De Bonald, Sul diritto naturale

Louis-Gabriel-Ambroise de Bonald contrappone al diritto naturale, che pretende di avere valore universale in quanto fondato sulla ragione, il diritto fondato sul potere di Dio.

 

L.-G.-A. de Bonald, Legislazione primitiva, considerata nei tempi recenti con i soli lumi della ragione

 

Il codice civile [...] comincia con questa massima:

Art. 1. “Esiste un diritto universale immutabile, fonte di tutte le leggi positive. È la stessa ragione naturale in quanto governa tutti gli uomini ”.

Ma in questa proposizione astratta ed indeterminata esiste un diritto, ossia una regola, data come fondamento di tutta la legislazione ad un popolo al quale si insegna da cinquant’anni che non esiste nessun regolatore, non può avere per lui nessun senso, oppure soltanto uno incompleto. Allorché si comincia col dire agli uomini che esiste una regola, fonte di tutte quelle imposte alle loro passioni, essi, se sono illuminati, debbono chiedere dove essa sia, donde venga, e che la si mostri loro, affinché possano mettere a confronto le regole imposte dal legislatore umano e la regola imposta al legislatore stesso, giudicare se sono conformi, e se vi è per lui una ragione sufficiente di comandare e per essi di ubbidire. Dopo una rivoluzione che ha coinvolto legislatori e leggi, nella quale sono apparse e scomparse tante leggi positive e perciò stesso difficilmente attribuibili al diritto immutabile universale, non è legittimo concludere alla contraddittorietà, mutabilità, particolarità del diritto, e dunque alla sua negazione? Ma se questo diritto immutabile è la ragione naturale, e questa non è naturale se non quanto o in quanto governa tutti gli uomini (e l’espressione è equivoca, perché l’idea è oscura), gli uomini stessi che per ragione naturale intendono soltanto la propria, non sono in diritto di concludere, entro questa direzione, che non esiste affatto ragione naturale [...], dal momento che si constata come essa non governa tutti gli uomini, e che quindi non esiste affatto il diritto immutabile universale? [...]

Ma [...] prego il lettore di riflettere su questo assioma [...], che può considerarsi il fondamento dell’Ordine sociale: “La sovranità è in Dio... Il potere è di Dio”. Egli troverà ad un tempo in questa proposizione, il principio della sovranità, la fonte del potere, l’origine delle leggi. Essa offre all’uomo la piú alta idea della propria dignità, poiché gli ricorda che per natura è indipendente dall’uomo, e suddito soltanto di Dio; essa offre al potere una concezione severa dei propri doveri, insegnandogli che deriva la propria autorità da Dio stesso, cui deve render conto dell’uso che ne fa; gli dice che l’omettere la giustificazione della propria potenza [...] comporta che egli cessi di essere il ministro della bontà di Dio sugli uomini, e diventi soltanto lo strumento della sua giustizia

 

Grande Antologia filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XIX, pagg. 245-246