Ne "Il libro del cortegiano", Baldasar Castiglione inscena un dialogo alla maniera platonica, in cui il petrarchista Pietro Bembo è depositario di una concezione metafisica ormai totalmente incompatibile con la Modernità, che dal cielo si è convertita alla terra.
"Avendo il Bembo insin qui parlato con tanta veemenzia, che quasi pareva
astratto e fuor di sé, stavasi cheto e immobile, tenendo gli occhi verso il
cielo, come stupido; quando la signora Emilia, la quale insieme con gli altri
era stata sempre attentissima ascoltando il ragionamento, lo prese per la falda
della robba e scuotendolo un poco disse: - Guardate, messer Pietro, che con
questi pensieri a voi ancora non si separi l'anima dal corpo. - Signora, -
rispose messer Pietro, - non saria questo il primo miraculo, che amor abbia in
me operato -. Allora la signora Duchessa e tutti gli altri cominciarono di novo
a far instanzia al Bembo che seguitasse il ragionamento, e ad ognuno parea quasi
sentirsi nell'animo una certa scintilla di quell'amor divino che lo stimulasse,
e tutti desideravano d'udir piú oltre; ma il Bembo, - Signori, - suggiunse, - io
ho detto quello che 'l sacro furor amoroso improvvisamente m'ha dettato; ora che
par che piú non m'aspiri, non saprei che dire; e penso che amor non voglia che
piú avanti siano scoperti i suoi secreti, né che il cortegiano passi quel grado
che ad esso è piacciuto ch'io gli mostri; e perciò non è forse licito parlar piú
di questa materia".
["Il libro del cortegiano", LXXI. Baldasar
Castiglione ]