La risposta piú articolata alla
“provocazione” della scuola eleatica è costituita dalla “controproposta” di
Democrito: la teoria atomistica.
Frr.
A 65, A 66, A 67, A 68, A 69, A 70, B 9, B 11, B 41, B 171, B 234 DK
(fonti diverse)
Fr. A 65
(Aristotele, Fisica, 252a, 32)
È del tutto erroneo il supporre di dare un principio
sufficiente col dire che è sempre o accade sempre cosí: che è la concezione a
cui Democrito riconduce le cause della natura, in base alla considerazione che
i fenomeni del passato si sono prodotti nello stesso modo di ora; e la causa
dell’eterno, poi, non ritiene di dover ricercare.
Fr A 66
(Cicerone, De fato, 17, 39; Aristotele, Della generazione degli
animali, 789b, 2; Aezio, I, 26, 2 e I, 25, 3)
1 Tutte le cose derivano dal fato sí che il
fato attribuisce loro una piena necessità: tale fu l’opinione di Democrito,
Eraclito, Empedocle, Aristotele.
2 Democrito, lasciate da parte le cause
finali, riconduce alla necessità [meccanica] tutte le operazioni della natura.
3 Democrito dice che consiste nella
impenetrabilità, nel movimento, e nell’urto della materia.
4 Parmenide e Democrito affermano che tutto
avviene per necessità: e che essa è fato e giustizia e provvidenza e
produttrice del mondo.
Fr A 67
(Simplicio, Fisica, 327, 24)
Ma anche Democrito, là dove dice “dal tutto si distaccò un
vortice di forme d’ogni genere” (ma non dice come né per qual causa), sembra
significare che il vortice si produce spontaneamente e casualmente.
Fr. A 68
(Aristotele, Fisica, 195b, 36; Simplicio, Fisica, 330, 14)
1 Alcuni dubitano anche se [il caso] esista
o no: dicono infatti che nulla vien prodotto dal caso, ma che esiste una causa
determinata di tutte le cose che noi diciamo prodursi spontaneamente o per
caso.
2 La frase “come quell’antica dottrina che
negava il caso” sembra detta in rapporto a Democrito; questi infatti, benché
nella sua cosmogonia paresse valersi del caso, nei problemi particolari invece
afferma che il caso non è causa di nulla e ricorre ad altre cause: cosí per
esempio, della scoperta di un tesoro è causa lo scavare oppure il piantare un
ulivo, e cosí della frattura del cranio del calvo è causa l’aquila che getta la
tartaruga affinché il guscio di essa si rompa. Cosí riferisce Eudemo.
Fr. A 69 (Aristotele,
Fisica, 196a, 24)
Vi sono poi di quelli che attribuiscono al caso la causa
dell’esistenza di questo nostro cielo e di tutti i mondi: dal caso deriva il
vortice e il movimento che separò gli elementi e ordinò nella sua forma
presente l’universo <...>. E quel che
fa veramente meraviglia è che, mentre dicono che gli animali e le piante né
esistono né nascono fortuitamente, sibbene hanno una causa, sia poi questa la
materia o la mente o qualcosa di simile (giacché da ogni singolo seme non viene
fuori ciò che capita, ma da questo qui viene l’olivo, da quell’altro l’uomo
ecc.), affermano per contro che il cielo e tutto quanto vi è di piú divino tra
i fenomeni derivano dal caso e che non vi è punto per essi una causa analoga a
quella che c’è per gli animali e per le piante.
Fr. A 70
(Aristotele, Fisica, 196b, 5; Aezio, I, 29, 7; Lattanzio, Institutiones
divinae, I, 2)
1 Vi sono alcuni che considerano come causa
il caso, il quale è impenetrabile alla ragione umana, essendo qualcosa quasi di
divino e di straordinario.
2 Anassagora e Democrito e gli Stoici
introdussero una causa impenetrabile all’umano ragionamento: dissero infatti
che vi è ciò che dipende dalla necessità, ciò che dipende dal fato, ciò che
dipende da deliberazione, ciò che dipende dal caso.
3 <...> cominciare da quella questione che sembra essere per
natura la prima, se vi sia una provvidenza che a tutte le cose provvede o se
tutto nel mondo sia stato prodotto e si svolga per opera del caso, opinione
questa che ebbe il suo primo assertore in Democrito ed ebbe un propugnatore in
Epicuro.
Fr. B 9
(Sesto Empirico, Contro i matematici, VII, 135)
1 Democrito talora rifiuta le apparenze
sensibili e dice che nulla in esse ci appare conforme a verità, ma solo
conforme a opinione, e che il vero negli oggetti consiste in ciò ch’essi sono
atomi e vuoto. Infatti egli dice:
2 “Opinione il dolce, opinione l’amaro,
opinione il caldo, opinione il freddo, opinione il colore; verità gli atomi e
il vuoto” [...].
Fr. B 11
(Sesto Empirico, Contro i matematici, VII, 138, 139)
1 Nei Canoni afferma che vi sono due
modi di conoscenza, cioè mediante i sensi e mediante l’intelletto: e chiama
genuina la conoscenza mediante l’intelletto, riconoscendo ad essa la
credibilità nel giudicare il vero, mentre all’altra dà il nome di oscura,
negandole la sicurezza nel conoscere il vero. Dice testualmente:
2 “Vi sono due forme di conoscenza, l’una
genuina e l’altra oscura; e a quella oscura appartengono tutti quanti questi
oggetti: vista, udito, odorato, gusto e tatto. L’altra forma è la genuina, e
gli oggetti di questa sono nascosti [alla conoscenza sensibile od oscura]”.
3 Poscia, mostrando la superiorità della
conoscenza genuina su quella oscura, prosegue dicendo:
4 “Quando la conoscenza oscura non può piú
spingersi ad oggetto piú piccolo né col vedere né coll’udire né coll’odorato né
col gusto né con la sensazione del tatto, ma <si deve indirizzar la ricerca> a ciò che è ancor piú sottile, <allora soccorre la conoscenza
genuina, come quella che possiede appunto un organo piú fine, appropriato al
pensare>. [...]
Fr. B 41 (Massime
di Democrito, Natorp 45)
Astienti dalle colpe non per paura ma perché si deve.
Fr. B 171 (Massime
di Democrito, Natorp 10-11)
La felicità non consiste negli armenti e neppure nell’oro;
l’anima è la dimora della nostra sorte.
Fr. B 234 (Massime
di Democrito, Natorp 21)
Gli uomini invocano la salute dagli dèi con le preghiere, e
non sanno ch’essa è in loro potere; ma siccome per intemperanza operano contro
di essa, sono essi stessi che tradiscono la propria salute a causa delle
passioni.
(I Presocratici, Laterza,
Bari, 19904, pagg. 694-695, 748, 749, 763, 784, 795)