Dostoevskij, Gli eterni problemi

Che cosa facevano i giovani russi dell’Ottocento quando s’incontravano? Discutevano delle “questioni maledette”, cioè di Dio, dell’immortalità dell’anima, del male, della felicità umana, del destino della Russia e cosí via. Un esempio in questa lettura di Dostoevskij.

 

F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov

 

– Capisci dunque anche tu per che cosa. Ad altri interessa altro, ma a noi, sbarbatelli, occorre anzitutto risolvere gli eterni problemi; ecco il nostro cruccio. Adesso tutta la giovane Russia non discute che dei sempiterni problemi. Per l’appunto adesso, che tutti i vecchi si sono messi improvvisamente a occuparsi di questioni pratiche. Perché durante questi tre mesi mi hai guardato con ansietà? Per domandarmi: “Che fede hai tu? o non ne hai nessuna?”; ecco quello che significavano i vostri sguardi in questi tre mesi, Aleksjèj Fjòdorovic, vero che è cosí?

– Sarà magari cosí, – sorrise Aljòsa. – Ma adesso non ti burli di me, fratello?

– Burlarmi di te? Non vorrei amareggiare il mio fratellino, che per tre mesi mi ha guardato con tanta ansietà. Aljòsa, guardami in faccia: sono anch’io un ragazzino proprio come te, forse con la sola differenza che non sono un novizio. Come hanno fatto sino ad oggi i ragazzi russi? Alcuni di loro, cioè? Ecco, per esempio, questa lurida trattoria: essi si incontrano qui e si cacciano in un angolo. Non si sono mai conosciuti prima; usciranno di qui e si ignoreranno di nuovo per quarant’anni; ebbene, di che cosa ragioneranno in questo momento che hanno còlto a volo alla trattoria? Dei problemi universali, non di altro: se c’è Dio, se c’è l’immortalità. E quelli che non credono in Dio discuteranno di socialismo e di anarchia, del rifacimento dell’umanità intera secondo un nuovo modello, ma sarà sempre la stessa diavoleria, saranno sempre le stesse questioni, soltanto da un altro punto di vista. Ai nostri tempi molti, moltissimi dei giovani piú originali non fanno che parlare degli eterni problemi. Non è forse cosí?

 

F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Garzanti, Milano, 1979, vol. I, pag. 249