Eccles
polemizza con l’interpretazione “riduzionista” della teoria dell’evoluzione, la
quale non tiene adeguatamente conto della comparsa dell’io, elemento di
fondamentale importanza che manifesta la presenza di un progetto e non l’assoluta
casualità. Nella seconda parte della lettura egli osserva quanto stretto sia il
rapporto fra l’uomo e
l’ambiente.
J. C. Eccles, Evoluzione del cervello e
creazione dell’Io
Nel Capitolo 10 posso aver dato l'impressione di complicare l’eleganza della teoria darwinista. La mia giustificazione è che la tradizionale teoria evoluzionista non ha considerato la comparsa dell’autocoscienza durante gli ultimi stadi dell’evoluzione degli ominidi. Ho cercato di porre rimedio a questa importante omissione.
Il piú grande interesse nell'evoluzione biologica è rappresentato dall'origine dell'uomo. Dopo The origin of species Darwin scrisse The descent of man. La mia vita è stata una preparazione, durata circa settanta anni, per scrivere questo libro. Sono stato conquistato dal problema della mia origine evolutiva all'età di 17 anni. Sono convinto che l'evoluzione degli ominidi rappresenta la storia della mia esistenza. Posso immaginare la rischiosa strada evolutiva intrapresa dagli antenati primitivi durante l'evoluzione degli ominidi. Retrospettivamente posso considerare questo processo come l'unica possibilità per la mia esistenza. Questa strada è stata determinata esclusivamente dai processi naturali del caso e della necessità o è stata determinata in qualche modo misterioso da una guida sovrannaturale? Come ha affermato Lack (1962), tutti gli aspetti spirituali della natura umana sono per sempre oltre le spiegazioni scientifiche del Darwinismo.
Per questa ragione ho sovrapposto un concetto finalistico alle spiegazioni materialistiche del Darwinismo alle quali ho aderito fedelmente nei primi nove capitoli. È stato ipotizzato che esiste un obiettivo finale in tutte le vicissitudini dell'evoluzione biologica. “Io credo che esiste una Provvidenza Divina che opera al di sopra degli eventi materiali dell'evoluzione biologica” (Eccles, 1979, p. 235) la quale risulta, eventualmente, nella creazione del genotipo dell'uomo... Si tratta di un tipo particolare di Principio Antropico con qualche relazione con il finalismo di Teilhard e il suo punto omega (Teilhard, 1959), discusso nell'ultimo capitolo del libro di Dobzhansky intitolato The biology of ultimate concern (1967).
Inoltre, opportunisticamente è appropriato speculare sul magnifico progetto dell’evoluzione biologica poiché esistono buone ragioni per concludere che essa si trova alla fine della sua ultima grande era creativa rappresentata dall’evoluzione degli ominidi. La rapida salita verso l'apice evolutivo di Homo sapiens sapiens è stata descritta nei capitoli precedenti. Sembra davvero di essere giunti all'apice perché siamo vicini all'effettiva operazione di selezione naturale con la sopravvivenza dell'individuo meglio adattato all'ambiente... Conseguentemente, può essere anticipato che avverrà un lento declino dell'apice secondo i principi dell'evoluzione biologica...
Mi piace immaginare me stesso (Eccles, 1979) come uno spirito, spogliato del corpo, che osserva il Pianeta Terra nella sua iniziale esistenza prebiotica, governata dalle leggi della fisica e della chimica inorganica. Comparve poi misteriosamente e con discrezione, circa 3,6 miliardi di anni fa, l'origine della vita e gli inimmaginabili lenti processi biologici della creazione dei nucleotidi e delle proteine con gli sviluppi biochimici dei codici genetici, le mutazioni e la selezione naturale.
La creatività biologica che venne scatenata da questi processi era oltre ogni immaginazione – la generazione di un numero incalcolabile di specie biologiche con il loro sviluppo e l'eventuale estinzione (Mayr, 1963, 1982; Simpson, 1964). Possiamo chiederci se, nonostante una buona dose di conoscenza e saggezza, fosse stato possibile per un qualche osservatore predire lo sviluppo futuro dell’evoluzione fino agli ominidi. Dobzhanky (1967) ha risposto con un secco no! Anche dopo centinaia di milioni di anni l’osservatore dell'evento sovrannaturale dell'evoluzione biologica sarà testimone in tempi piuttosto recenti (10 milioni di anni fa) della separazione della linea degli ominidi dalla linea dei pongidi, che conduce all'argomento trattato in questo libro. Come biologi evoluzionisti dobbiamo credere che non sarebbe stato possibile prevedere questo avvenimento supremo neanche nel suo iniziale delinearsi!
Possiamo supporre che, per un breve periodo dell'evoluzione biologica, si aprí una finestra sul futuro quando la linea degli ominidi si separo attraverso l'evoluzione da Australopithecus a Homo. Senza dubbio in questa apertura creativa devono essersi verificati le transizioni piú complesse attraverso Aegytopithecus, Ramapithecus e Dryopithecus. Tutto ciò che possiamo supporre è che la “finestra” si aprí una volta soltanto. È improbabile che ora e in futuro alcuni pongidi possano dare origine a una nuova linea evolutiva che sia in competizione o addirittura superi la linea ominide. Se non fosse per il meraviglioso processo dell'evoluzione degli ominidi, il Pianeta Terra avrebbe continuato all'infinito la sua cosiddetta “infestazione” biologica. Questo è estremamente meraviglioso in se stesso, ma sarebbe stato per sempre un processo concettualmente morto, un'oscurità continua senza alcun barlume della illuminazione trascendente, senza il significato dato dall'evoluzione culturale dell'autocoscienza con la creazione di Homo sapiens sapiens.
Possiamo chiederci se esiste una propensione delle mutazioni per un progetto globale al di là delle mutazioni puntiformi del gradualismo filetico e se questo potrebbe aver provocato lo sviluppo evolutivo del cervello umano oltre la sua funzione per la sopravvivenza. Questo può essere definito come il problema di Wallace. Esiste un processo che potremmo definire dinamismo genetico per mezzo del quale il cervello degli ominidi si sviluppa con meccanismi che vanno oltre la selezione naturale? Sembra, per esempio, che questo sia avvenuto in aree che apparentemente non comunicavano: con l'uomo di Pechino dimensioni del cervello fino a 1.200 cc circa 500.000 anni fa; con l'uomo di Giava (Solo) dimensioni del cervello fino a 1.200 cc circa 300.000 anni fa; con l’evoluzione degli ominidi in Africa attraverso gli stadi pre-neandertaliani e neandertaliani fino a Homo sapiens sapiens circa 90.000 anni fa; in Eurasia con Homo preneanderthalis fino all'uomo di Neandertal e la possibile evoluzione a Homo sapiens sapiens a Qafzeh circa 70.000 anni fa. In Cina e a Giava sembra che gli ominidi si siano estinti e che si sia verificata una colonizzazione tardiva di Homo sapiens sapiens proveniente dall'Eurasia, ma nuove scoperte archeologiche possono portare a riconsiderare in maniera diversa questo problema. Può anche essersi verificato che numerose e differenti origini evolutive abbiano portato alla popolazione del mondo attuale.
Da quanto è stato detto nei Capitoli 2-9 la storia evolutiva degli ominidi è meravigliosa piú di qualsiasi altra storia del Pianeta Terra o addirittura del cosmo intero. Si tratta del tema di base del principio antropico nella sua versione semplice originale (Wheeler, 1974), come delineato da Polkinghorne (1986). Come è stato detto nei Capitoli 9 e 10, il Principio Antropico acquista comunque una nuova dimensione nell'esistenza di ciascuno di noi come esseri autocoscienti. Questa trascendenza è stata la ragione del lavoro della mia vita, culminato nello sforzo di capire il cervello per presentare il problema mente-cervello in termini scientifici. I1 mistero dell'uomo è, a mio parere, incredibilmente svilito dal riduzionismo scientifico, con la sua pretesa di un materialismo emergente per spiegare eventualmente il mondo spirituale in termini di modelli di attività neuronale. Questa convinzione deve essere classificata come una superstizione. Dobbiamo ammettere che noi siamo esseri spirituali con l'anima in un mondo spirituale come anche esseri materiali con il corpo e il cervello in un mondo materiale.
Come possiamo lasciare un messaggio all'umanità basato sulla filosofia dell'essere umano descritta nei Paragrafi 10.1, 10.5, 10.6 e 10.7? È necessaria una grande umiltà. Non dobbiamo pensare di essere i depositari di tutta la saggezza dopo un tempo cosí breve dalla nostra origine evolutiva. Sherrington (1940) ha parlato metaforicamente degli uomini come di individui “nati da poco”!
La posizione realista è che ognuno si trova su questa meravigliosa astronave, il Pianeta Terra, con la Luna come attendente e in orbita intorno al sole con altri otto pianeti le cui condizioni climatiche e atmosferiche sono estremamente sfavorevoli per la vita dell'uomo. Tuttavia, gli astronauti hanno già esplorato la luna e senza dubbio questo avverrà anche per Marte. Questi viaggi possono durare solo per brevi periodi e sono immensamente costosi. Una conoscenza elementare della fisiologia dell'uomo elimina per sempre qualsiasi possibilità di viaggi spaziali oltre il nostro sistema solare o una qualsiasi colonizzazione futura dello spazio. Si può affermare con sicurezza che l'umanità è per sempre legata alla terra. Sarebbe diverso se, dopo la morte, l’anima sopravvivesse e sfuggisse in tal modo al legame con la fisica e la fisiologia. Tuttavia, non si può avere conoscenza di ciò che accade dopo la morte. Questo può essere definito come il dramma dell'uomo. È qui che entrano in gioco gli scrittori di fantascienza, i ciarlatani delle esperienze parapsichiche, i medium con i loro stati di trance e le loro sedute spiritiche. Si tratta di un problema di serio interesse in quanto eminenti scienziati possono perdere il loro senso critico a causa dell'incessante bombardamento degli scrittori di fantascienza.
Si deve realisticamente accettare che Homo sapiens sapiens esisterà per innumerevoli generazioni su questa meravigliosa casa salubre, la Terra, la quale, come solitamente affermava Harlow Shapley, è un pianeta roccioso relativamente piccolo senza caratteristiche particolari. La sua orbita nel sistema solare non è caratteristica e il nostro sole è una stella di media grandezza, alla periferia della nostra galassia in una delle tante ramificazioni di questa, con i suoi 100.000 milioni di altre stelle, una galassia tra 100.000 milioni di altre galassie, tutte originate dal Big Bang 17.000 milioni di anni fa. Tuttavia, secondo il Principio Antropico, la nostra casa sul Pianeta Terra è il centro del grande progetto. Ognuno di noi si è svegliato, per cosí dire, con un corpo ed un cervello umani su questo piccolo pianeta celeste almeno 100.000 anni fa dall'origine evolutiva di Homo sapiens sapiens. La nostra vera esistenza come individui coscienti è un miracolo.
Esiste una tale improbabilità di vita in altri pianeti e di una possibile evoluzione di esseri intelligenti, che i biologi tendono ad assumere che la vita sulla Terra sia imperscrutabilmente unica. Non è sorprendente che gli astronomi, i quali non hanno conoscenze biologiche, propongano l'ipotesi che la vita si possa manifestare all'improvviso in ogni parte dello spazio cosmico, là dove le condizioni ambientali sono favorevoli.
Inoltre, anche se la vita dovesse esistere ed evolvere, non avrebbe nessun significato profondo se non fosse in qualche modo simile all'evoluzione degli ominidi con la creazione di esseri intelligenti e creativi. Un viaggio spaziale oltre il sistema solare è per sempre impossibile; Sagan e Dràke hanno sviluppato un sistema che dovrebbe ricevere messaggi in codice sulla lunghezza d'onda delle radiazioni dell'idrogeno. Fino ad ora la registrazione è un silenzio cosmico!
La mia tesi è quella di considerare la Terra la sola dimora per l'esistenza delle generazioni successive di esseri umani. Saremo legati per sempre alla terra come esseri materiali. In questo contesto, come precedentemente affermato, possiamo considerare la morte del corpo e del cervello come il dissolversi della nostra esistenza dualista con la speranza che l'anima liberata dal corpo troverà un altro futuro fatto di esperienze anche piú significative e piacevoli, reincarnandosi forse in una nuova esistenza come suggerito da Polkinghorne (1986) in accordo con l'insegnamento cristiano tradizionale. La visione escatologica è un tema delle religioni a maggior diffusione.
Esistono due opinioni fondamentali. Una considera Dio come il Creatore del cosmo e delle sue leggi fondamentali, che inizia con il fine disegno quantitativo del Big Bang e delle sue conseguenze (Lovell, 1978; Polkinghorne, 1986) – il Dio Trascendente nel quale credeva Einstein. L'altra considera il Dio Immanente al quale dobbiamo la nostra esistenza. In qualche modo misterioso, Dio è il creatore di tutte le forme viventi, in particolar modo degli esseri umani durante l'evoluzione degli ominidi, ciascuno con l'unicità cosciente di un'anima immortale.
Si può concludere affermando che l'evoluzione biologica trascende se stessa fornendo il supporto materiale, il cervello umano, a individui autocoscienti la cui vera natura è di cercare le speranze e di indagare sul significato della ricerca dell'amore, della verità e della bellezza.
J. C. Eccles, Evoluzione del cervello e
creazione dell’Io, Armando, Roma, 1989, pagg. 303-307