Descartes, Il nome di sostanza non è univoco
(R, Descartes, I princípi di filosofia, I, 51)
51.
Che cos'è la sostanza, e che è un nome che non si può attribuire a Dio ed alle
creature nello stesso senso.
Per
quanto riguarda le cose che noi consideriamo come dotate di qualche esistenza,
è necessario che le esaminiamo qui l'una dopo l'altra, per distinguere quello
ch'è oscuro da quello che è evidente nella nozione che abbiamo di ciascuna.
Quando noi concepiamo la sostanza, concepiamo solamente una cosa che esiste in
tal modo da non aver bisogno che di se medesima per esistere. Nel che può
esserci dell'oscurità riguardo alla spiegazione di questa espressione: non aver
bisogno che di se medesimo; poiché, a parlar propriamente, non vi è che Dio che
sia tale, e non vi è niuna cosa creata che possa esistere un sol momento senza
essere sostenuta e conservata dalla sua potenza. Ecco perché si ha ragione
nella scuola di dire che il nome di sostanza non è “univoco” riguardo a Dio ed
alle creature, cioè che non v'è nessun significato di questa parola, che noi
concepiamo distintamente, che convenga nello stesso senso a lui e a loro; ma
poiché tra le cose create alcune son di tale natura da non potere esistere
senza alcune altre, noi le distinguiamo da quelle che non hanno bisogno che del
concorso ordinario di Dio, chiamando queste, sostanze, e quelle, qualità o
attributi di queste sostanze.
(R.
Descartes, Opere, Laterza, Bari, 1967, vol. II, pag. 51)