CROCE, IL MALE NON E' NULLA DI SOSTANZIALE
La dottrina da noi sostenuta non vuole già abolire la coscienza del male, ma semplicemente la falsa credenza che esso sia qualcosa di sostanziale; e con ciò impedire che si accresca un male con un altro, il male con l'errore, il turbamento morale con l'oscurità mentale. Il male o è avvertito come male, e in questo caso vuol dire che esso non viene realmente attuato, ma si attua in sua vece il bene. Il giuocatore (...) nel momento in cui sa di danneggiarsi economicamente, non giuoca: la sua mano è fermata, ed è fermata perché sapere (in senso pratico) equivale a volere, e sapere il danno del gioco significa saperlo come danno, cioè ripugnare al giuoco. Se la mano riprende i dadi o le carte, ciò accade perché egli cangia volere; e in questo caso il giuoco non è più avvertito come danno, ossia è voluto, ossia, in quell'istante, ridiventa per lui un bene perché soddisfa un suo bisogno.
(Croce, Filosofia della pratica)