L'Universo di Copernico, come
quello di Aristotele, non solo è finito e di forma sferica (De revolutionibus orbium
coelestium, I, capp. I e II), ma è costituito esclusivamente dal sistema
solare e dal cielo delle stelle fisse. L'ipotesi dell'esistenza di altri
sistemi oltre a quello solare presuppone infatti un Universo infinito: tale
ipotesi, sostenuta da Giordano Bruno, è ritenuta possibile anche da Keplero. Il
cielo delle stelle fisse, per Copernico, è immobile; il suo movimento. che è
solo apparente, può essere spiegato con il movimento della Terra. È questo il
punto cruciale della teoria copernicana: il movimento non è un dato
assoluto, bensí relativo; esso riguarda l'osservatore, l'oggetto osservato o
entrambi. Tutti i movimenti degli astri possono essere spiegati ammettendo che
sia la Terra (il “locato”) a girare da Occidente a Oriente.
a) Il Sole (N. Copernico, De revolutionibus orbium coelestium, I, cap. XV)
La prima e piú alta di tutte le sfere è la sfera delle
stelle fisse, che contiene le altre compreso se stessa e che perciò è immobile,
in quanto luogo dell'Universo cui si rapportano il moto e la posizione di tutti
gli altri corpi celesti. Alcuni pensano che anch'essa si muova in qualche modo,
ma noi, nel corso della dimostrazione del moto della Terra, assegneremo
un'altra causa a questa apparenza. Segue quindi Saturno, primo dei pianeti, che
compie la sua rivoluzione in trent'anni. Dopo Saturno viene Giove che compie la
propria rivoluzione in dodici anni. Poi Marte che compie il suo moto circolare
in due anni. Al quarto posto viene la rivoluzione annua [della sfera] in cui è
contenuta la Terra con la sfera della Luna, come un epiciclo. Al quinto posto
viene Venere che riduce a nove mesi la durata della sua rivoluzione. Al sesto
posto infine c'è Mercurio che gira con un periodo di ottanta giorni. Al centro
di tutti risiede il Sole. Chi infatti situerebbe in questo stupendo tempio una
luce in altro o migliore luogo di questo, da cui può illuminare ogni cosa
simultaneamente? Non a caso alcuni lo chiamano lucerna del mondo, altri mente,
altri rettore dell'Universo. Trismegisto lo chiama Dio visibile, l'Elettra di
Sofocle “colui che vede tutte le cose”. Cosí dunque il Sole, quasi come seduto
sul soglio regale governa la famiglia degli astri che gli girano intorno. [...]
Noi troviamo dunque in quest'ordine la mirabile armonia dell'Universo e un
nesso stabile tra il moto e la grandezza delle sfere, quale in altro modo non
si può reperire. [...] Perfettissima, in verità è questa divina fabbrica
dell'ottimo e supremo Architetto.
(La rivoluzione scientifica: da Copernico a Newton, a
cura di Paolo Rossi, Loescher, Torino, 1973, pagg. 152-153)
b) La Terra (N. Copernico, De revolutionibus orbium coelestium, I, cap. V)
È già stato dimostrato, dunque, che anche la Terra ha la
forma di un globo; ritengo che ora si debba esaminare se alla sua forma
consegua anche un movimento e quale luogo spetti ad essa nell'Universo, cose
senza le quali non è possibile trovare una spiegazione sicura dei fenomeni
celesti. Sennonché è pacifico per la maggior parte degli autori che la Terra
sta ferma al centro del mondo, tanto che essi stimerebbero inconcepibile, o
meglio perfino ridicola, l'opinione contraria. Se tuttavia consideriamo la cosa
con piú attenzione, ne risulterà che la questione non è ancora risolta, e per
questo tutt'altro che disprezzabile. Ogni spostamento infatti da luogo a luogo,
o è dovuto a un movimento della cosa osservata, oppure a un movimento dell'osservatore,
o infine a spostamenti di entrambi, naturalmente diversi. Fra cose che si
muovono a uguale velocità verso il medesimo punto, non si percepisce alcun
movimento, intendo dire fra la cosa vista e l'osservatore. È la Terra dunque il
luogo dal quale si vede quella rotazione di tutto il cielo e sul quale essa si
rappresenta alla nostra vista. Se pertanto alla Terra fosse attribuito qualche
movimento, esso apparirebbe su tutte le cose che sono al di fuori, con le
stesse caratteristiche, ma in senso opposto, come se fossero quelle cose a
muoversi, proprio come accade nella rivoluzione diurna. Essa, infatti, sembra
trascinare tutto l'Universo, all'infuori della Terra e delle cose che le stanno
intorno. Ebbene, se tu ammettessi che il cielo non è affatto interessato a
questo movimento, e che invece è la Terra che gira da Occidente a Oriente, e se
in tale ipotesi uno esaminasse attentamente quanto accadrebbe in apparenza del
sorgere e del tramontare del Sole, della Luna e delle stelle, troverà che
queste cose si comporterebbero proprio come avviene in realtà. E siccome è il
cielo, che contiene e fa brillare tutti gli altri, il luogo comune di tutte le
cose, non è che appare immediatamente come mai non si debba attribuire il
movimento al contenuto piuttosto che al contenente, al “locato” piuttosto che
al “locante”.
(Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano,
1964, vol. XII, pagg. 152-153 e 105-106)