Il
rapporto fra i nuovi maestri del pensiero ed i loro discepoli, fra la teoria
dei primi e l’azione pratica dei secondi, viene delineato da Dostoevskij in
alcuni dialoghi aventi per protagonisti Ivàn Karamazov e il fratellastro-discepolo
Smerdiakov.
F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov
Ivàn lo guardava in silenzio. Anche quel tono inatteso, arrogante come non mai, col quale gli si rivolgeva ora l’ex domestico, era inconsueto. Un tono simile non l’aveva avuto nemmeno l’ultima volta!
– Vi dico che
non avete da temere. Io non deporrò contro di voi, non ci sono prove. Guarda
come gli tremano le mani! Perché le vostre dita ballano cosí? Andate a casa, non
l’avete ucciso voi!
Ivàn sussultò, si ricordò di Aljòsa.
– Lo so che non sono io... – balbettò.
– Lo sa-pe-te? – riprese Smerdjàkov.
Ivàn balzò su e lo afferrò per una spalla.
– Parla, rettile! Di’ tutto!
Smerdjàkov non si spaventò affatto. Inchiodò soltanto gli occhi su Ivàn con un odio folle:
– Allora siete voi che l’avete ucciso, se è cosí – gli sussurrò con furore.
Ivàn si abbandonò sulla sedia, come se avesse fatto qualche riflessione. Ebbe un sogghigno.
– È sempre la stessa storia? Come la volta scorsa?
– Sí, la volta scorsa voi eravate qui dinanzi a me e capivate tutto, capite anche adesso.
– Capisco solo che tu sei pazzo.
– E non gli viene a noia! Siamo qui a quattr’occhi: a che pro gabbarci a vicenda e recitare la commedia? O volete ancora rovesciar tutto addosso a me solo? Voi avete ucciso, voi siete il principale assassino, io non sono stato che il vostro aiutante, il vostro fedel servo Licíarda, ed è secondo le vostre parole che ho agito.
[...]
Smerdjàkov, senza spaventarsi per nulla, continuava ad osservarlo attentamente come poco prima. Non riusciva ancora a vincere la propria diffidenza, gli pareva ancora che Ivàn “sapesse tutto” e fingesse soltanto, per “rovesciare ogni cosa sulle sue spalle”.
[...]
– Allora avevate tanta baldanza, “tutto è permesso”, dicevate, e ora che spavento! – mormorò Smerdjàkov, meravigliato.
F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov,
Garzanti, Milano, 1979, vol. II, pagg. 654-656 e 663