Il dualismo cartesiano (la
separazione e l'incomunicabilità fra pensiero ed estensione) sembra risolversi
nell'uomo, che è, ad un tempo, res cogitans e res extensa.
R. Descartes, Le passioni
dell'anima, Parte prima, articoli 31, 32
Articolo 31.
C'è nel cervello una piccola
ghiandola in cui l'anima esercita le sue funzioni piú specificamente che non
nelle altre parti.
Occorre pur sapere che, per
quanto l'anima sia congiunta a tutto il corpo, c'è tuttavia in questo qualche parte
in cui essa esercita le sue funzioni in modo piú specifico che in tutte le
altre; e si crede comunemente che tale parte sia il cervello, o forse il cuore:
il cervello, perché con esso sono collegati gli organi di senso; il cuore
perché ci sembra di sentire in esso le passioni. Ma esaminando la cosa con
cura, mi sembra di aver stabilito con evidenza che la parte del corpo in cui
l'anima esercita immediatamente le sue funzioni non è affatto il cuore, e
nemmeno tutto il cervello, ma solo la parte piú interna di esso, che è una
certa ghiandola molto piccola, situata in mezzo alla sua sostanza, e sospesa
sopra il condotto attraverso cui gli spiriti delle cavità anteriori comunicano
con quelli delle posteriori, in modo tale che i suoi piú lievi movimenti possono
mutare molto il corso degli spiriti, mentre inversamente, i minimi mutamenti
nel corso degli spiriti possono portare grandi cambiamenti nei movimenti di
questa ghiandola.
Articolo 32.
Come si vede che questa ghiandola
è la principale sede dell'anima.
Mi sono convinto che l'anima non
può avere in tutto il corpo altra localizzazione all'infuori di questa
ghiandola, in cui esercita immediatamente le sue funzioni, perché ho osservato
che tutte le altre parti del nostro cervello sono doppie, a quel modo stesso
che abbiamo due occhi, due mani, due orecchi, come, infine, sono doppi tutti
gli organi dei nostri sensi esterni. Ora, poiché abbiamo d'una cosa, in un
certo momento, un solo e semplice pensiero, bisogna di necessità che ci sia
qualche luogo in cui le due immagini provenienti dai due occhi, o altre duplici
impressioni provenienti dallo stesso oggetto attraverso gli organi duplici
degli altri sensi, si possano unificare prima di giungere all'anima, in modo
che non le siano rappresentati due oggetti invece di uno: e si può agevolmente
concepire che queste immagini, o altre impressioni, si riuniscano in questa
ghiandola per mezzo degli spiriti che riempiono le cavità del cervello; non c'è
infatti nessun altro luogo del corpo dove esse possano esser cosí riunite, se
la riunione non è avvenuta in questa ghiandola.
(R. Descartes, Opere,
Laterza, Bari, 1967, vol. II, pagg. 420-421)