchica dei principi puramente rivoluzionari potrà essere direttamente combattuta egualmente in nome della rivoluzione generale, con un successo veramente decisivo che finirà con l’assorbire gradualmente l’intera dottrina rivoluzione attuale, il cui principale compito politico sarà ormai meglio adempiuto dalla filosofia positiva.

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Si deve pure notare che, malgrado la sua invariabile unità, lo spirito eminentemente relativo della filosofia positiva dovrà gradualmente dissipare, ad evidente profitto dell’ordine generale, questa disposizione assoluta, angusta quanto irrazionale, comune alla politica teologica e quella metafisica, che le porta senza sosta a voler uniformemente realizzare in tutti gli stati possibili della civiltà i loro rispettivi modelli di governi immutabili, e che per esempio ai nostri giorni ha condotto perfino a non concepire altro mezzo fondamentale di civilizzare Tahiti che con l’aiuto di una banale importazione del protestantesimo e del regime parlamentare!

 

F. Tonon, Auguste Comte e il problema storico-politico nel pensiero contemporaneo, G. D’Anna, Messina-Firenze, 1975, pag. 170-173