Ogni conoscenza è conoscenza storica: a questa regola sembra sottrarsi, in un primo momento, la metafisica, in quanto parla di un sapere che rimanda sempre alle medesime categorie della trascendenza. In un secondo momento, tuttavia, ci si accorge che anche le verità della metafisica sono storicizzate, in quanto ogni periodo storico propone una sua visione del mondo.
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Alla teoria che ogni genuina conoscenza è conoscenza storica non fa
dunque vero contrasto e opposizione la scienza naturale, la quale, al pari
della storia, lavora nel mondo e nel basso mondo, ma la filosofia o, se si
vuole, la tradizionale idea di una filosofia che abbia gli occhi rivolti al
cielo e dal cielo attinga o aspetti la suprema verità.
Questa divisione di cielo e terra, questa concezione dualistica di una realtà
che trascende la realtà, di una metafisica sulla fisica, questa contemplazione
del concetto senza o fuori del giudizio, le dà il carattere suo proprio,
che è sempre il medesimo, comunque si denomini la realtà trascendente,
Dio o Materia, Idea o Volontà, e sempre si suppone che le resti sotto
o di contro una realtà inferiore meramente fenomenica.
Ma il pensiero storico ha giocato a questa rispettabile filosofia trascendente
un cattivo tiro, come alla sua sorella, la trascendente religione, di cui
essa è la forma ragionata o teologica: il tiro di storicizzarla, interpretando
tutti i suoi concetti e le sue dottrine e le sue dispute e le sue stesse sfiduciate
rinunzie scettiche come fatti storici e storiche affermazioni, nascenti da
certi bisogni da essa in parte soddisfatti e in parte lasciati insoddisfatti:
e a questo modo le ha reso la giustizia che per il suo lungo dominare (il
qual era insieme un servire l'umana società) le si doveva, e ha scritto
il suo onesto necrologio. [...]
(B.
Croce, La storia come pensiero e come azione, Laterza, 1990)